Predestinazione… La Salvezza si può perdere?

riflessione1Il Calvinismo. La dottrina di Giovanni Calvino non era nuova; era stata propugnata da Agostino, il teologo del quarto secolo. E nemmeno era nuova per Agostino, che asseriva di interpretare la dottrina della grazia gratuita annunciata da Paolo. La dottrina calvinista è la seguente. La salvezza viene completamente da Dio; l’uomo no può fare assolutamente nulla per essa. Se egli si ravvede, crede e va a Cristo, è solo per la potenza dello Spirito di Dio, che lo attira. Ciò è dovuto al fatto che la volontà dell’uomo è diventata così corrotta dopo la caduta che, senza l’aiuto di Dio, non può nemmeno ravvedersi e credere, né operare una scelta in tal senso. Questo fu il punto di partenza di Calvino: la completa schiavitù al peccato della volontà dell’uomo. Pertanto, la salvezza non può essere altro che l’esecuzione di un decreto divino, che ne fissa la portata e le condizioni.

Sorge spontanea la domanda: se la salvezza dipende interamente dall’opera di Dio, se l’uomo non può far nulla al riguardo ed è impotente finché lo Spirito di Dio non opera in lui, perché Dio non salva TUTTI gli uomini, dal momento che tutti sono perduti ed impotenti? La risposta di Calvino è: Dio ha predestinato alcuni ad essere salvati ed altri ad essere perduti. “La predestinazione è l’eterno decreto di Dio per il quale Egli ha deciso che cosa deve avvenire per ogni individuo. Perché non tutti sono creati nella stessa condizione; ma la vita eterna è stata preordinata per alcuni, mentre per altri è stata preordinata la condanna eterna”. Agendo così Dio non è ingiusto, perché Egli non ha l’obbligo di salvare nessuno; la responsabilità dell’uomo rimane perché Adamo cadde per colpa propria e l’uomo è sempre responsabile dei suoi peccati. Poiché Dio ha predestinato certi individui alla salvezza, Cristo è morto solo per gli “eletti”; se si perdesse qualcuno di quelli per i quali Cristo è morto, il riscatto non avrebbe efficacia. Dalla dottrina della predestinazione scaturisce l’insegnamento di “una volta in grazia sempre in grazia”: se Dio ha predestinato un uomo alla salvezza e questi può essere salvato e preservato solo per la grazia di Dio, la quale è irresistibile, quell’uomo non può perdersi. Quelli che sostengono la dottrina dell'”eterna sicurezza” presentano i seguenti passi a sostegno della loro posizione: Giovanni 10:28-29; Romani 11:29: Filippesi 16; 1 Pietro 1:5; Romani 8:35; Giovanni 17:6.

L’Arminianismo

La dottrina arminiana è la seguente. La volontà di Dio è che tutti gli uomini siano salvati, perché Cristo è morto per tutti (1 Timoteo 2:4-6; Ebrei 2:9; 2 Corinzi 5:14; Tito 2:11-12); perciò Dio offre la Sua grazia a tutti. Mentre la salvezza è opera di Dio, assolutamente gratuita ed indipendente dalle nostre buone opere e dai nostri meriti, dal canto suo l’uomo deve ottemperare a certe condizioni; egli può scegliere la grazia di Dio o respingerla. La possibilità della scelta resta sempre.

Le Scritture insegnano una predestinazione, ma non che Dio predestini alcuni alla vita eterna ed altri alle sofferenze eterne; Egli predestina “chiunque vuole” essere salvato e questo piano è largo abbastanza, da includere tutti quelli che veramente vogliono essere salvati. Questa verità è stata spiegata come segue: fuori della porta della salvezza, leggiamo le parole “Chiunque vuole venga”; quando entriamo e siamo salvati, leggiamo le parole “Eletti secondo prescienza di Dio”. Dio, per la conoscenza, ha antiveduto coloro che avrebbero accettato l’Evangelo e sarebbero rimasti fedeli ed ha predestinato questi ad un’eredità celeste. Egli “antivide” il loro destino, ma non lo fissò. La dottrina della predestinazione, nella Bibbia, non è menzionata per uno scopo speculativo, ma per uno scopo pratico. Quando Dio chiamò Geremia, questi doveva assolvere un compito molto difficile, così difficile che il profeta poteva essere tentato di abbandonarlo. Per incoraggiarlo, il Signore gli assicurò che Egli lo aveva conosciuto e chiamato prima che nascesse (Geremia 1:5). E’ come se il Signore avesse detto: “So già quel che ti aspetta; ma so anche che posso darti la grazia che ti necessita per affrontare ogni prova a venire e portarti vittoriosamente fino alla fine”. Quando il Nuovo Testamento definisce i cristiani come oggetto della prescienza di Dio, il suo scopo è assicurarci del fatto che Dio ha antiveduto ogni difficoltà che incontreremo e che Egli può e vuole preservarci dalla caduta.

