Sono centinaia i bambini che lavorano nelle fabbriche di mattoni alla periferia di Katmandu, in Nepal. Insieme a un gruppo di volontari, padre Joe Thaler cerca di dare dignità, speranza e futuro a tanti di loro.
I bambini mostrano timidamente le mani e seguono le istruzioni dell’insegnante vestita con un sari colorato. Solo nel momento in cui il sapone comincia a fare la schiuma tra le dita sui loro visi passa velocemente un sorriso. Jyoti Devkota non è una maestra di danza, anche se i movimenti che fa per mostrare come lavarsi sono fluidi e aggraziati. Jyoti è un’assistente sanitaria e si prende cura dei lavoratori della fabbrica di mattoni alla periferia di Katmandu, la città più popolosa del Nepal che si trova a 1400 metri d’altitudine ed è circondata dal massiccio montuoso più alto della terra, l’Himalaya. Gli operai occupati nelle oltre 120 fabbriche di mattoni sono migliaia e quello che guadagnano è una miseria. A compromettere la propria salute con un lavoro massacrante non sono soltanto gli adulti. Nelle fabbriche sgobbano tutto il giorno anche bambini che hanno superato a malapena i sei anni. Jyoti insegna ai bambini a lavarsi accuratamente le mani. In questo modo possono almeno evitare infezioni. Nira Lama segue con attenzione la lezione d’igiene, ma spesso è costretta a fermarsi colpita da violenti accessi di tosse. Nira ha quattro anni e soffre di un’infezione cronica alle vie respiratorie. Lo sciroppo contro la tosse di Jyoti le dà un po’ di sollievo ma non cura la malattia. Jyoti cinge le spalle della bambina e le sorride. A volte gli unici strumenti che può usare per aiutare gli abitanti della periferia di Katmandu sono l’affetto e il calore umano.
Futuro di speranza
Arati Basner, fondatrice dell’organizzazione Care & Development Nepal (Cdo) è convinta che bisogna lavorare ancora di più. E’ lei ad aver incaricato Jyoti di fare lezioni d’igiene. Oltre all’igiene, l’impegno per migliorare le condizioni di vita include la salute, la nutrizione, passando per la prevenzione dedicata alle mamme in attesa fino ad arrivare all’introduzione di migliori condizioni di lavoro e all’istruzione scolastica per i bambini. “Solo in questo modo possiamo attenuare le sofferenze”, dice Arati, che è stata una migrante. La sua famiglia fu cacciata dal Bhutan nel 1990. Arati ha poi frequentato la scuola delle suore missionarie di Santa Filomena nel Darjeeling. Lì ha sviluppato la sua sensibilità verso i deboli e gli emarginati. “Dopo le lezioni – racconta – andavamo con le suore nei villaggi vicini portando ai poveri l’indispensabile”. Arati voleva studiare a tutti i costi assistenza sociale. Insieme con padre Joe Thaler, oggi la fondatrice di Care & Development Nepal può mettere a frutto ciò che ha imparato con le suore nel nord-est dell’India. Padre Joe Thaler è un missionario di Maryknoll e lavora in Nepal dal 1977. Arati lo ha incontrato dopo aver terminato gli studi. E’ stato padre Thaler ad aiutarla a costituire l’organizzazione caritatevole, che adesso collabora a stretto contatto con la chiesa cattolica. Padre Joe si occupa dei finanziamenti utilizzando la sua rete di contatti nel mondo. I bambini in età scolare aiutati in questo modo sono 45. Sono circa 150 poi i bambini che lavorano nelle fabbriche di mattoni e che possono frequentare la scuola e l’asilo adiacente fondato dal Cdo. Arati Basner non si stanca di ripetere che l’istruzione è la chiave per aprire un futuro di speranza e permettere ai bambini di avere una vita migliore rispetto a quella dei loro genitori.
Un augurio
Un futuro migliore è ciò che si augurano anche Suba e Saili Lama, una coppia che vive con i cinque figli – Raju, Rajan, Hira, Meera e la piccola Nira, afflitta dalla tosse – in una capanna di mattoni senza acqua corrente e servizi igienici. Un rigagnolo e una pozzanghera davanti alla capanna dove si lavora l’argilla sono usati come lavabo per le stoviglie e per la toilette quotidiana. La capanna è stretta e senza finestre. All’interno si trovano una stuoia di paglia di riso, un paio di oggetti e un focolare. Nei periodi migliori la famiglia riesce a mangiare due volte al giorno. In questa zona del Nepal il 90% dei bambini è denutrito. Il caldo cocente di queste altitudini provoca già ai più piccoli danni cutanei e infezioni da funghi. Il reddito pro capite è di circa 25 euro al mese e non basta quasi mai. Per questo, per affrontare le spese correnti, molte famiglie s’indebitano. L’abuso di droghe e il traffico di esseri umani, purtroppo, sono un fatto quasi “abituale”. Ogni anno 20.000 bambine tra gli otto e i 18 anni sono vendute come schiave del sesso in India. Per questo il lavoro svolto da Arati e da padre Joe è ancora più importante. Grazie al loro impegno anche genitori come Suba e Saili forse potranno dare un futuro migliore ai propri figli.
Quando suona la campanella della scuola, gli alunni escono dalle classi di corsa. Salutano la maestra gridando a gran voce: “Tashi delek! Tashi delek!” Questa antica formula di saluto tibetana vuol dire “spero che tu stia bene”. Un augurio che Arati fa a tutti i suoi bambini. (Ernst Zerche)
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