Mozambico, un pastore muore provando a digiunare per 40 giorni come Gesú

In Mozambico un pastore della chiesa evangelica di 39 anni è morto dopo aver tentato di digiunare per 40 giorni, volendo emulare Gesù come scritto nel Vangelo.Francisco Barajah, fondatore della chiesa della Santa Trinità, è deceduto dopo essere stato traportato d’urgenza nell’ospedale della città di Beira, in condizioni molto critiche. Dopo 25 giorni senza né acqua né cibo, ha perso talmente tanto peso da non riuscire più a camminare. E solo grazie alle insistenze dei suoi parenti e dei fedeli ha accettato il ricovero nella struttura sanitaria, dove gli è stata diagnosticata una grave anemia e il collasso degli organi digestivi. I medici hanno tentato il tutto per tutto per salvarlo, reintegrando acqua e cibo in forma liquida, ma ormai era troppo tardi e il 39enne è morto mercoledì. La notizia di questa stupida azione ci lascia senza parole.

 Una pratica abbastanza comune che causa morti  Come scrive la Bbc, quella del digiuno di 40 giorni, come scritto nella Bibbia, è una pratica abbastanza comune e non solo in Mozambico. Le morti riportate per “digiuno religioso” hanno raggiunto un numero considerevole: nel 2015 un uomo dello Zimbabwe è deceduto dopo 30 giorni; lo stesso è accaduto a Ivrea nello stesso anno, mentre nel 2006, una donna è morta dopo un simile digiuno a Londra.

È così difficile comprendere ciò che Gesù vuole da noi, e ciò che vuol dire nella parola di Dio? Perché rischiare la vita per un gesto che non ha nessuna utilitá, cosa si vuol dimostrare? Mettere in pratica l’amore per Dio, per il prossimo e per noi stessi ecco ciò che Gesù vuole da noi…. Non fermiamoci all’apparenza ma cerchiamo la sostanza in quello che, veramente, Gesù vuole da noi.

Speriamo di non scrivere piú di stolti emulatori che perdono la vita per stupiditá umana ma di veri pastori che in umiltà accrescano la fede di chi ha sete di verità, perdono, salvezza con la vera e Santa parola di Dio, mettendo in pratica i veri insegnamenti… «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».

Pietro Proietto

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