Nelle parole di Gesù la cura

La scienza medica ci ha abituato a pensare in termini di cura sintomatica. Ben venga, che quando una persona si ammali adotti cure adeguate per il caso. Del resto la scoperta di virus e antidoti ci ha aiutato a sopravvivere alle malattie fisiche. Le conoscenze neuro scientifiche e psichiatriche ci hanno aiutato a decifrare e individuare i sintomi evidenti di uno squilibrio mentale ed ha, al contempo, trovato preparati chimici per gestire le situazioni sintomatiche. Ma quando si parla di disagio interiore, quando si menziona la carenza di valori, quando si parla vita insignificante, di crisi spirituale non vi è nessun farmaco o preparato che arrivi all’anima, né tanto meno alla dimensione più profonda di noi stessi; la dimensione spirituale (P. Riccardi “psicoterapia del cuore e beatitudini” ed Cittadella 2018). L’uomo di oggi fa fatica a pensare come una crisi di valore possa determinare una depressione esistenziale che si manifesti con la demotivazione alla vita. Troviamo difficoltà a pensare che molte nevrosi dell’uomo moderno trovino riscontro nel senso di vuoto. Esiste una nevrosi definita da mancanza di senso, caratterizzata dalla percezione del vuoto interiore (Frankl V. E, Logoterapia e analisi esistenziale Ed Morcelliana 2001). Il grande psicologo svizzero, Carl Gustav Jung ha affermato che tra i suoi pazienti che hanno superato i trent’anni si sono ammalati di nevrosi perché hanno perso il senso spirituale della vita (Jung, C. G, pratica della psicoterapia ed Boringhieri, 2000). L’uomo ha perso il “cuore”, (cuore in termini biblici sta per luogo di emozioni, sentimenti, anima e vita). Perdita che mette in crisi la propria dimensione spirituale. C’è da chiedersi se oggi l’uomo del terzo millennio abbia ritrovato la sua dimensione spirituale. Come psicologo e psicoterapeuta, nonché cristiano, devo rilevare che le lamentele delle persone sono sempre più orientate a cercare dei punti di riferimenti perché vivono nel vuoto più assoluto. Probabilmente è la patologia che si è spostata non solo su di una malattia psicofisica, ma sulla perdita di significato della vita. Così è lampante rilevare dalle molte professioni di aiuto che nascono come funghi, come ci sia una maggiore richiesta di aiuto. Molte professioni, mirano ad accrescere nell’uomo il senso di potere, l’autostima, l’autorealizzazione fine a se stessa, il sapere godere del piacere. Più si è guidati in siffatti processi più il cuore dell’uomo si indurisce. Una nuova concezione di malessere emerge, quella dell’accumulo, della conquista, dell’avere sempre di più. Quella di cui i padri del deserto hanno parlato: filargiria (attaccamento al denaro e alle ricchezze materiali) e la pleonassia (desiderio smodato di acquisire nuovi beni). Ma Gesù ci propone una profonda psicoterapia del cuore che ci guida ad attraversare e affrontare i disagi psichici dell’uomo moderno, smarrito nelle relazioni artificiose e virtuali. Al malessere esistenziale Gesù propone non la conquista ma la rinuncia al superfluo, al materiale e dal punto di vista clinico psicologico le parole della beatitudine «beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei celi» sono ancora parole rivoluzionarie per l’uomo sofferente di averi.

Pasquale Riccardi

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook