Quando il fuoco diventa religione

C’è una verità che fa male, ma è ora di dirla: quella mentalità religiosa che Gesù ha pubblicamente rimproverato nei farisei, oggi la ritroviamo sotto altri nomi, ma con lo stesso spirito. Cambiano i vestiti, i pulpiti, le etichette, ma la sostanza è la stessa: un sistema che dà più importanza a come appari fuori, che a come stai dentro.

Gesù lo aveva detto chiaramente: “Guardatevi dal lievito dei farisei, dei sadducei e di Erode.”
Che vuol dire?
Vuol dire: attenti al legalismo, alla dottrina senza cuore, e alla politica che si infiltra nella Chiesa. È successo allora, e succede ancora oggi. Dio comincia qualcosa nello Spirito, l’uomo ci mette sopra le mani, e alla fine resta una religione senz’anima, una gabbia con versetti appesi alle sbarre.

Tutto inizia con un risveglio. Persone toccate da Dio, cuori accesi, vite trasformate. Ma poi arriva la paura di “perdere il controllo”, e allora ecco i regolamenti, le riunioni, le restrizioni: “Attenti, se c’è troppa grazia poi la gente si svia… se c’è troppa libertà poi si fa confusione…”
E così, invece di fidarsi dello Spirito Santo, si comincia a gestire la Chiesa come un ufficio.

Ti dicono che lo Spirito è libero… ma solo se resta nei limiti stabiliti dal “consiglio”. Ti predicano la grazia… ma poi ti fanno vivere col fiato sul collo, come se dovessi sempre dimostrare qualcosa.
E se un giorno senti che Dio ti sta chiamando fuori da quel luogo, o verso un’altra tappa del tuo cammino?
Apriti cielo.
All’improvviso sei “sviato”, “in ribellione”, “confuso”.
Come se il Signore abitasse solo dentro le loro quattro mura, e non nel tuo cuore.

Questa non è Chiesa.
Questa è religione, è ipocrisia, è controllo mascherato da zelo.
È la stessa menzogna di sempre: che Dio sia più interessato alla tua obbedienza esterna che alla tua relazione con Lui.

E non parliamo di quando trasformano usi culturali del passato in comandamenti divini.
Il velo, per esempio. Una pratica che, al tempo di Paolo, aveva un significato culturale preciso: indicava che una donna era sposata o sotto autorità del marito, come oggi potrebbe essere una fede al dito. Ma oggi viene imposto come se fosse un’ordinanza celeste.
Gesù mai ha imposto un velo. Ha tolto i veli dal cuore.

La verità è che la Chiesa non è un edificio, né un’organizzazione, né tanto meno un marchio registrato.
La Chiesa siamo noi, persone trasformate dalla grazia, che camminano nella verità e nella libertà dello Spirito.
Se in un luogo non puoi essere sincero, se devi nascondere le tue lotte per non essere giudicato, se devi fingere di stare bene per “non dare scandalo”, quello non è un luogo di guarigione: è un teatro.

E perdonatemi la franchezza, ma io so di cosa parlo.
Perché ho visto vite distrutte non dal mondo, ma dalla religione che dice di rappresentare Dio, e invece lo tiene fuori.

Ho visto persone spegnersi lentamente sotto il peso del giudizio, dell’apparenza, della pressione di “dover essere all’altezza”.
Ma il Vangelo non è questo.
Il Vangelo è Cristo in noi, la speranza della gloria. Non una lista di regole, ma una vita nello Spirito.

Marcello Donadio 


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