Pace e Sicurezza: a Roma la prima conferenza Italia-Africa

arrivo_renziLo scorso 18 maggio, in Roma, presso la Farnesina (Ministero degli Esteri), il nostro presidente della Repubblica Mattarella ha dato avvio alla Prima Conferenza Italia-Africa articolata su quattro panel tematici fra cui quello riferito alla PACE E SICUREZZA nel mondo.

L’evento politico, primo nella storia del nostro paese, ha visto la partecipazione di oltre 50 leader dei paesi africani legati dal comune interesse verso le sfide future relative alla Sostenibilità Economica, alla Sostenibilità socio-ambientale, a quella del Fenomeno Migratorio e al dialogo sulla  Pace e Sicurezza. “Il nesso tra la pace e la sicurezza e lo sviluppo sostenibile non possono essere sottovalutati, guardando anche alle nuove minacce poste dal terrorismo, del fondamentalismo, del cambiamento climatico e dell’immigrazione irregolare”, ha detto il Presidente dell’U.A. (Unione Africana) Chergui, al fine di allargare gli orizzonti e individuare nuove aree di collaborazione fra i due paesi. Il politico di colore ha sottolineato che “pace e sicurezza” sono condizioni sine qua non per la crescita del continente e che l’Africa sta acquisendo sempre maggiore sicurezza nei confronti della sua capacità di risoluzione dei conflitti che, a suo dire, stanno diminuendo: evidentemente l’illustre ospite dimentica gli strascichi della c.d. “Primavera araba” che registra ancora oggi, da almeno 5 anni, crisi politiche e sociali in Libia, Egitto e Siria.

E’ chiaro che la minaccia del terrorismo islamico diffusosi anche in regioni in precedenza immuni da attentati, terrorismo ereditato a suo tempo da Ben Laden e oggi in mano al cosiddetto Califfato dell’Isis, tiene in apprensione il mondo intero al punto che l’U.E. e gli alleati stanno cercando in tutti i modi di resistere a questa corrente di terrore che sembra non finire; tuttavia, questo grande desiderio di “pace” dei paesi dell’Unione Africana rende assai realistico il monito di Paolo apostolo allorquando parlava di “pace e sicurezza” come anelito del mondo futuro: infatti, poteva, il servo di Dio, riferirsi al suo tempo? Il suo richiamo a vegliare riguardava, forse, i discepoli di Cristo e la nazione d’Israele di quel tempo? Dubito alquanto che Paolo volesse riferirsi a sfide socio-politico-ambientali di quell’epoca, anche perché in quel periodo storico dominava nell’aera del Mediterraneo soltanto l’Impero Romano. Non c’erano minacce di paesi asiatici come la Cina o la Russia, né c’erano crisi umanitarie o di migranti, né tantomeno costui faceva cenno a un clima di terrorismo internazionale del suo tempo (!).

Sono fermamente convinto che Paolo di Tarso stesse lanciando un segnale di allerta alla generazione di credenti del futuro, cioè a noi che viviamo negli ultimi tempi, sia perchè costui usa il verbo futuro al plurale (“diranno”) e sia perché non è possibile che questo grande uomo di Dio usi la stessa identica terminologia dei leader africani e di quelli europei che associano “pace e sicurezza” (1^ Tsl. 5:3) come sfida del terzo millennio del momento attuale! E se al recente convegno di Roma, questo binomio è stato più volte sottolineato, quanto più bisogna dare valore ai moniti del Signore perché, diversamente dai politici radunatisi alla Farnesina, questo grido universale di “Peace and Security” rappresenterà l’inizio delle doglie di parto cui pochi scamperanno.

Pertanto, caro lettore, vuoi convincerti che tutto si sta realizzando come in un puzzle dove mancano pochi pezzi per vederlo completato?

Salvatore Di Fede | Notiziecristiane.com

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