Quando rimani senza parole se la carità è avvolta nella generosità con quelli che non ne hanno bisogno

Un giorno una signora chiese a un ambulante: “A quanto vendete le vostre uova?” Il vecchio venditore rispose: “0.20 centesimi un uovo, signora”. La signora disse: “Prendo 6 uova per 1 euro o me ne vado”.

Il vecchio venditore le rispose: “Acquisti al prezzo che desiderate, signora. Questo è un buon inizio per me perché oggi non ho venduto un solo uovo e ho bisogno di questo per vivere “.

Lei ha comprato le sue uova a prezzo contrattato ed è andata via con la sensazione che avesse vinto. È entrata nella sua auto elegante ed è andata in un ristorante elegante con la sua amica.

Lei e la sua amica ordinarono tutto quello che volevano. Hanno mangiato un po’ e lasciato nei piatti un sacco di cibo rispetto a quello che avevano chiesto.

Così, sodisfatte, hanno pagato il conto, che era di 190 euro. Le signore hanno dato 200 euro e hanno detto al proprietario del ristorante chic di tenere il resto come mancia…

Questa storia potrebbe sembrare abbastanza normale nei confronti del capo del ristorante di lusso, ma molto ingiusto per il venditore delle uova…

La domanda che potremmo porci è: Perché dobbiamo sempre dimostrare che abbiamo il potere quando compriamo ai bisognosi? E perché siamo generosi con quelli che non hanno nemmeno bisogno della nostra generosità?

Una volta mio padre aveva l’abitudine di acquistare beni dai poveri a prezzi elevati, anche se non aveva bisogno di queste cose. A volte li pagava di più. Un giorno gli chiesi: “Perché lo fai, papà?” Così mio padre rispose: “E’ una carità avvolta nella dignità, figlio mio”. So che la maggior parte di voi non condivide questo messaggio, ma se siete persone che pensano di aver preso il tempo di leggere finora… allora questo messaggio di tentativo “di umanizzazione” avrà fatto un passo in più nella giusta direzione.”

Cerchiamo sempre di essere grati verso la vita, ma soprattutto a chi l’ha donata. Troviamo interessante che la gratitudine verso Dio non scaturisce semplicemente dalla sottomissione al suo comandamento più grande: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Piuttosto è il risultato del tempo che passa ricordando ciò che Egli ha fatto nella nostra vita. Un credente che si ferma a riflettere sull’opera di Dio nella sua vita non può fare a meno di essere sopraffatto dalla gratitudine. Essere grati in ogni cosa è ciò che Dio vuole per noi.

In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. (1 Tessalonicesi 5:18)

La mancanza di gratitudine è disobbedienza. È il peccato di egocentrismo, perché, nel migliore dei casi, denota la totale indifferenza verso la cura e, la mano attenta di Dio nelle nostre vite e, nei peggiori dei casi, è la presunzione di aver compiuto cose nella nostra vita con le nostre forze senza l’intervento di Dio.

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook