PECCATORI NELLE MANI DI UN DIO ADIRATO

di Jonathan Edwards . –  Jonathan Edwards nacque nel 1703 e morì nel 1758. Questo sermone fu predicato nel pomeriggio dell’ 8 luglio 1741 ad Enfield, nel Connecticut. I fuochi del risveglio erano iniziati in tutta l’area della nuova Inghilterra mediante il ministero di George Whitefield, ma Enfield, la comunità più malvagia di tutte, non era stata raggiunta. Un servizio speciale era stato convocato da un gruppo di ministri con Jonathan Edwards come oratore per la sessione del pomeriggio. Mentre i ministri entravano nel luogo della riunione, furono indignati dalla leggerezza della congregazione. Apparivano incuranti e poco interessati e a malapena si comportavano con decenza comune.

Mentre predicava, Edwards non faceva gesti, ma stava immobile. Teneva il braccio sinistro appoggiato sul pulpito e con la mano sinistra teneva le note. Il suo testo fu Deuteronomio 32:35: “Il loro piede vacillerà”.

Probabilmente nessun sermone ebbe mai tanto effetto quanto questo. Fu interrotto da grida da parte della congregazione: uomini e donne si alzavano e rotolavano sul pavimento, le loro grida smorzavano la voce del predicatore. Si dice che alcuni si afferrassero alle colonne ed ai sostegni della chiesa sentendo come se proprio in quello stesso momento i loro piedi stessero scivolando, che stessero precipitando nell’inferno. Dappertutto nella sala si potevano udire le grida di coloro che si sentivano perduti e gridavano a Dio di avere misericordia di loro.

Per tutta la notte Enfield fu come una città assediata. In quasi ogni casa si potevano sentire uomini e donne che gridavano a Dio di salvarli.

PECCATORI NELLE MANI DI UN DIO ADIRATO

“Il loro piede vacillerà” (Deut. 32:35).

In questo passo, il Signore annuncia la sua vendetta contro gli Israeliti empi ed increduli. Costoro, appartenendo al popolo eletto, avevano a disposizione degli ausili a sostegno e a conferma della fede, e furono resi partecipi dei benefici derivanti dalle opere grandiose che Dio compì in loro favore. Tuttavia, rimasero privi di sapienza e di intelligenza spirituale (Deuteronomio 32:28). I due versi che precedono il nostro testo ci mostrano che, sebbene queste persone fossero state oggetto delle cure attente del Signore, portarono un frutto selvatico e cattivo.

L’affermazione che ho scelto quale testo del mio messaggio implica le seguenti considerazioni a riguardo della punizione e del castigo a cui questi Israeliti ribelli andarono incontro.

  1. Come chi cammina su un terreno sdrucciolevole corre il rischio di cadere, così costoro erano continuamente in pericolo di essere distrutti. Il nostro testo sottintende proprio questo quando, descrivendo il modo in cui la rovina sarebbe caduta su di loro, ci dice che essi avrebbero vacillato. Anche nel Salmo 73 è usato il medesimo linguaggio: “Certo, tu li metti in luoghi sdrucciolevoli, tu li fai cadere in rovina” (v. 18).
  2. Come chi percorre un sentiero scivoloso può cadere da un momento all’altro, così costoro erano continuamente in pericolo di essere distrutti in maniera improvvisa e inaspettata. Ancora una volta il Salmo 73 dice la stessa cosa: “Sono distrutti in un momento” (v. 19).
  3. Inoltre, il testo indica che come colui che percorre una strada sdrucciolevole cade perché non riesce a controllare il peso del proprio corpo e perde l’equilibrio, così costoro sono responsabili della loro propria distruzione.
  4. Il motivo per cui essi non sono ancora caduti è che il tempo fissato dal Signore per la loro caduta non è ancora giunto. Quando il loro piede vacillerà essi saranno abbandonati a loro stessi e al peso del proprio peccato! Allora Dio non li sosterrà più nel loro cammino lungo strade scivolose, ma li lascerà andare. Allora, in un istante, essi cadranno rovinosamente! Come colui che cammina su un terreno sdrucciolevole senza alcun sostegno ed aiuto non ha possibilità di riuscire a rimanere in piedi, similmente colui che è disubbidiente non potrà scampare quando il Signore, in quel giorno, non sarà più presente per sostenerlo.

E l’osservazione sulla quale voglio insistere è questa: non c’è niente che in qualsiasi momento trattenga gli uomini empi fuori dall’inferno se non il semplice beneplacito della volontà di Dio. Con queste parole intendo riferirmi alla volontà sovrana di Dio, ossia al Suo libero arbitrio che non può essere assolutamente limitato da alcun obbligo o impedimento. Solo la sovrana volontà di Dio impedisce che il peccatore sia condannato, in qualsiasi momento, alla perdizione eterna.

La verità di tale osservazione è provata dalle seguenti considerazioni.

1. Non c’è alcun desiderio in Dio di mandare gli empi all’inferno in qualsiasi istante. I più forti tra gli uomini non hanno alcuna possibilità di resistere al Signore! Nessuno fra loro è in grado di liberare l’impenitente dalla Sua mano. Inoltre, per Dio, non è cosa difficile mandare l’empio all’inferno. A volte i potenti di questo mondo incontrano grandi difficoltà nel sottomettere i rivoltosi che spesso sono circondati da un seguito numeroso. Ma Dio non può essere messo in difficoltà da nessuno! Nonostante i molti nemici di Dio si siano spesso coalizzati contro di Lui, essi sono stati facilmente annientati. La loro consistenza è paragonabile a grossi mucchi di pula dinanzi alla forza di un tornado o a quella di grande quantità di paglia dinanzi alle fiamme di un incendio. Consideriamo con quanta facilità possiamo calpestare un verme sotto i nostri piedi o tagliare un’esile cordicella a cui sono appesi degli oggetti di casa; con altrettanta facilità Dio è in grado di mandare i suoi nemici all’inferno quando vuole! Chi siamo noi che ci illudiamo di poter stare dinanzi a Colui che fa tremare la terra e che schianta le rocce?

2.  Costoro meritano di essere condannati all’inferno e Dio non andrebbe assolutamente contro la Sua giustizia se usasse la Sua potenza per distruggerli in un momento. Al contrario la giustizia reclama la punizione eterna per i loro peccati! Ecco la sentenza che è proclamata contro gli alberi di Sodoma: “Taglialo; perché sta lì a sfruttare il terreno?” (Luca 13:7). La spada della giustizia del Signore è sempre pronta a colpire gli empi, e solo la misericordia che Dio esercita volutamente verso di loro la trattiene.

3. Essi sono già sotto la sentenza che li condanna all’inferno. Costoro non solo meritano questa punizione, ma la Legge divina, eterna ed immutabile stabilita per regolare la condotta dell’uomo al cospetto di Dio, è contro di loro e li ha già giudicati, perché “chi non crede è già giudicato” (Giovanni 3:18). Possiamo così dire che ogni peccatore impenitente appartiene all’inferno, quello è il suo posto! Gesù disse: “Voi siete di quaggiù” (Giovanni 8:23). Dunque questo è il futuro che attende l’empio, il luogo che la giustizia di Dio, la Sua legge e la Sua Parola gli hanno assegnato.

4. Costoro sono già oggetto di quella stessa ira divina che è manifestata nei tormenti dell’inferno. La ragione per cui questi peccatori sussistono ancora, non è perché Dio non è ancora molto adirato con loro come Lo è con chi è già all’inferno e subisce il pieno ardore della sua ira! Anzi, il Signore è molto più adirato con le moltitudini di uomini che vivono tuttora sulla terra e, senza dubbio, con molte persone presenti in questa congregazione, che sono indifferenti! Quindi, Dio non è indifferente verso i peccatori impenitenti che sono ancora in vita. Dio non agisce come un uomo, come costoro spesso immaginano. Lira di Dio arde contro questi empi e non tarderà a manifestarsi. La fossa è stata preparata, come anche il fuoco eterno! Una fornace è stata accesa e le sue fiamme ardenti sono pronte a riceverli. Una spada affilata e luccicante pende sui peccatori impenitenti e l’abisso ha spalancato la sua bocca per inghiottirli.

