
La domanda è di grande attualità perché le nostre comunità, in generale, sono ricolme di giovani conquistati all’Evangelo per mezzo di varie iniziative o come risultato dell’attività fedele delle Scuole Domenicali. Questa presenza massiccia di giovani fa elevare al Signore un inno di gratitudine poiché dimostra tutta la vitalità del “risveglio evangelico pentecostale”, dopo ottantacinque anni di testimonianza in Italia.
Questa bella realtà, inoltre, annulla una teoria tanto cara ad alcuni predicatori pessimisti, i quali hanno affermato, considerando le difficoltà di vario genere sorte nell’ambito del “pianeta pentecostale”, che ogni risveglio muore dopo la prima generazione, cristallizzandosi come denominazione. Teorizzare è facile sulla scorta delle esperienze di altri movimenti e di altri risvegli, ma Dio sia benedetto che”… il piano dell’Eterno è quello che sussiste” (Proverbi 19:21).
Il Signore non è condizionato dalle nostre teorie umane, Egli ha un programma da adempiere e lo completerà. Crediamo con tutto il cuore che, nonostante gli inevitabili mutamenti dei tempi e delle circostanze, Dio adempie le Sue promesse verso tutti coloro che L’amano e nutrono una sola ambizione: onorarLo, rendendoGli tutta la gloria.
I PERICOLI DA EVITARE
Tuttavia, bisogna riconoscere che esistono dei pericoli e delle difficoltà per le differenze di pensiero e di metodo tra generazioni, che possono creare una frattura. Queste insidie devono essere evitate nell’amore di Cristo e nella guida dello Spirito Santo. I pericoli più comuni dai quali bisogna guardarsi sono i seguenti:
a. L’estremismo. Talvolta, la mancanza di comprensione sia da parte dei meno giovani verso i più giovani che viceversa, crea il tremendo rischio di stabilire dei compartimenti stagni in seno alla comunità. E’ stato molte volte ripetuto che la Chiesa di Gesù Cristo non è divisa in chiesa dei bambini, chiesa dei giovani e chiesa degli adulti. La tendenza alle specializzazioni, tanto diffusa nella nostra società, crea gli stessi problemi nella comunità cristiana. Se è vero che la Chiesa è la famiglia di Dio, allora una famiglia che si rispetti è costituita da persone anziane, mature, giovani e fanciulli, i quali convivono amabilmente cercando di adempiere il proprio ruolo nell’interesse comune della famiglia, per creare un’atmosfera preziosa di comprensione e di serenità. Per questo, nessuno può chiudersi in se stesso, né ignorare o competere con l’altro: non occorre competizione ma collaborazione;
b. Uno spirito di giudizio. “Non giudicate affinché non siate giudicati», affermava Gesù. Spesso, invece, gli adulti giudicano i giovani attribuendo loro esperienze cristiane superficiali, mentre i più giovani, dal canto loro, accusano i più anziani di mentalità gretta e ormai superata. E’ normale che ogni generazione critichi duramente la precedente, ma si tratta di solito di un’analisi superficiale ed avventata, in quanto per criticare chi è vissuto prima di noi dovremmo immedesimarci nell’ambiente storico, sociale e religioso dell’epoca e dovremmo poter rivivere le loro stesse esperienze.
Nonostante le limitazioni, inevitabili per ogni generazione, nel caso delle nostre comunità non è possibile alcuna critica negativa, in quanto anche i probabili errori e punti di vista eventualmente riduttivi, e talvolta fondati perfino su una interpretazione letterale della Scrittura, erano manifestati in perfetta buona fede nella certezza di rendere cosa grata a Dio.
I giovani possono avere moltissimi mezzi di informazione che i pionieri del movimento pentecostale non hanno mai avuto. Esistono oggi Scuole Domenicali, corsi biblici e pratici, incontri giovanili, raduni, studi biblici locali, diverse pubblicazioni di carattere dottrinale ed infine l’Istituto Biblico Italiano, a carattere nazionale, tutti strumenti sconosciuti ai credenti di un’epoca diversa.
D’altra parte, esiste spesso la mancanza di comprensione da parte dei più anziani nei confronti dei giovani, che oggi vivono in un mondo tanto diverso da quello nel quale hanno trascorso la loro giovinezza. Oggi, la società tanto permissiva produce delle “tentazioni” che altre generazioni non hanno mai affrontato. Basti pensare, ad esempio, alla diffusione della pornografia e della droga, alla totale indifferenza a regole etiche e morali che in altri tempi erano ritenute norme da seguire e da attuare.
Questa situazione in cui versa la società attuale deve spingere gli anziani più che a giudicare piuttosto ad “informare” i giovani di oggi sui veri pericoli spirituali, morali e sociali che incombono su di loro, per incoraggiarli a considerare che “Il timor dell’Eterno è fonte di vita e fa schivare le insidie della morte” (Proverbi 14:27). E’ forse utile ricordare che per “timore” non s’intende un sentimento di paura ma piuttosto “rispetto reverenziale”, che consiste in un sentimento profondo capace di spingere ad una condotta retta e improntata a sani principi morali.
