Più morti per antidolorifici che per la guerra in Vietnam

In America l’abuso di oppioidi, prescritti da medici e venduti in farmacia o sul web è più letale delle armi da fuoco. E l’Italia non ne è immune. Intervista a Luigi Cervo.

«La maggioranza delle sostanze che alimentano questa spaventosa ondata di dipendenza non sono psicotrope. Non danno allucinazioni, non fanno sballare, non rendono più spigliati i socialmente imbranati, non circolano nelle discoteche e nei rave. Servono esclusivamente a lenire il dolore inducendo stati fra l’anestesia e il torpore. Spesso è difficile separare con precisione il dolore fisico da quello psicologico, affettivo e morale, e non è infrequente domandare alla chimica risposte a domande di natura completamente diversa. L’enigma degli oppiacei approfondisce il problema epocale posto dalla crisi del lavoro, dalle inversioni di tendenza sul crimine, dai drammi del sistema giudiziario e da tutte le patologiche incertezze dell’oggi: non eravamo certi, giusto qualche anno fa, che il modello della società occidentale avrebbe cancellato tutte queste brutture? Non eravamo all’alba di un mondo benestante e painless? La strana storia del dolore mostra che la storia viaggia nella direzione opposta» (Mattia Ferraresi, Il secolo greve. Alle origini del nuovo disordine mondiale, Marsilio)

Sapevate qual è la prima causa di decesso negli Stati Uniti tra chi ha meno di cinquant’anni? Overdose di prodotti riconducibili all’oppio. Stiamo parlando della dipendenza da un tipo di antidolorifici prescritti per lenire dolori cronici, da infortunio o post operatori, che ammazza più degli incidenti stradali e delle armi da fuoco. Un morto ogni dodici minuti, ha calcolato il Corriere, ed è un calcolo che ancora sottostima l’emergenza perché attesta i decessi ma non il numero, enorme, di nuovi tossicodipendenti, vittime della cultura del “no pain” americana. La rivista Foreign Affairs ha appena pubblicato gli ultimi dati di ciò che ha già assunto i contorni di una epidemia conclamata nel Nord America: oltre 50 mila persone morte nel solo 2017 e il numero di decessi da overdose nel decennio 2006-2016 supera quello di tutti gli americani morti durante i due conflitti mondiali. Un costo che il Council of economic advisors della Casa Bianca ha stimato, per il 2015, in 504 miliardi di dollari, il 2,8 per cento del Pil degli Stati Uniti e che ha portato Donald Trump a dichiarare, nell’ottobre scorso, lo stato di «emergenza sanitaria nazionale». Secondo Foreign Affairs le case farmaceutiche hanno pertanto iniziato a rivolgere la loro attenzione all’Asia e all’Europa, ridisegnando il mercato globale della droga. Ma come si è arrivati a questi costi e questi numeri?

Scrive sempre il Corriere, che ha pubblicato diverse inchieste sul tema, che tutto ha avuto inizio a metà anni Novanta, quando alcune industrie farmaceutiche hanno iniziato a commerciare su larga scala medicinali contro il dolore a base di oppioidi, aiutate da una continua operazione di lobbyng: tra il 1999 e il 2014 le ricette di painkiller sono quadruplicate a 250 milioni l’anno e, in parallelo, si è sviluppato un mercato nero dove le sostanze costano poco.

Esattamente come l’eroina, peccato che l’eroina sia una droga illegale mentre qui stiamo parlando di farmaci autorizzati e legali ovunque, come spiega a tempi.it Luigi Cervo, responsabile del laboratorio di psicofarmacologia sperimentale dell’Istituto Mario Negri: «Se si guardano i dati ufficiali diffusi dalle autorità sanitarie degli Stati Uniti l’epidemia di abuso di oppioidi che sta colpendo questo paese, e che sta uccidendo più persone della guerra in Vietnam, non è dovuta all’eroina messicana o alla cocaina colombiana, ma a farmaci legali prescritti dai medici statunitensi e venduti nelle grandi catene farmaceutiche o addirittura attraverso internet. Infatti, la maggioranza delle morti per sovradosaggio e/o per effetti collaterali tossici è dovuta all’utilizzo non terapeutico di sostanze chimiche sintetiche legali in grado di produrre effetti farmacologici simili alla morfina e all’eroina come il fentanyl, il Vicodin o l’ossicodone. In altre parole, molte delle persone che stanno morendo per overdose negli Stati Uniti, in maggioranza bianchi, diventerebbero dipendenti perché i medici prescrivono farmaci analgesici molto forti, oppiacei sintetici, molto più potenti dell’eroina e della morfina. Questi farmaci sono venduti in farmacia o su internet e a volte vengono rivenduti al mercato nero come fossero eroina».

