Pensieri che creano problemi

“Vigila sui tuoi pensieri: la tua vita dipende da come pensi” (Pr 4:23). Con questa asserzione biblica si comprende la psicologia del nostro vivere.  Il modo in cui pensiamo alla vita e a noi stessi condiziona il nostro umore, le nostre emozioni e viceversa, il modo in cui percepiamo emotivamente le cose, condiziona il nostro pensiero sulla vita e su noi stessi. Tutto quanto può accaderci in persona o in terza persona come una malattia, una disgrazia, problemi di lavoro, un disagio finanziario, violenze e ingiustizie subite ci coinvolge. La vita è fatta di eventi e avvenimenti che richiedono risposte. L’illusione infantile di giorni sereni cede il posto, con l’età della ragione, alla consapevolezza di momenti difficili da affrontare. L’antropologia biblica attraverso le parole di Timoteo conferma questa realtà: «Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili». Sempre viviamo negli ultimi tempi perché non sappiamo mai quanto bussa il Signore. Bisogna essere svegli, attenti e vigili «pronti con la cintura ai fianchi e le lucerne accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa…» (Lc 12, 35-40). Con questa similitudine, il Signore tenta di dirci qualcosa sulla nostra vita e come affrontarla nei problemi. La vita è pervasa di inquietudine, tensione e nervosismo da sempre. L’uomo non sempre trova la strada giusta da percorrere, la propria vocazione che orienta la vita riducendo quel carico di tensione dovuto alla vita stessa (Riccardi P., ogni vita è una vocazione per un ritrovato ben-essere; ed. Cittadella Assisi 2014).  Corriamo al tempo delle connessioni sempre più veloci di fibre ottiche, cambiamo al ritmo progressivo di nuove scoperte. Un congegno elettronico di ultimissima generazione, sarà bello e impossibile allo stesso modo perché non si potrà sfruttare in toto, un altro più aggiornato è già sul mercato. L’essere umano non sa sempre vivere facendosi bastare quello che ha. Una specifica e subdola logica di mercato ci spinge a pensarci e a sentirci in una “impercettibile, inconscia insoddisfazione” che diventa la molla, la spinta ad aver di più. Persino le relazioni non appagano più. Un partner finisce sempre per non essere quello giusto. In famiglia non ci si sente capiti, i partner che non si sanno più dare sicurezza e protezione a vicenda. Di tutto questo chi sarà soddisfatto? Chi ha il potere, chi gestisce, chi comanda. La cultura del potere, provoca arrivismo e insoddisfazione allo stesso momento.

L’ansia e la fatica del vivere non sono nella vita in sé ma è nel nostro modo di pensare alla vita e al come affrontare i problemi. Troppo spesso siamo noi stessi a crearci i nostri problemi con il nostro modo di pensare. “Un animo sereno favorisce la guarigione, uno spirito depresso toglie la vita” (Pr 17:22). Il rimedio è quindi la capacità di affrontare la vita con spontanea serenità e con fiducia ottimistica. Del resto ci guidano gli avvertimenti pedagogici di Gesù di non occupare la mente di pensieri pessimistici prima che avvengono, recuperiamo quella spontaneità e fiducia, insita nella natura delle cose, come gli uccelli del cielo o i fiori dei campi (Riccardi P., Parole che trasformano, psicoterapia dal vangelo. Ed. Cittadella Assisi, 2016) L ’invito a non preoccuparsi supera la logica del potere che ci vuole insoddisfatti di tutto anche del domani e del futuro. Ma per ogni giorno basta la sua pena (Mt 6:24-34).

È evidente che la chiave della nostra realizzazione risiede nel modo in cui assumiamo l’atteggiamento di fronte ai problemi. Lo psicoanalista Erich Fromm osserva che chi è “assillato dalla preoccupazione è, sotto il profilo psicologico, succube di un sistema borghese che ci impoverisce dentro (E. Fromm., L’amore per la vita, ed. Mondadori, 2007).

Pasquale Riccardi D’Alise | Notiziecristiane.com

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