5. Il diavolo è pronto ad afferrare gli empi nel momento in cui Dio lo permetterà. Essi gli appartengono. Le loro anime sono sua proprietà e sono sotto il suo dominio, come ci fa intendere la Scrittura (Luca 11:21:). I demoni li sorvegliano, li circondano da vicino e, come il leone famelico osserva la sua preda attendendo il momento opportuno per assalirla, così attendono il momento in cui li potranno afferrare per l’eternità! Se Dio dovesse ritirare la Sua mano, abbandonando gli empi a loro stessi, le potenze dell’inferno non avrebbero più alcuna restrizione e si avventerebbero su queste povere anime. 11 diavolo attende con ansia questo momento. Se Dio dovesse permetterlo, costoro sarebbero inghiottiti dall’inferno e perduti per l’eternità.

6. Questi empi hanno già principi infernali nel cuore e, se non fosse il Signore a impedirlo, il peccato presente in loro si manifesterebbe con una violenza inaudita e infernale. Nella natura umana corrotta dal peccato viene posto il fondamento per i tormenti dell’inferno. La corruzione spirituale che domina nel cuore di costoro costituisce l’inferno in embrione. Questa corruzione agisce con una potenza furiosa nell’animo umano. Se non fosse per le limitazioni imposte dall’Onnipotente, queste passioni si sprigionerebbero come avviene nelle anime già dannate, producendo il medesimo tormento in cui vivono costoro.

L’empio è descritto dalla Bibbia come il “mare agitato, quando non si può calmare e le sue acque cacciano fuori fango e pantano. ” (Isaia 57:20). Per il momento Dio trattiene con la Sua potenza la furia della loro corruzione, proprio come fa con le onde impetuose del mare in tempesta quando dice: “Fin qui tu verrai, e non oltre; qui si fermerà l’orgoglio dei tuoi flutti”. (Giobbe 38:11). Ma se il Signore dovesse decidere di ritirare la Sua potente mano, la corruzione del cuore dell’uomo non avrebbe più alcun freno! Il peccato è intrinsecamente distruttivo e, se Dio non avesse posto dei limiti alla sua azione devastante, non ci sarebbe bisogno d’altro per rendere l’anima estremamente miserabile. La malvagità del cuore non conosce limiti nella sua furia. Durante la loro vita, gli uomini empi sono come un fuoco trattenuto dal freno di Dio che, se fosse lasciato libero, si scatenerebbe con violenza inaudita! Ora, in questa vita, il cuore ama e desidera il peccato, ma se Dio dovesse decidere di non limitare più il potere della corruzione, il peccato farebbe immediatamente sprofondare l’anima nella fornace ardente per l’eternità.

7. Il fatto che, apparentemente, non vi sia alcun pericolo di morte, non garantisce la sicurezza dell’empio nemmeno per un istante. La salute, l’agiatezza, la serenità e la calma intorno a noi non possono costituire il fondamento della sicurezza eterna dell’anima. Le svariate vicissitudini e le esperienze della vita umana ci insegnano che ciò che i nostri occhi riescono a vedere esteriormente non può darci garanzie nemmeno sull’immediato futuro di una persona. Sono innumerevoli i casi di persone che, inaspettatamente e senza che vi fosse alcun pericolo in vista, hanno lasciato questa vita. Gli inconvertiti passeggiano sopra la bocca dell’inferno senza rendersi conto che la copertura di questa voragine è pericolante e che, da un momento all’altro e all’improvviso, non sarà più in grado di reggere il loro peso.

La morte può sopraggiungere in pieno giorno, e persino l’occhio più vigile può essere colto di sorpresa. Dio ha così tanti modi per porre termine alla vita terrena dell’uomo iniquo e per mandarlo all’inferno che non ha alcun bisogno di uscire fuori dal corso ordinario della Sua provvidenza. Ogni evento e strumento che potrebbe causare la morte dell’uomo è nelle mani di Dio, cosicché egli può mandare l’empio all’inferno in qualsiasi istante e in qualsiasi modo.

8. Per quanto prudenti e attenti possano essere gli uomini nel preservare la propria vita, essi non saranno mai al sicuro! Questa realtà è confermata dalla testimonianza della provvidenza divina e dall’esperienza degli uomini. La sapienza umana non dà alcuna sicurezza nei confronti della morte; infatti, possiamo vedere che non vi è differenza tra colui che è intelligente e saggio e chi invece non lo è. Tutti quanti possono morire da un momento all’altro in modo del tutto inaspettato: “Il saggio muore, al pari dello stolto!” (Ecclesiaste 2:16).

9. I vari tentativi da parte degli empi per sfuggire all’inferno risulteranno vani se continueranno a rigettare Cristo. Duomo naturale che sente parlare del giudizio e dell’inferno il più delle volte si illude che, in un modo o nell’altro, riuscirà a farla franca. Egli si affida a se stesso per la propria salvezza e pensa a ciò che ha fatto di buono, che sta facendo e che intende fare di buono.

Ognuno pensa a come evitare la condanna e si inganna ripetendo a se stesso che i suoi piani non potranno fallire. Costoro, pur sapendo che sono pochi i salvati e che la maggioranza degli uomini morti fino ad ora è andata all’inferno, continuano a credere che essi riusciranno dove tutti gli altri hanno fallito! Tuttavia, gli uomini nella loro cecità ed ignoranza, si scavano la fossa con le proprie mani perché si affidano alle loro forze e alla loro sapienza. Vi sono molte persone che, durante la vita, hanno avuto la possibilità di godere dei mezzi di grazia che Dio ha messo a loro disposizione affinché la loro anima fosse unita a Cristo e fosse resa, per fede, partecipe della Sua grazia. Eppure, la maggior parte di costoro, dopo la morte, è andata all’inferno.

Questo è successo non perché la loro intelligenza fosse inferiore a quella di chi è ancora in vita, e nemmeno perché non abbiano cercato di trovare una via di scampo. Se avessimo l’opportunità di chiedere a queste persone se si aspettavano che quello sarebbe stato il loro destino, quando sentivano parlare dell’inferno mentre erano vive, senza dubbio ci risponderebbero: “No, non avevo la benché minima intenzione di venire in questo luogo. Avevo pensato ben altre cose ed ero convinto che i miei programmi avrebbero avuto successo. Il fatto è che, purtroppo, sono stato colto di sorpresa; è stato qualcosa di inaspettato! Tutto è successo all’improvviso; la morte è venuta come un ladro! Lira del Signore e il Suo giudizio mi hanno trovato impreparato. Oh! Quanto ho maledetto la mia pazzia! Ho ingannato me stesso! Ho voluto fare a modo mio e quando dicevo: “Pace e sicurezza, allora una rovina improvvisa mi è venuta addosso” (1 Tessalonicesi 5:3).

10. Dio non si è mai obbligato con alcuna promessa a trattenere l’uomo naturale fuori dall’inferno in qualsiasi momento. Le promesse che riguardano il dono della vita e la preservazione dalla condanna sono contenute esclusivamente nel patto di grazia e sono offerte in Cristo, Colui nel quale “tutte le promesse di Dio hanno il loro «sì»” (2 Corinzi 1:20).

Non avendo alcun interesse e fede alcuna nelle promesse di questo patto, né nel suo Mediatore, l’uomo naturale non può avanzare una sola pretesa nei confronti di Dio. Non importa quanto egli abbia cercato, bussato e pregato; fino a quando uno non ripone la propria fede in Cristo, Dio non è obbligato a liberarlo dall’inferno.

Duomo naturale è dunque trattenuto dalla mano di Dio che impedisce che sprofondi nell’inferno. Gli increduli meritano questa terribile condanna che già da tempo è stata sentenziata. Il Signore è tremendamente adirato nei loro confronti, e la Sua indignazione verso di loro arde quanto quella che Egli ha manifestato verso coloro che si trovano già all’inferno. Costoro non hanno alcuna speranza di vedere placata l’ira di Dio il Quale, a Sua volta, non ha obblighi nei loro confronti.

Satana attende questi individui con impazienza, e tutto l’inferno è unito a lui in quest’attesa. La fiamme ardenti si alzano, circondano gli empi e alla fine li inghiottiranno per l’eternità! Questo stesso fuoco infernale, che per una vita è stato come soffocato dentro i loro cuori, è pronto ad esplodere con tutta la sua forza e, siccome costoro non hanno alcun interesse nella persona del Mediatore del patto di grazia, non c’è niente che possa dar loro sicurezza! Essi non hanno alcun rifugio, nulla cui aggrapparsi! L’Unica cosa che ancora li trattiene da questo terribile destino è solo il beneplacito della volontà di Dio.

Jonathan Edwards

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