Non c’è un luogo dove Dio non possa raggiungerci

L’alba, il sorgere del sole, definiva per gli antichi, e definisce per noi, l’est. Per prendere o sollevare le ali o i lembi dell’alba bisogna, dunque, arrivare là, dove sorge il sole, nel punto più lontano verso oriente che si può pensare. Il mare identifica, invece, per la geografia biblica, l’ovest.

In Israele per andare verso il mare si deve andare a ovest. Le estremità del mare sono il punto più lontano che si può immaginare verso occidente. I punti opposti del percorso del sole nel cielo sono per il Salmista i luoghi, reali o solo pensabili, più distanti che esistano dall’una e dall’altra parte.

Non c’è un luogo tanto lontano, però, nel quale la mano di Dio non possa raggiungerci per accompagnarci o afferrarci; questo è quanto ci vuol dire il nostro passo. Questo può essere una gran seccatura, se, come Giona, vorremmo sottrarci allo sguardo e alla chiamata di Dio, evitando che egli possa intervenire a sconvolgere i nostri piani, così ben predisposti.

Se, come l’apostolo Paolo, apparteniamo al Signore e vogliamo, camminando sotto il suo sguardo, che egli ci sostenga, ci conduca, tenendoci stretti per la mano, questa consapevolezza sarà di gran conforto. Alla fine, in un modo o nell’altro, perché quel che Dio vuole avviene sempre, Giona sarà, suo malgrado e con suo disappunto, un profeta ascoltato. Paolo, il persecutore, diventerà l’apostolo delle genti, testimoniando fino alla morte il Gesù che perseguitava con zelo esemplare.

E noi? Noi siamo, nella nostra umanità, un po’ Giona e un po’ Paolo, recalcitranti o obbedienti a fare ciò a cui il Signore ci chiama. Ognuno ha davanti a sé una meta, là dove Dio ci dà appuntamento. Quale sarà il percorso per arrivarci, lo decideremo noi secondo la nostra apertura a cogliere nella nostra vita i segni del volere di Dio e, secondo la nostra disponibilità, a fare la nostra parte nel piano di Dio per noi e per il mondo. Amen.


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