Marche. Macabro gioire per aborto farmacologico alla nona settimana

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E’ vergognoso considerare un successo la somministrazione dell’aborto farmacologico fino alla nona settimana, salutandolo addirittura con “entusiasmo” come sta accadendo all’Ospedale Mazzoni di Ascoli, il primo nelle Marche ad avviare tale procedura. L’aborto chimico non è né più sicuro né più facile di quello chirurgico: tutto il processo di morte, l’assunzione delle pillole e l’espulsione del figlio è scaricato sulla donna, che va incontro ad emorragie, dolori lancinanti e, per la maggior parte, al trauma di riconoscere, una volta espulso, il figlio morto gia formato (che già in grembo ha braccine, gambine, palpebre e orecchie formate). Le complicanze di questa pratica, inoltre, aumentano con l’avanzare della gravidanza. Perché quindi mettere a rischio la salute delle donne pur di banalizzare questa pratica mortifera e il dramma che vive chi vi ricorre? Le donne non hanno bisogno della banalizzazione dell’aborto, cioè la soppressione dei loro figli, ma di alternative valide concrete che permettano loro di superare tutte le difficoltà e le paure nell’accogliere una nuova vita.Così Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, sull’avvio della somministrazione di farmaci abortivi fino alla nona settimana presso il reparto di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Mazzoni di Ascoli, che ha recepito così le linee guida ministeriali emanate nel 2020 dall’allora ministro della Sanità Roberto Speranza.

https://www.provitaefamiglia.it/blog/marche-macabro-gioire-per-aborto-farmacologico-alla-nona-settimana


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