MAOMETTO, DALL’INFERNO AL “PARADISO”

In Belgio e in Olanda la Divina Commedia, scritta dal poeta Dante Alighieri, viene “rivisitata” per rispetto della comunità islamica che sostiene di sentirsi offesa dalla presenza di Maometto nella celebre opera. Dante pone il profeta dell’Islam tra i seminatori di discordie nella IX bolgia dell’VIII cerchio dell’Inferno, zona profonda della voragine e di conseguenza più vicina a Lucifero. In questo girone vengono collocati i dannati che in vita hanno adoperato la loro intelligenza per dividere gli uomini, creando lacerazioni dal punto di vista sociale, politico o religioso. Secondo la regola del contrappasso, la loro punizione consiste nell’essere squarciati nel loro essere, fatti a pezzi da un diavolo armato di spada. Maometto, in particolare, viene descritto come tagliato in due in un’immagine cruda tanto quanto il resto del paesaggio della bolgia. Il Profeta fondatore della religione musulmana viene citato nel canto XXVIII e appare sfigurato e ridicolizzato; Dante, infatti, lo paragona a una botte sfondata. Nella conversazione tra i due personaggi è il dannato stesso a presentarsi come Maometto e a citare il genero Alì, in cattivo stato tanto quanto gli altri presenti, che vaga in lacrime davanti a lui.

Tuttavia, nella traduzione in fiammingo dell’opera, tradotta e curata da Anversa Lies Lavrijsen, il personaggio in questione viene a mancare perché si sostiene l’idea di dover essere più “corretti” dal punto di vista politico ed evitare di apparire “inutilmente offensivi”. L’argomento viene ripreso dal quotidiano belga De Standaard e Myrthe Spiteri, responsabile della casa editrice Blossom Books, ha preferito rimuovere la figura di Maometto nella nuova versione dell’opera perché, stando alle sue parole, il profeta “subisce un destino crudo e umiliante, solo perché è il precursore dell’Islam”. Altri traduttori hanno detto la loro; infatti, c’è chi ha parlato di aperta censura o chi ritiene inaccettabile modificare i versi danteschi.

Il 5 marzo 2021, a distanza di 700 anni dalla morte del poeta, sul tema è intervenuta una rappresentante della Lega Nord, Silvia Sardone: “Oggi è la Giornata nazionale dedicata a Dante, il sommo poeta. Purtroppo in Europa invece di celebrarlo si arriva persino a censurarlo“. Si arriva quindi a “revisionare” la letteratura stessa, attuando modifiche a una delle opere italiane più belle in assoluto e rinunciando così alla cultura e ai principi che da secoli ci vengono insegnati.

E dalla Germania arrivano altri attacchi al poeta fiorentino, in particolare in seguito a un articolo pubblicato sul giornale tedesco Frankfurter Rundschau dallo scrittore Arno Widmann che argomenta le opinioni che si è fatto dell’Italia stessa. Widmann reputa Dante un poeta medievale e arrivista che non andrebbe visto come il precursore della lingua italiana. Dario Franceschini, il ministro ai beni culturali, risponde: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” citando un passo del III canto dell’Inferno per rispondere agli attacchi sul poeta.

La posizione di Dante nei confronti della cultura arabo-musulmana è molto complessa ma non passano inosservati i sintomi della cancel culture, ovvero la tendenza a “correggere” opere letterarie e documenti storici al fine di non offendere le sensibilità attuali. Ed ecco che, come in America gli scritti di Omero sono stati ritenuti discriminatori nei confronti delle donne (e per questo “corretti”), ora è il turno di Dante.

Di fronte a tutto questo, appare evidente l’esposizione a critiche e censure sempre più frequenti in cui si è giunti a mettere mano persino a un capolavoro dal fondamentale valore culturale, rimasto intatto per intere generazioni, fino a oggi.

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