Un Paragone

La salvezza è condizionata o incondizionata? Una volta salvato, l’individuo è salvato sempre? La risposta può dipendere dal modo nel quale possiamo rispondere alle seguenti domande-chiave: Da chi dipende la salvezza? La grazia è irresistibile?

1) In ultima analisi, la salvezza da chi dipende, da Dio o dall’uomo? Certamente deve dipendere da Dio, perché chi potrebbe essere salvato se la salvezza dipendesse dalla forza dell’individuo? Possiamo essere sicuri di questo: Iddio ci porterà avanti, per quanto deboli e fallaci possiamo essere, purché onestamente desideriamo fare la Sua volontà. La Sua grazia è sempre presente per mettere in guardia, frenare, incoraggiare e sostenere. Non vi è però un aspetto secondo il quale la salvezza dipende dall’uomo? Le Scritture insegnano chiaramente che l’uomo ha la podestà.

2) Si può resistere alla grazia di Dio? Uno dei principi fondamentali del calvinismo è che la grazia di Dio è irresistibile. Quando Dio decreta la salvezza di una persona, lo Spirito l’attira ed essa non può resistere a quell’attrazione. Per tanto, un vero figliuolo di Dio persevererà certamente fino alla fine e sarà salvato; se cadrà in peccato, Dio lo castigherà e contenderà con lui, ma non permetterà mai che scada dalla grazia. Figurativamente parlando, l’uomo potrà cadere sulla nave, ma non potrà cadere in mare. Ma però, non sempre la “grazia” è stata “irresistibile”, spesso il credente prima di accettare e credere nel suo Salvatore, ha ostacolato l’aiuto e la grazia di Dio, anche per molto tempo, prima di arrendersi nelle Sue mani.

Il Nuovo Testamento insegna che si può anche resistere alla grazia divina, e resistervi per essere perduti eternamente (Giovanni 6:40; Ebrei 6:4-6; 10:26-30; 2 Pietro 2:21; Ebrei 2:3; 2 Pietro 1:10); ma per chi la accetta, la perseveranza in essa dipende dal fatto che si rimanga o no in contatto con Dio. Nota particolarmente Ebrei 6:4-6 e 10:26-29: queste parole sono indirizzate a dei cristiani ( le lettere di Paolo non erano mai indirizzate a persone non rigenerate), coloro ai quali la lettera è indirizzata vengono descritti come persone che una volta erano state illuminate, avevano gustato il dono di divino, erano state fatte partecipi dello Spirito Santo, avevano gustato la buona parola di Dio, e le potenze del secolo a venire. Queste parole si riferiscono, senza dubbio, a delle persone rigenerate.