I giornali denunciano in particolare il boom di fentanyl: di cosa si tratta e a cosa serve?
Il fentanyl è circa cento volte più potente della morfina e cinquanta volte più potente dell’eroina. Poi c’è un’altra droga sintetica ancora più letale, il carfentanil, che si usa come sedativo utilizzato in medicina veterinaria, e che è cento volte più potente del fentanyl. Bastano pochi milligrammi di carfentanil sulla lingua per uccidere un essere umano. Il fentanyl e i suoi derivati (Alfentanil, Sufentanil, Remifentanil e Carfentanil) sono utilizzati come analgesici (per il trattamento del dolore cronico e/o post-chirurgico) e come anestetici (in associazione con una benzodiazepina) sia nell’uomo che in medicina veterinaria (Carfentanil). Sono farmaci sottoposti a controllo internazionale, così come lo sono i loro analoghi non farmaceutici ma ancora egualmente potenti, come ad esempio il 3-metilfentanil (3-methylfentanyl), sintetizzato illegalmente e venduto come “eroina sintetica” o miscelato all’eroina stessa.

Come si assume?
Esistono diversi preparati a base di fentanyl che si diversificano per le modalità di assunzione. Infatti, il farmaco può venir assunto per via intravenosa (Sublimaze®), per via transdermica con dei cerotti (Durogesic®), con caramelle per l’assunzione transmucosa (Actiq®) o attraverso compresse per via orale (Effentora®). L’uso non medico del fentanyl avverrebbe attraverso diverse modalità: per via iniettiva, per ingestione di caramelle (assunzione trans-mucosa), attraverso l’uso di cerotti. Il fentanyl in polvere o nei cerotti verrebbe anche fumato o assunto per via intranasale (sniffo).

Le inchieste del Corriere parlano di prodotti reperiti online o nel mercato dello spaccio, soprattutto tra i giovanissimi, anche in Italia. Rischiamo la deriva americana?
In Italia nel 2016 ci sarebbero stati 266 morti da eroina, nei primi mesi del 2018 (da gennaio a fine marzo) le morti sarebbero state 48, a dimostrazione di un consumo di oppiacei sempre molto elevato nel nostro paese. Che il consumo di oppiacei sia elevato lo si evince anche dall’analisi delle acque reflue di diverse città italiane. Da queste analisi risulta chiaro che i consumi di oppiacei non sono mai diminuiti in Italia, anzi aumentano leggermente in modo costante. Qui però il problema poterebbe essere diverso. Non stiamo più parlando di consumi di eroina, ovvero di sostanze illegali, ma di farmaci analgesici. È pur vero che l’aumento registrato negli ultimi anni in Europa di decessi legati all’uso e/o abuso del fentanyl ha indotto l’Emcdda (European Monitoring Centre for Drugs and Drud Addiction) ad alzare il livello di attenzione verso il suo consumo. Tuttavia, non si hanno ancora chiare informazioni sui consumi di fentanyl e suoi derivati in Europa. Negli Stati Uniti l’antidolorifico è spesso usato come droga di strada, magari miscelato con eroina e altre sostanze. Secondo quanto riportato dal New York Times solo negli Stati Uniti nel 2016 il fentanyl e derivati hanno ucciso oltre 60 mila persone e in soli tre anni le morti causate da questo oppioide sintetico sono aumentate del 540 per cento. Il farmaco, sarebbe stato immesso nel mercato nero come sostitutivo dell’eroina e verrebbe sniffato, iniettato o fumato. Purtroppo il fentanyl è talmente potente che la assunzione di poche molecole può risultare letale.

Come si può gestire questo allarme?
Innanzitutto con l’informazione. Se fino a ieri ci siamo soprattutto occupati di sostanze d’abuso illegali oggi dobbiamo sicuramente informare sui rischi da farmaci analgesici legalmente venduti in farmacia o facilmente reperibili attraverso internet. Dobbiamo informare sugli alti rischi prodotti della “salute fai da te” e soprattutto sulla grande capacità che questi farmaci hanno di indurre dipendenza nei soggetti utilizzatori. Bisogna riuscire a fare rientrare l’utilizzo di questi potenti farmaci negli ambiti medici e/o ospedalieri appropriati impedendone la libera vendita attraverso internet. Il monitoraggio costante delle sostanze d’abuso presenti nelle acque reflue potrebbe sicuramente fornire in tempi rapidi dati rigorosamente precisi dell’evoluzione del fenomeno.

Caterina Giojelli | Tempi.it

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