UNO SPIRITO D’INDIFFERENZA
Questa attitudine si manifesta talvolta con una malcelata forma di superiorità, che spinge gli appartenenti a generazioni diverse ad ignorarsi a vicenda. Se questa rappresenta una pericolosa “frattura” dei rapporti sociali, è assolutamente inammissibile nella comunità cristiana, dove, secondo la Scrittura, siamo membra l’uno dell’altro” (Romani 12:5).
Per i cristiani evangelici di fede pentecostale questa realtà è ancora più attuale. Proprio nel capitolo della prima epistola ai Corinzi dedicato ai carismi dello Spirito Santo è detto: “…tutte le membra del corpo, benché siano molte, formano un unico corpo, così ancora è di Cristo. Infatti noi tutti abbiam ricevuto il battesimo di (da) un unico Spirito per formare un unico corpo, e Giudei e Greci, e schiavi e liberi (e potremmo aggiungere e vecchi e giovani, uomini e donne, ricchi e poveri, istruiti ed illetterati, N.d.R.); e tutti siamo stati abbeverati di (da) un unico Spirito. E’ infatti il corpo non si compone di un membro solo, ma di molte membra” (I Corinzi 12:12-14).
RUOLI DIVERSI
Esistono, secondo le indicazioni della Sacra Scrittura, ruoli diversi nella comunità cristiana. Il ruolo dei giovani, infatti, si manifesta almeno in tre aspetti:
a. visione
“… i vostri giovani vedranno delle visioni, …” (Atti 2:17). E’ evidente che il testo richiama alla mente un intervento divino.
In senso lato, però, il termine si riferisce ad un’idea ben precisa da attuare nella guida del Signore. I giovani nella comunità cristiana possiedono questa visione che li spinge ad avventurarsi in iniziative sempre nuove, utilizzando mezzi e strumenti che spesso i più anziani non utilizzerebbero, al fine di testimoniare dell’Evangelo di Cristo.
Iniziative talvolta rivoluzionarie dal punto di vista umano, sono risultate benefiche per la diffusione dell’Evangelo. Pensiamo ad esempio alle Radio Evangeliche locali o ai programmi televisivi, che forse non esisterebbero senza l’aiuto e l’entusiasmo dei più giovani, i quali si sono impegnati in queste attività.
Naturalmente, la “visione” di iniziative evangelistiche ed edificative deve corrispondere alla norma biblica:”… ogni cosa sia fatta con decoro e con ordine” (I Corinzi 14:40). Per decoro s’intende “con proprietà, in modo proprio, con dignità”, in antitesi al “modo improprio”, indecoroso ed indegno della condotta pagana. Ad esempio, le stravaganze musicali, che talvolta sono considerate indispensabili per attirare all’Evangelo un certo ambiente giovanile, travalicano il confine del “dignitoso” e del “proprio”, in quanto si vogliono copiare le mode musicali “all’ultimo grido”, mentre il cristiano dovrebbe sempre ripetere con Nehemia: “sto facendo un gran lavoro, e non posso scendere …” (Nehemia 6:3). La nostra dignità di credenti in Cristo non può abbassarsi al livello di intrattenimento mondano;
b. L’azione
In Atti 5:6 è scritto riguardo ad Anania, colpito a morte per la sua falsità: “I giovani, levatisi, … portatolo fuori, lo seppellirono”. La paura e lo sgomento avevano preso possesso dei presenti dinanzi all’immediato castigo di chi aveva ardito introdurre tra i credenti il “cancro” dell’ipocrisia e della menzogna. I giovani, però, si mostrarono pronti e decisi all’azione, senza essere punto intimoriti dalla inaspettata e tristissima circostanza. Questa è un’interessante lezione che ci parla del ruolo dei giovani, sempre pronti ad agire, praticamente, per dei problemi che i più anziani, bloccati dall’emozione, a volte non riescono a risolvere con tempestività. Occorreva liberarsi al più presto di quella triste testimonianza di infedeltà per ristabilire l’atmosfera della rettitudine e della fedeltà a Dio. Con il loro atto, quei giovani vollero dimostrare l’impegno e la certezza del loro ruolo, che era quello di essere diligenti e ferventi per mantenere alto il livello spirituale della loro comunità.
E’ necessario riconoscere il ruolo dei giovani nelle chiese, per garantire quel clima spirituale pratico che fa dei credenti un esercito di volontari, “specializzati” nel mantenere alto il livello etico della fede secondo “Tutto l’Evangelo”;
c. La certezza
L’entusiasmo dei giovani permette loro quel santo ottimismo tanto necessario nella comunità cristiana: “Giovani, v’ho scritto, perché siete forti, e la Parola di Dio dimora in voi, e avete vinto il maligno”. Così affermava Giovanni apostolo, ormai vegliardo, scrivendo, ispirato dallo Spirito Santo, ai suoi giovani fratelli.
