Polinesia: passi avanti nella battaglia sul nucleare

La Chiesa protestante Ma’ohi in prima fila fra coloro che chiedono alla Francia di riconoscere ufficialmente i danni causati da 30 anni di test atomici nel Pacifico. Gli studi scientifici dovrebbero fornire significativi appoggi alla richiesta.

Nei giorni scorsi il presidente della Polinesia francese Edouard Fritch ha annunciato la volontà di affidare ad una celebre scienziata giapponese lo studio delle conseguenze genetiche causate dai test nucleari che la Francia ha svolto nell’area del Pacifico dal 1966 al 1996. La Chiesa protestante Ma’ohi, che ha a lungo denunciato gli effetti sulla salute e sull’ambiente dei 193 test condotti nell’arco di trent’anni, ha già espresso in molte occasioni i timori di un impatto a lungo termine sulla popolazione, ma fino ad oggi mancano sostanzialmente dati scientifici indipendenti a certificare i sospetti.

Katsumi Furitsu, una delle massime specialiste degli studi sulle malattie indotte dalle radiazioni nucleari, avrà quindi il compito di presentare un report relativo agli eventuali danni subiti dagli esseri umani della zona. Le sollecitazioni maggiori a persistere su questa strada sono giunte dall’associazione di difesa dei veterani del nucleare e proprio dalla Chiesa Ma’ohi, che nel 2016 ha discusso e votato al suo interno una mozione che prevede la volontà di citare in giudizio la Francia per crimini contro l’umanità.

Tahiti e dintorni il protestantesimo arriva addirittura nel XVIII secolo, con l’arrivo di missionari prima inglesi nel 1797,e poi francesi dal 1863. La chiesa si rende autonoma da Parigi nel 1963 e al momento circa il 50% dei 260 mila abitanti della Polinesia fanno parte della Chiesa Ma’hoi (termine locale che indica proprio la Polinesia).

La Polinesia non è uno Stato autonomo sebbene passi avanti in questo campo si stiano compiendo negli ultimi anni, ma rimane una collettività d’oltremare francese, e il controllo di Parigi rimane ben saldo, a partire dalla Difesa fino alle leggi che vengono trasmesse per l’approvazione al Consiglio di Stato transalpino, che quindi ha potere di veto sulle norme approvate a 15 mila km di distanza. Come una colonia qualsiasi del secolo scorso.

I test nucleari sono stati eseguiti fra gli atolli di Mururoa e Fangataufa nell’arcipelago di Tuamotu e hanno lasciato un’eredità di morti per cancro e di scorie (plutonio in particolare) che rilasceranno sostanze nocive nell’ambiente per i prossimi 200 mila anni, oltre a causare erosioni del terreno e stragi anche nella fauna locale. 7400 sarebbero i polinesiani ammalatisi negli anni a seguito delle radiazioni sprigionate dalle varie esplosioni. 1000 i dossier presentati alle autorità giudiziarie, relativi ad altrettante storie di dolore e sofferenza. Appena 20 fra loro hanno ricevuto indennizzi perché le loro malattie sono state effettivamente riconosciute come connesse ai test atomici. I nuovi studi dovrebbero fornire finalmente un appoggio scientifico ufficiale alle cause in corso.

I testi francesi furono uno shock assoluto per la popolazione locale, in gran parte rurale. A seguito degli esperimenti le isole sono state caratterizzate da un rapido esodo verso le città principali, con relativo abbandono delle zone più periferiche e ricche di biodiversità; la stessa economia è mutata, con la crisi del mercato della pesca e del commercio di madreperla .

La Chiesa Ma’ohi da anni chiede l’apertura degli archivi militari da un lato e il risarcimento per le vittime delle radiazioni dall’altro. Fronti su cui la Francia si sta muovendo molto lentamente: per anni ha negato qualsiasi conseguenza su ambiente e essere umani, prima di giungere a un riconoscimento limitato di alcuni casi di malattie indotte, ma come abbiamo visto i casi di risarcimento ad oggi sono pochissimi.

Lo scorso anno, alla conclusione del 133° sinodo della Chiesa Ma’ohi,  è stata finalmente presentata alle Nazioni Unite una denuncia ufficiale , che ha ricevuto il supporto di una voce importante del protestantesimo mondiale: quella del pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, di cui la Ma’ohi è parte, insieme ad altre 348 chiese nel mondo.

Nel gennaio di quest’anno poi, uno studio presentato dall’associazione dei veterani del nucleare e condotto nel reparto di psichiatria infantile della cittadina di Taaone, ha fornito nuovi argomenti a chi da tempo denuncia i danni sul lungo periodo. Lo studio è sfociato in un articolo che evoca possibili conseguenze trans-generazionali dei test nucleari, articolo che sta facendo molto discutere in Francia in queste settimane. L’insistenza dei vertici della Chiesa ha fatto si che nel 2012 siano stati parzialmente de-secretati documenti militari che confermano la contaminazione radioattiva di aree abitate, inclusa Tahiti.

L’ex presidente francese François Hollande, in visita in Polinesia nel febbraio 2016, aveva a sua volta riconosciuto il debito lasciato a queste terre in termini di danni naturali e alle persone, promettendo un cambio di passo in termini di finanziamenti ai reparti oncologici degli ospedali locali, una maggiore facilitazione all’accesso ai risarcimenti per i veterani dei siti nucleari e la creazione di un archivio storico relativo a questa pagina di storia, scritta per rendere la Francia una potenza belligerante di livello globale.

di Claudio Geymonat | Riforma.it

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