Non ci può essere fede in Dio, se non si crede nell’umanità e nella divinità di Gesù Cristo

In 1°Giovanni il capitolo 5:1-1 si presenta come un testo riassuntivo dei temi dominanti la 1ª lettera di Giovanni: la testimonianza resa a Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Dio è amore, l’amore per i fratelli, l’osservanza dei comandamenti, la denuncia degli eretici (i Doceti).

Il testo rivela anche una sorprendente simmetria: il v1 e il v.13 espongono il messaggio fondamentale giovanneo dell’Umanità-Divinità di Gesù in polemica con il pensiero eretico dei seguaci di Cerinto, un filosofo e teologo siriano contemporaneo di Giovanni negatore della divinità di Gesù. Essere cristiani, infatti, significa nutrirsi della testimonianza interiore dello Spirito Santo, che induce a credere che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio. Fuori di questa testimonianza di fuoco non ci può essere fede.

Il nostro testo è suddiviso in tre parti: La confessione di fede del Cristiano basata sull’identità umano-divina di Gesù Cristo, avente risvolti etico-spirituali dell’amore divino profuso verso i fratelli della propria comunità (vv.1-5). La testimonianza resa dallo Spirito Santo, causa della fede in Gesù Cristo, Uomo-Dio (vv.6-8). L’unione del Cristiano con Gesù Cristo è l’evento esistenziale ed escatologico del godimento della vita illimitata, cosiddetta eterna (vv.9-13) .

Analizzando la prima parte, balza subito all’occhio un tema sempre ricorrente in tutta l’epistola, ossia l’amore per il Signore, concretizzato nell’amore per il fratello. Ciò che mette il cristiano in un rapporto corretto con Dio è il credere che Gesù è il Cristo, ossia, la Parola “preesistente” incarnata: questa confessione di fede è il risultato della Nuova Nascita, il cui banco di prova è indentificato nell’espressione dell’amore per il fratello della comunità in cui il cristiano è immerso. Amare il proprio fratello è un’azione e non un’emozione (sebbene essa sia anche parte del processo d’innamoramento), derivante anche dall’ubbidienza amorevole ai comandamenti divini. La forza del Cristiano si annida solo e soltanto nella fede nell’Iddio incarnato, coinvolgendo l’interezza dell’uomo e conseguendo una vittoria schiacciante sul mondo, come sede di un’etica e di una condotta morale dell’uomo secolare relativizzata e ostile all’etica cristiana: il Cristiano vince il mondo, perché è posto alla sequela di Gesù vittorioso sul mondo (1° Giov.5:4-5; cfr. Giov. 16:33).

La seconda parte del nostro testo evidenza uno scritto criptato con una glossa aggiunta infelicemente da un amanuense, quella sulla Trinità, stridente e stonata in relazione al pensiero teologico di Giovanni (v.7). Il testo 1ª Giov. 5:6-8 parla di testimonianza. In effetti, la fede nasce attraverso la testimonianza, richiamando alla nostra memoria il testo iniziale della 1ª lettera di Giovanni, in cui è sottolineato l’annuncio dell’evangelo, di cui gli Apostoli sono stati testimoni oculari.

La triade espressa nel testo, lo Spirito, l’acqua, il sangue, sottende la persona e l’opera di Gesù Cristo attraverso la testimonianza interiore dello Spirito Santo nel credente, corroborata da due eventi fondamentali della vita terrena di Gesù, l’evento del battesimo di Gesù nel Giordano, in cui fu dichiarato pubblicamente quello che era ab aeterno, il Figlio di Dio e ricevuto pubblicamente il mandato e il potere per la sua opera e la Sua morte nella quale la Sua opera fu compiuta. Questa imponente testimonianza apre la strada alla conversione, perché proviene da Dio ed è sostenuta da Dio attraverso l’azione vivificatrice dello Spirito Santo, che contrasta la speculazione filosofico-teologica dei seguaci dell’eretico Cerinto, che sosteneva che Gesù era un uomo investito dalla messianicità al momento del battesimo con la discesa si di lui di Cristo sotto forma di colomba, essere superiore emanato da Dio, accompagnandolo in tutta la sua vicenda terrena e abbandonandolo al momento della crocifissione.

La terza e ultima parte del testo (1° Giov. 5:9-13) sintetizza quanto affermato in precedenza, alludendo ancora polemicamente all’eresia doceta: la testimonianza del cristiano si misura con la testimonianza nella fede in Gesù Cristo, la Parola preesistente di Dio incarnata, alla quale pubblicamente viene dato il mandato dell’azione salvifica nel battesimo nel Giordano (l’acqua) e suggellata con la Sua morte ignominiosa sulla croce, come sacrificio espiatorio dei nostri peccati (il sangue).

Lo Spirito Santo autorevolmente lo attesta nel cuore del credente. Chi non crede all’opera salvifica della Parola preesistente, fatta carne, rende Dio bugiardo, il quale testimonia sulla persona e l’opera di Gesù Cristo. Siam di fronte a una testimonianza dogmatica di Dio, che funge da spartiacque tra l’essenza dell’essere cristiano e la sua adulterazione: Cristiano è colui che confessa che Gesù è il Cristo, egli ha il Figlio e la vita eterna, laddove confessare significa l’esercizio dell’amore fattivo per i propri fratelli.

Paolo Brancé

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