Pakistan, arrestato l’accusatore di Rimsha

ISLAMABAD. È stato arrestato ieri per aver manipolato le prove l’imam che aveva accusato di blasfemia Rimsha Masih,

la bambina cristiana affetta da sindrome di down, in carcere dal 16 agosto. L’imam aveva aggiunto altre pagine del Corano a quelle presumibilmente bruciate dalla bambina. La svolta, senza precedenti per il Pakistan, avviene quando la situazione si stava complicando per i continui rinvii dell’esame della richiesta di libertà dietro cauzione presentata dai legali di Rimsha. È stato un religioso, Hafiz Mohammad Zubair, che ha apertamente accusato l’imam Khalid Jadoon, principale predicatore della moschea di Mehrabadi. Zubair ha dichiarato all’agenzia di stampa ANSA: «Insieme con altre due persone ho cercato inutilmente di impedire all’imam di manipolare le prove aggiungendo altre pagine a quelle bruciate. Per questo posso dire che anche lui si è macchiato del reato di blasfemia». Ora il giudice Nasrum Minallah ha disposto per l’imam due settimane di carcere giudiziario e proprio nel carcere di Adiala a Rawalpindi, lo stesso dove è reclusa la piccola Rimsha. Di fronte a questo colpo di scena, il presidente del Consiglio degli ulema (dotti islamici), Tahir Ashrafi, ha chiesto a tutti gli ulema della nazione di stabilire quale punizione dovrà essere inflitta all’imam e al presidente del Pakistan, Asif Ali, ha, invece, chiesto che faccia immediatamente rilasciare Rimsha garantendone la sicurezza. Oggi, finalmente, si terrà l’udienza per esaminare la richiesta di rilascio dietro cauzione di Rimsha. «Comunque – scrive in una nota Porte Aperte, l’organizzazione internazionale evangelica a sostegno della Chiesa perseguitata -, Rimsha e la sua famiglia non potranno tornare alla loro casa senza rischiare la vita», perché «la realtà del Pakistan è quella di un paese in cui un cristiano è troppo spesso bersaglio dell’intolleranza e dell’odio».

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