Quando complottismo e patologia vanno a braccetto

La pandemia da Coronavirus ha scatenato le teorie più fantasiose. C’è chi parla di un piano internazionale per stabilire un regime militare mondiale, chi di un complotto ordito per decimare l’umanità, chi sostiene che il virus sia una Fake news per imporre restrizioni e censure, chi (come molti gruppi religiosi) credono addirittura che a provocare la pandemia sia stato Satana.

Nessuno ovviamente si pone il dubbio che questo virus possa essere stato provocato dalla scelleratezza dell’uomo che, rovinando l’ecosistema e devastando gli equilibri naturali, possa aver generato la pandemia. Altrimenti dovremmo parlare di complotti tutte le volte che il mondo ha dovuto fare i conti con le pandemie, dalla Peste Nera all’Ebola, passando per l’Influenza Spagnola o la Febbre Gialla.

Lo scopo di questo articolo è capire cosa spinge una persona a credere che dietro a certi avvenimenti a cui non riusciamo a dare una spiegazione si nasconda chissà quale complotto, piuttosto che accettare la realtà così come si presenta e così come si è sempre presentata nella storia.

Il complottismo è un un movimento popolare che spinge le persone a credere che i maggiori avvenimenti della storia siano frutto di un complotto organizzato e gestito da gruppi di controllo. Questi gruppi vengono individuati di volta in volta nella Massoneria, nei Gesuiti, negli Ebrei, nei Satanisti o perfino in entità aliene. Lo scopo secondo i complottisti sarebbe sempre lo stesso: sottomettere la popolazione allo scopo di arricchirsi o trarne vantaggi e profitti di ogni tipo.

Il difetto dei complottisti, che siano credenti o non credenti, è quello di non avere prove di quanto ipotizzano, ma solo supposizioni con le quali trasformano gli eventi più rilevanti della società in veri e propri piani mossi alle spalle di una popolazione dormiente, e dunque inconsapevole. Le teorie del complotto infatti non hanno una sola prova che ne confermi la plausibilità, ma solo convinzioni.

Questo può sembrare irrilevante, ma non lo è affatto, perché sono le prove a tracciare linee di demarcazione tra bufale e verità. Sappiamo benissimo, per esempio, che le prove sono determinanti in un processo, senza le quali qualsiasi persona, per quanto sia accusata di gravi reati, verrebbe assolta. Le grandi teorie del complotto invece non si assolvono mai, si moltiplicano, “crescono” con l’aggiunta di “nuovi dettagli”, prima oscurati dai gruppi di controllo.

Lo scienziato Ted George Goertzel considera il complottismo una problematica psicologica che attanaglia il complottista, che spesso ha difficoltà a relazionarsi con il prossimo, non si fida di nessuno e vede congiure dappertutto, come un paranoico. Goertzel è giunto a queste conclusioni dopo aver condotto uno studio su 347 cittadini. “Il complottista crede a più complotti ma non è quasi mai convinto di una sola teoria; nonostante ciò le sposa tutte. È spesso di classe socioeconomica medio-bassa ed il suo credo politico è ininfluente” – scriveva Goertzel.

Il complottista non si basa su prove di fatto per sostenere le sue teorie e questo finisce per generare altre teorie, una più assurda dell’altra, in una catena di Sant’Antonio che non si spezzerà mai. Una ricerca interessante in merito è quella condotta da Virem Swami e Rebecca Coles intitolata “The truth is out there” (La verità è lì fuori): la ricerca ha evidenziato che alcuni disturbi paranoici, scatenati da eventi personali, possono condurre un individuo a manifestare tendenze nel credere “al grande complotto”, senza contare che per natura l’uomo tende sempre a cercare spiegazioni a tutto ciò che è ignoto.

L’ignoto spaventa, perché mette a repentaglio le nostre sicurezze, quindi si cerca di dare una spiegazione a tutto ciò che avviene intorno a noi. E questo vale ancora di più se la persona complottista ha abbracciato anche una fede religiosa e interpreta gli avvenimenti mondiali solo in base alle sue credenze.

Alcune realtà ci possono spaventare ma dobbiamo accettarle nella loro assurda ma plausibile esistenza. Interrogarsi è nella natura umana, così come lo è anche indagare e accertarsi del vero, ma bisogna distinguerlo dal falso. Ci può stare avere un dubbio sulle origini del Covid, ma vedere in questo virus per forza di cose un intervento di chissà quale entità oscura, umana o spirituale che sia, non è più ragionevole e socialmente accettabile di chi ancora afferma la “Terra sia piatta”.

Mario Barbato

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