Non è solo covid!

Dopo oltre cinquant’anni dalla tragedia del Vajont del 1963 in Veneto, quando una grossa frana si abbatteva sulla diga costruita sull’omonimo fiume generando una devastante “onda” che inondava il comune di Longarone e uccideva più di duemila persone, due giorni fa, in India, un enorme pezzo di ghiacciaio staccatosi dall’Himalaya ha provocato l’inondazione della zona a valle dove scorre il fiume Alaknanda: la gigantesca onda di piena provocata dal ghiacciaio franato ha provocato l’innalzamento del bacino della diga, abbattendo le paratie e distruggendo il distretto di Uttarakhand.

Al momento poche vittime, ma si teme per la sorte di oltre un centinaio di persone disperse e per gli operai della centrale idroelettrica collegata alla diga, oltre che per molte persone intrappolate in un tunnel. Le immagini diffuse sui social mostrano uno scenario di autentica apocalisse, dato che la massa d’acqua ha scavalcato la diga come avvenne in Vajont. Sicuramente la causa principale dell’evento è il riscaldamento climatico di questo ultimo decennio, tant’è che il 2020 è stato riconosciuto come fra gli anni più caldi di sempre per via dell’aumento di temperatura media di 1,25°, malgrado la minore incidenza di gas serra per il lungo periodo di lockdown che ha limitato la produzione di anidride carbonica a libello globale.

Tuttavia, l’inverno del 2021 è caratterizzato dal freddo glaciale, tant’è vero che in Siberia, dopo ben 100 anni dall’ultimo grande freddo, a Yakutsk, città portuale sul fiume Lena, si son registrati -50 gradi. New Work, invece, è ancora in gran parte paralizzata per l’eccezionale ondata di gelo che ha costretto il sindaco a proclamare lo stato di emergenza, mentre Germania e Belgio sono sotto zero, dato che Burian, il freddo siberiano che sta investendo l’Europa, sta provocando un calo repentino delle temperature che interesserà l’Italia da metà febbraio in poi: i meteorologi prevedono temperature intorno a zero gradi anche al sud.

Ma il covid19 non è purtroppo scomparso, dato che la pandemia attanaglia ancora il mondo intero a distanza di un anno dal primo focolaio; i medici temono nuove ondate di contagi per i ceppi resistenti delle versioni inglesi e africane del terribile virus. In mezzo a questo caos, quanti sono realmente consapevoli che ci troviamo alle porte della Tribolazione biblica?

Sebbene molti segni dei tempi sono ormai evidenti e chiari, il crollo dell’economia mondiale dovrebbe spingere a una maggiore riflessione poichè il forzato lockdown sembra combaciare con il monito del profeta Isaia (cap. 24:8-12): L’allegria dei tamburelli è cessata, il chiasso dei gaudenti è finito, la gioia dell’arpa è cessata.  Non si beve piú vino con canti, la bevanda inebriante è amara per i suoi bevitori. La città della confusione è distrutta, ogni casa è serrata perché nessuno vi entri.  Per le strade si lamentano, perché non c’è vino, ogni gioia si è offuscata, l’allegrezza è scomparsa dalla terra. Nella città non rimane che desolazione, e la porta è fatta a pezzi e distrutta!

Beh, non è forse questo che sta accadendo ovunque, causa le limitazioni della libertà individuale per la paura dei contagi? E se Big Tech, grande multinazionale della tecnologia, ha in mente di progettare un “passaporto vaccinale” (Vaccination Credential Initiative) su scala  mondiale, al fine di permettere alle persone di poter tornare al lavoro, a scuola, a viaggiare, a partecipare ad eventi in tutta “sicurezza” (.), come si fa a non capire che questo sistema di “archiviazione digitale personale” tracciabile, verificabile, certificato e globalmente riconosciuto prepara “psicologicamente” e apre la strada al marchio (elettronico) di Apocalisse 13:16-18)? Svegliamoci!

Salvatore Di Fede

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook