Perché pregare

«Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po» (Mc 6,31). Con queste parole di Gesù si afferma la necessità dell’uomo di ritrovare in sé il senso e il significato del riposo. L’uomo ha necessità di recuperare in sé quella energia e tranquillità d’animo che si oppone ad ogni forma di ansie e preoccupazioni. (P. Riccardi ogni vita è una vocazione, ed. Cittadella 2014). Nell’epoca attuale, caratterizzata da forti cambiamenti delle scene politiche ed economiche, da situazioni di forti contrasti tra pace e guerra, tra fame e ricchezze, tra unità familiare e famiglie in crisi l’uomo vive senza punti di riferimento sociali e psicologici. E nei casi estremi si lascia guidare e stordire da una moltitudine d’informazioni contrastanti. O si comporta come gli dicono di fare ed è il totalitarismo o, al contrario, si comporta allo stesso modo degli altri ed è il conformismo. Oscillando tra questi modi di essere e di comportarsi, ognuno si allontana dal suo centro; da se stesso, dalla propria coscienza. È nella coscienza che l’uomo può trovare il proprio significato di vita e la propria collocazione nel mondo. Strada possibile è la dimensione spirituale della preghiera o del pregare. L’uomo di oggi abituato a un eccesso di stimoli ed informazioni ha perso il tempo della riflessione. Comodamente seduto, apre il suo smartphon, e centinaia di informazioni distraggono dal proprio obiettivo. Si provi a fare una ricerca su internet, sono tante le informazioni che si finisce per seguire un concetto che non era, inizialmente, l proprio obiettivo.

Ci si dovrebbe fermare e riflettere su se stessi per ritrovare quella tanto agognata tranquillità interiore. Anche la preghiera ha perso il suo significato. Non posso non rilevare, da psicologo e psicoterapeuta dell’importanza catartica della preghiera, per altro gratis per tutti. Non posso nemmeno evidenziare come in una ricerca scientifica il dott. Herbert Benson, fondatore del Benson-Henry Institute for Mind Body Medicine al Massachusetts General Hospital di Boston, per quasi 40 anni di lavoro sullo studio del rapporto tra preghiera e salute ha scientificamente comprovato che la pratica della preghiera opera sui meccanismi biochimici influenzando gli ormoni dello stress e abbassando la pressione sanguigna, agendo sul sistema limbico del cervello che influenza le emozioni più profonde. Conclude il clinico Benson che la preghiera è come la penicillina, seguendone la cura funzionerà. Ma facciamo una riflessione per avere delle dritte sul pregare. Per molti è una perdita di tempo, per molti è un qualcosa da infantili, per molti è una nevrosi, per molti è una illusione. Rispettando il parere di ognuno, le cose sono un tantino diverse. Se per alcuni la preghiera è la soluzione ai propri problemi, alle proprie crisi è fuori pista. Il pregare non è un tappabuchi spirituale e mentale, sebbene abbia un significativo risvolto psicologico. L’errore che spesso si commette è pregare affinché Dio risolva i nostri problemi. Errore che commettono in tanti. Simile a chi si affida allo psicoterapeuta, credendo che questi risolva i suoi problemi. Una illusione infantile da smontare se si vuole aiutare il cliente ad essere responsabile delle sue azioni. Così il credente deve smontare in se l’illusione del dio magico se vuole davvero trovare un positivo riscontro psico fisico spirituale della preghiera. Non si prega cercando soluzioni, ma si prega per parlare a Dio dei propri problemi, delle proprie ansie, delle proprie preoccupazioni, dei propri sentimenti negativi e restare in ascolto di se. E’ già questo un effetto catartico, ma soprattutto di consapevolezza di se. Non sappiamo il disegno di Dio ma possiamo essere aperti ad esso. Pregare non deve configurarsi come invocazione del magico ma come spazio di silenzio e ascolto interiore. E’ qui che Dio vive e abita in noi. Nello spazio interiore si entra in contatto con se stessi, si chiariscono le reali intenzioni del proprio cuore, senza paura e giudizi di critica alcuna, se non la fiducia di un Dio in ascolto. E la preghiera è un mezzo per arrivare alle nostre profondità, alla coscienza, al cuore. Perché l’uomo vero lo si trova nascosto nel cuore (1Pt 3,3-4). E quale è il mezzo per giungere al cuore? Il viaggio attraverso il ritmo della preghiera. Ritagliarsi il tempo della preghiera non è un modo di distrarsi ma di percepirsi diversamente aperti a se e agli altri.

Pasquale Riccardi

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