L’umiltà è qualcosa che va oltre i limiti naturali di un uomo, almeno nel modo in cui la si intende cristianamente.
Spegnere l’impeto dell’ego è qualcosa di veramente impegnativo, annichilire la propria personalità e ancora di più la propria arroganza, è sostanzialmente trovarsi di fronte al più grande problema del mondo.
Quando un uomo si abbasserà permettendo al suo peggior nemico di innalzarsi sulle sue spalle? Beh! certo Cristo si. L’innesco di tutti i mali!
Peggio ancora, è cercare ragione o vittoria nell’umiltà.
Pensiamo di ottenere qualcosa in questo mondo a motivo della nostra umiltà? di vincere il male dilagante sulla terra? no! c’è qualcosa che non funziona… questa bilancia non paga ora.
Abbattere il proprio io è il migliore esercizio spirituale, ma il vero beneficio non è di questa vita. Cristo non è stato per tutti una dimostrazione di umiltà per ascendere alla gloria nel mondo reale. Egli non desidera che siamo a Sua immagine e somiglianza per conquistare posizioni in questa vita, ma un posto nella città celeste.
In quel luogo in cui è salito per sedersi alla destra del Padre, là dove ci aspetta per un’eternità condivisa, in quel luogo dove nulla stride, dove non potremo entrare con i nostri pesi o con il nostro essere individualisti. Là in quel luogo dove non c’è contrasto dove la luce non viene mai meno.
Il modello di umiltà umano è fatto di sopportazione (come pensiero comune) il modello divino è fatto di forza. Non risponde al male o al sopruso con violenza e cattiveria ma con potenza, quella dello Spirito Santo s’intende. L’umiltà tiene sommessa una cattiva reazione perché il male non risponda a se stesso, diventando un calcolo esponenziale, moltiplicandosi colpo su colpo. L’umiltà consente di non caricare pesi ad altri, questo perché il male diventa una somma totale che grava sugli uomini. Cristo lo dice e non è il solo…
Lc 23:34 Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.
Gesù non ha gridato dalla croce “Ecco adesso sapete chi sono! Ravvedetevi e avrete la Salvezza nel mio nome, vincendo gli uomini. È salito in cielo non opponendosi con umiltà (pur essendo Dio stesso) alla volontà del Padre per dare qualcosa all’umanità.
Giac 4:6 Anzi, egli ci accorda una grazia maggiore; perciò la Scrittura dice:
«Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
L’umiltà spesa in questo mondo conduce a poca cosa, essa deve essere un ponte ed andare oltre, giungere fino all’altra sponda, alla vita eterna. Non è qui che si riscuote il pagamento.
L’umiltà non è un’arma con cui combattere per vincere qui, ma una condizione in cui porsi affinché il bene prevalga sempre, ma non il bene terreno, non primariamente almeno.
Non c’è vittoria nella condanna dei colpevoli, se non una compensazione di giustizia terrena, come è giusto anche questo rientra nel dare a Cesare quel che è di Cesare. Ma la vera vittoria è nel loro perdono.
Un comportamento umile spesso disarma il superbo, l’umiltà gli cede la sua arroganza affinché non s’inneschi un processo di conseguenza.
Il male cerca la somma di se stesso affinché il mondo ne sia ripieno, certo il mondo giace sotto l’egida del maligno ma l’umile non gli apparterrà perché la sua umiltà avrà accumulato talenti da riscuotere in vita eterna.
Francesco Blaganò | Notiziecristiane.com
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