Otto arrestati Sale a otto il numero delle persone arrestate per il crollo del palazzo a Dacca che ospitava diverse fabbriche tessili con oltre mille dipendenti. Si tratta del proprietario e del direttore amministrativo di due fabbriche, di due funzionari municipali che il giorno precedente avevano assicurato che non c’erano rischi. Tra gli individui arrestati, anche la moglie del proprietario del Rana Plaza, Mitu Akter, un cugino del proprietario del palazzo di otto piani Sohel Rana, un esponente del partito di maggioranza dell’Awami League. L’uomo risulta irreperibile ed è ricercato dalla polizia. Il Rana Plaza ospitava un centro commerciale, una banca privata e cinque aziende di abbigliamento con circa 3 mila dipendenti.
Intanto il bilancio dei morti è salito a 332 mentre altri 40 superstiti sono stati tratti in salvo nella notte. Nonostante la stanchezza e il nauseante odore dei corpi in decomposizione, i soccorritori continuano a scavare ma la loro opera è diventata più difficile perchè chi è rimasto intrappolato nelle macerie è ormai troppo debole per invocare aiuto.
Il premier del Bangladesh, Sheikh Hasina, aveva invitato i proprietari delle fabbriche ad assumersi le proprie responsabilità, dopo che si era appreso che almeno uno di loro aveva obbligato gli operai a tornare al lavoro nonostante le crepe visibili nei muri e il parere contrario di un ingegnere.
Ieri migliaia di operai tessili erano scesi in strada a Dacca per chiedere giustizia. Il bilancio ufficiale è di 328 morti. I manifestanti hanno pregato accanto ai corpi delle vittime allineati nel cortile di una scuola, mentre chiedevano l’impiccagione dei responsabili della strage. Diverse fabbriche hanno dovuto chiudere i battenti di fronte alla protesta.
I soccorritori stanno cercando di far arrivare acqua e cibo alle persone ancora intrappolate, in attesa di poterle estrarre dalle macerie. All’interno del Rana Plaza building si trovavano numerosi stabilimenti tessili, banche e negozi. L’edificio, situato a Savar, 25 chilometri a nord est della capitale del Bangladesh, è crollato mentre erano in corso lavori per la costruzione di un nono piano.
Il crollo dell’edificio a Savar “riporta drammaticamente all’attenzione del mondo il problema delle gravi condizioni di lavoro degli operai e delle operaie del settore tessile e della piaga drammatica del lavoro minorile”. Il commento è di Terre des Hommes Italia, che opera in Bangladesh dal 1996 per garantire ai bambini un’infanzia serena e libera dagli abusi.
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