I destinatari della lettera erano degli ebrei cristiani che, scoraggiati e perseguitati (Ebrei 10:32-39), erano tentati di ritornare al giudaismo. Prima di essere nuovamente ammessi nella sinagoga, dovevano dichiarare pubblicamente che: Gesù non era il Figliuolo di Dio, il Suo sangue era stato sparso come quello di un comune malfattore, i Suoi miracoli venivano operati per la potenza del Maligno. Tutto questo è implicito in (Ebrei 10:29). Che si insistesse su tale ripudio è provato dal caso, in tempo più recente, di un ebreo cristiano in Germania il quale, desiderando ritornare alla sinagoga, non venne accettato perché voleva attenersi ad alcune verità contenute nel Nuovo Testamento. I cristiani a cui è indirizzata l’epistola agli Ebrei appartenevano alla nazione che aveva crocifisso Cristo; ritornare alla sinagoga avrebbe significato crocifiggere nuovamente, a loro stessi, il Figluolo di Dio ed esporLo a vituperio: sarebbe stato il terribile peccato dell’apostasia (Ebrei 6:6), sarebbe stato come il peccato a morte per il quale non vi è perdono. Colui che fosse divenuto così indurito da commetterlo non avrebbe potuto “essere rinnovato a penitenza”, ma sarebbe stato degno di una punizione peggiore della morte (Ebrei 10:28), sarebbe incorso nell’ira dell’Iddio vivente (Ebrei 10:30-31). Non è detto che qualcuno di quegli ebrei cristiani sia arrivato a tal punto; infatti lo scrittore è “persuaso di cose migliori” riguardo a loro (Ebrei 6:9). Comunque, se il terribile peccato dell’apostasia da parte dei salvati non fosse stato almeno remotamente possibile, tutti questi ammonimenti non avrebbero avuto senso.
Leggi 1 Corinzi 10:1-12. I Corinzi si erano vantati della loro libertà cristiana e di possedere dei doni spirituali; nondimeno molti di loro vivevano ad un livello molto basso. Essi, evidentemente, confidavano nella loro “posizione” e nei privilegi dell’Evangelo. Paolo li ammonisce che, a causa del peccato, i privilegi si possono anche perdere e cita l’esempio degli Israeliti. Gli Israeliti erano stati liberati in modo soprannaturale della terra d’Egitto per mezzo di Mosè e, di conseguenza, accettarono Mosè come loro giuda alla Terra Promessa: il passaggio nel mar Rosso fu un segno del loro abbandonarsi alla sua guida.
Durante il viaggio, essi furono adombrati dai simboli soprannaturali della presenza di Dio, e la nuvola e il fuoco, che li guidavano; inoltre, dopo averli tratti fuori dall’Egitto, Dio li sostenne con cibo e bevanda provveduti in modo soprannaturale. Tutto questo significava che gli Israeliti erano nella grazia, cioè nel favore di Dio ed in comunione con Lui.
Ma “una volta in grazia sempre in grazia” non si avverò per loro; perché la strada fu segnata dalle tombe di coloro che furono colpiti per i mormori, la ribellione e l’idolatria. Il peccato spezzò la loro comunione con Dio e, di conseguenza, scaddero dalla grazia. Paolo dichiara che questi avvenimenti sono stati scritti per mettere in guardia i cristiani dalla possibilità di perdere, attraverso il peccato, i più elevati privilegi celesti.

L’equilibrio scritturale

Le rispettive posizioni dottrinali dei calvinisti e degli arminiani sono contenute nelle Scritture. Il calvinismo esalta la grazia di Dio come la sola fonte di salvezza, e così fa la Bibbia; gli arminiani insistono sulla libera volontà e responsabilità dell’uomo, e così fa la Bibbia. La soluzione esatta consiste nell’evitare gli estremismi non scritturali di entrambe queste opinioni e nell’astenersi dall’aderire all’una per reagire agli estremismi dell’altra. Perché, quando si assume una posizione di reazione nei confronti di una dottrina, si cade nell’errore opposto, da un estremo si va all’altro estremo, con conseguenze negative. Ad esempio, insistere troppo sulla sovranità e la grazia di Dio nella salvezza può portare a condurre una vita moralmente trascurata, per le semplice ragione che il credente, indotto a credere che il suo modo di vivere e di condursi non ha nulla a che vedere con la sua salvezza, non si curerà di controllarsi. D’altra, insistendo troppo sulla libera volontà e responsabilità dell’uomo, in reazione al calvinismo, si può arrivare alla schiavitù del Legalismo. Illegalità e legalismo sono due estremi da evitare. Quando il predicatore Finney si trovava a prestare la sua opera in una comunità nella quale si era insistito troppo sulla grazia, insisteva fortemente sulla dottrina della responsabilità dell’uomo. Quando teneva una riunione in una comunità nella quale si era insistito troppo sulla responsabilità e sulle opere dell’uomo, metteva in rilievo la grazia di Dio. Se lasciamo i misteri della predestinazione e ci mettiamo all’opera per ottenere la conversione del popolo, non saremo travagliati da tale questione. Wesley era arminiano e Whitefield calvinista, ma entrambi condussero migliaia di persone a Cristo.

Dei pii predicatori di estrazione calvinista, come Spurgeon e Finney, hanno predicato la perseveranza dei santi in modo tale da scoraggiare la trascuratezza. Essi avevano cura dei santi in modo tale che, poiché un vero figliuolo di Dio perseverava sicuramente fino alla fine, se qualcuno non perseverava c’è da mettere in dubbio la sua rigenerazione! Se qualcuno non si attiene alla santificazione, disse Calvino, farebbe bene a mettere in dubbio la sua elezione.
Ci troveremmo sicuramente davanti ad un ostacolo se volessimo indagare le profonde verità della prescienza di Dio e del libero arbitrio dell’uomo; ma se ci atteniamo alle esortazioni pratiche della Bibbia ed adempiamo i chiari doveri che ci sono stati imposti, non sbaglieremo: “Le cose occulte appartengono all’Eterno, al nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi” (Deuteronomio 29:29).

In conclusione, reputiamo che non sia saggio fermarsi a lungo sui pericoli della vita cristiana, si dovrebbe piuttosto insistere sui mezzi della sicurezza: la potenza di Cristo come Salvatore, la fedeltà dello Spirito che dimora in noi, la certezza delle promesse divine e l’immancabile efficacia della preghiera. Il Nuovo Testamento insegna una vera “sicurezza eterna” assicurandoci che, nonostante la debolezza, le imperfezioni, gli impedimenti e le sofferenze esteriori, il cristiano può essere sicuro e vittorioso in Cristo, e può esclamare con l’apostolo Paolo:
“Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Com’è scritto: Per amor di te siamo messi a morte tutto il giorno; siamo stati considerati come pecore da macello. Ma, in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati. Infatti sono persuaso che né morte, né vita, né angeli, né principati, né cose presenti, né cose future, né potenze, né altezza, né profondità, né alcun’altra creatura potranno separarci dall’amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Romani 8:35-39).
Myer Pearlman
Francesco La Manna
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Charles Spurgeon era calvinista, non un ipercalvinista, anche se faceva parte delle chiese battiste d’Inghilterra. Benché portasse avanti le sue teorie calviniste, aveva grande stima per i “buoni predicatori”. Uno di questi era l’amico americano Dwight L. Moddy, un arminiano pentecostale. I due si conobbero in Inghilterra, dove Moody stava predicando in varie parti della Gran Bretagna. Moody volle andare ad ascoltare Spurgeon da vicino, al Tabernacle di Newington di Londra. Inaspettatamente Spurgeon che aveva sentito parlare di Moody, gli offrì il suo pulpito e Moody si trovò a predicare di fronte a 6000 persone. Fatto molto insolito per un tipo come Spurgeon, ma lo fece. I due fino alla morte si sono rispettati come due buoni amici, l’uno stimava l’altro più grande di se stesso. Le teorie sulla predestinazione non furono un ostacolo, né causa di litigio. Entrambi sapevano che nell’altro c’era lo Spirito Santo che agiva con potenza e amore e, rimandarono al Padre celeste i “segreti inspiegabili” della Sacra Scrittura; in quanto per i fini della salvezza e per i fini dell’Evangelizzazione, non erano importanti.

Charles Spurgeon, Billy Graham, Luis Palau, Charles Finney, John MacARTHUR, Jonathan Edwards, Benjamin B.Warfield, Martyn Llodan-Jone, Richard Baxter, Matthew Henry, Thomas Watson, George Whitefield ecc. Questi uomini sono stati e sono, aderenti alle idee di Calvino.

David Wilkerson, Smith Wigglesworth, George O. Wood, D. A. Carson, David Grant, John Wesley, Osvald Smith, Jimmy Swaggart, D. L. Moody, J. Oswald Sanders, G. Campbell Morgan, Charles E. Greenway, Pantida Ramambai, Elizabeth Prentiss, Oswald Chambers ecc.
Questi uomini sono stati e sono, aderenti alle idee di Arminio.

Questi due gruppi: sono lo 0000,1 di tantissimi predicatori che hanno predicato con potenza e ripieni di Spirito Santo. Eppure un gruppo credeva a Calvino e un altro gruppo credeva in Arminio. Ma anche fra di loro non c’è stata mai un ostacolo riguardo a dottrine che potevano in qualche modo offendere il nome del Signore. Erano modi di pensare differenti su alcuni passi (molto oscuri) della Sacra Scrittura che, non ostacolavano il cammino della santificazione e dell’Evangelizzazione. Questi uomini facevano i fatti, le chiacchiere le lasciano agli altri.
Francesco La Manna
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