La certezza della vittoria viene dalla presenza continua della Parola di Dio nei credenti: “Io ho riposto la Tua Parola nel mio cuore per non peccare contro di te” (Salmo 119:11 ), così affermava Esdra e questa funzione della divina Parola è l’unico “deterrente» contro l’avversario.”Così la fede vien dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo” (Romani 10:17).
Questa fede è certezza, e sembra che i giovani cristiani, in virtù del loro innato ottimismo, possano essere usati da Dio per infondere fede e certezza nei fratelli più avanti negli anni, in modo da vedere attuate le promesse di Dio.
I DOVERI
Perché il ruolo dei giovani sia di benedizione alla comunità è anche necessario che essi ricordino i loro doveri nei confronti dei più anziani:
Il richiamo all’umiltà
“… voi più giovani, siate soggetti agli anziani …” (I Pietro 5:5).E’ un testo con il quale i meno giovani sfidano i giovani, richiedendo loro una “cieca sottomissione” ed una assoluta “soggezione”, sottintendendo che, se questa non si manifesta, i giovani sono dei “disordinati” e, forse, hanno realizzato soltanto un’esperienza superficiale con Dio. Il testo, però, non è una minacciosa esortazione, ma piuttosto una paterna riflessione, in quanto il termine “siate soggetti” si deve intendere non in senso “schiavistico”, ma in senso di ubbidienza illuminata. Infatti, Gesù, il Divino Insegnante, prima ci ammaestra e poi ci chiede di ubbidire: “Se sapete queste cose, siete beati se le fate” (Giovanni 13:17);
IL richiamo alla saggezza“Esorta parimente i giovani ad essere assennati, dando te stesso in ogni esempio di opere buone; mostrando nell’insegnamento purità incorrotta, gravità, parlar sano, irreprensibile, …” (Tito 2:6-8). L’apostolo Paolo ricorda a Tito, certamente più anziano dei giovani della comunità che curava, quanto sia importante l’assennatezza, cioè la saggezza, la prudenza, l’equilibrio nei vari aspetti della vita cristiana; “assennatezza” che deve essere prima di tutto dimostrata dai meno giovani, affinché possano insegnarla ai più giovani con l’esempio. La “prudenza” e l’equilibrio cristiani toccano le diverse componenti dell’esperienza con il Signore.
1. “Insegnamento puro”, la sana dottrina non può essere presa alla leggera, con superficialità e senza riflessione, ma deve essere meditata profondamente, accettata totalmente, perché viene dal Signore stesso che, per lo Spirito Santo, l’ha fissata nella Sacra Scrittura per essere tramandata fino a noi.
2. “Parlar sano”, talvolta i credenti si esprimono con un linguaggio improprio per un cristiano, usando parole e frasi divenute d’uso popolare, ma che, spesso, rasentano il volgare. La Parola di Dio è molto precisa al riguardo: “né oscenità, né parole sciocche o volgari, che sono cose sconvenienti; …” (Efesini 5:4; Vers. N.R.). Questo non significa che i cristiani devono essere dei musoni, ma che i loro “motti di spirito” devono evitare lo sciocco, il volgare e l’equivoco. Un’altra versione rende il testo come segue: “Non si manifesti oscenità, parlare sciocco, o scherzo grossolano e volgare” (NIV). Quindi i giovani cristiani dovrebbero evitare ogni forma di “goliardia”, cioè quello spirito di spensierato, superficiale e dissennato, tanto simile a quello che anima coloro che, senza alcun senso di responsabilità, pensano che l’esistenza umana si identifichi unicamente con lo svago sciocco ed inutile;
Il richiamo alla fratellanza
Il rapporto fra generazioni non può essere fondato sulla superiorità o sulla sufficienza degli uni verso gli altri. Paolo apostolo scrivendo a Timoteo lo incoraggia ad esortare: “i giovani, come fratelli; … le giovani, come sorelle, …” (I Timoteo 5:2).
Il concetto di fratellanza consiste nel “rapporto che intercorre fra fratelli, ma è anche un’amicizia affettuosa e leale e una comunanza di ideali e di intenti”. I più giovani non possono fare a meno degli anziani, le generazioni che si susseguono debbono necessariamente integrarsi in vista del benessere comune e, nel caso specifico della comunità cristiana, per il raggiungimento del triplice scopo della vita cristiana che è: il culto a Dio “in ispirito e verità”, l’evangelizzazione di coloro che sono ancora “lontani” e l’edificazione dei credenti.
Questi tre richiami all’umiltà, all’assennatezza ed alla fratellanza devono essere considerati da tutti i cristiani, senza differenza di età, di sesso e di condizione sociale, perché non si deve mai perdere di vista una sconvolgente verità, fondamentale per la fede cristiana: “… siete tutti figliuoli di Dio, per la fede in Cristo Gesù. Poiché voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina; poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:26-28).
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