Una squadra di calcio femminile, comprendente cinque giocatori transgender, sta dominando la stagione nella Premier League Women’s Division australiana. Lo scorso weekend, il Flying Bats FC ha riportato la loro vittoria più schiacciante: un epocale 12-0, in un campionato in cui ogni partita è risultata vincente. I gol segnati nel complesso da questa squadra “particolare” sono stati ben 59, con appena tre reti subite.
Il caso era venuto alla luce già alcuni mesi orsono grazie a un servizio del Daily Telegraph. Il quotidiano aveva appreso dai dirigenti del club che i genitori di alcune giocatrici avevano ritirato le figlie per ragioni di sicurezza. Secondo quanto appreso, le atlete non si immaginavano affatto che si sarebbero iscritte al torneo per giocare assieme a giocatori transgender nati maschi.
Nel frattempo, comunque, il Flying Bats si è aggiudicato un premio partita di 1000 dollari australiani. In un match disputato nei mesi scorsi, conclusi con il punteggio di 10-0 (ovviamente per il Flying Bats…), sei reti su 10 sono state segnate da uno dei giocatori transgender.
C’è chi sostiene che il Flying Bats, sostenuto dalla Pride Football Australia, dovrebbe invece giocare in partite miste che includono uomini e donne. «Le nostre ragazze sono qui per giocare per divertimento e si aspettano di giocare nella competizione femminile. Non si sono iscritte a una competizione mista», rimarca fuori dal coro un dirigente senior del club. «Alcuni genitori erano così preoccupati che non avrebbero lasciato giocare le loro figlie», ha aggiunto. «È stato così scoraggiante per loro vedere l’enorme differenza di abilità: [i giocatori transgender, ndr] stanno facendo faville».
Kirralie Smith, portavoce di Binary Australia, ha detto al Daily Telegraph che la lega calcio sta mettendo a rischio le giocatrici. Smith ha riferito che ad alcune ragazze è stato intimato di non lamentarsi o di non rinunciare per protesta, per evitare ripercussioni. Il presidente del Flying Bats, Jen Peden, al contrario, ha difeso i successi del club, affermando che il team è a favore dell’inclusione e che «le donne trans appartengono alla competizione femminile perché è il genere con cui si identificano».
«In quanto club, il Flying Bats è fortemente a favore dell’inclusione e siamo orgogliosi del gioco sicuro, rispettoso e corretto, della promozione di una comunità di supporto per le giocatrici, i dirigenti e i sostenitori Lgbtqia+ e dei significativi benefici per la salute fisica, sociale e mentale che la partecipazione allo sport porta, in particolare ai membri emarginati della comunità Lgbtqia+. Siamo un club che valorizza allo stesso modo i propri giocatori cisgender e transgender», ha affermato Peden. «Sosteniamo fermamente le linee guida della Commissione australiana per i diritti umani per l’inclusione di persone transgender e di genere diverso nello sport», ha aggiunto, sottolineando che sono ormai 20 anni che nel club militano giocatori transgender.
Un portavoce di Football Nsw, la federazione calcistica del Galles del Sud, ha dichiarato al Daily Telegraph che la lega è «orgogliosa di essere in prima linea nello sviluppo di politiche inclusive per lo sport in Australia e opera all’interno del quadro giuridico esistente, inclusa la legislazione antidiscriminazione».
Si torna così all’ormai noto paradosso degli sportivi transgender: ostinandosi a trattare in modo uguale soggetti diversi, si provoca una discriminazione più stridente della (vera o presunta) ingiustizia che si vuol sanare. E con la scusa del voler emancipare le persone “non binarie”, si apre un nuovo buco nero di discriminazioni contro le donne che, persisterà, fino al giorno in cui pressoché tutti avranno il buon senso di riconoscerle per quello che sono: ingiustizie allo stato puro.
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