
Si narra di Sant’Agostino come di un brillante uomo di cultura e straordinaria intelligenza che passò la prima parte della sua vita con l’inferno dentro e la fama fuori.
Quando il fuori non coincide con il dentro ecco emergere l’ipocrisia. Quante maschere indossiamo nella vita. Quante volte mostriamo cose di noi che non hanno nessun corrispondente interiore.
Anche nella Chiesa. Alexandre Dumas, scrittore francese vissuto nel 1800, ha lasciato una massima importante: “Ogni falsità è una maschera, e per quanto la maschera sia ben fatta, si arriva sempre, con un po’ di attenzione, a distinguerla dal volto”.
Quanti credenti si rivestono per bene della maschera di “super spirituali”; li vedi in chiesa con la Bibbia sotto il braccio, con le mani alzate gridando il loro amore verso Dio, mentre nella loro bocca il giudizio è facile verso gli altri, nascondendo per bene loro condizioni private di peccato che ignorano e nascondono agli altri. Questa è letteralmente ipocrisia!
Poi finalmente arriva la conversione e il dentro e il fuori si riconciliano. Si smette di essere sdoppiati, divisi, e si ridiventa un tutt’uno. Sant’Agostino ci ricorda che solo quando si depongono tutte le maschere allora tutto cambia.
Il vero problema però nasce dal fatto che molto spesso le maschere le indossiamo non per cattiveria ma per paura e a volte anche per convenienza.
Abbiamo paura dei giudizi degli altri, paura di non essere accettati, paura di perdere, e così fingiamo, recitiamo parti che ci dividono interiormente. Questo avviene nella vita comune, quella di tutti i giorni, ma anche e soprattutto nella Chiesa. Ma chi incontra Gesù sa che non deve avere più paura e che può permettersi di non indossare più nessuna maschera.
Chi incontra Gesù può permettersi di metterci la propria faccia così come ha fatto Sant’Agostino per tutto il resto della sua vita. Solo un uomo così poteva scrivere un libro intitolato “Confessioni” e non avere nessun disagio nel condividere la verità di se stesso.
Alessio Sibilla
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