Quarta beatitudine: “Beati gli affamati e gli assetati di giustizia perché saranno saziati”

Il carattere complessivo del discepolo di Gesù nel suo rapporto con Dio si completa con la quarta beatitudine: “Beati gli affamati e gli assetati di giustizia per saranno saziati”.

Di quale giustizia Gesù sta parlando? Della giustizia puramente sociale? Assolutamente no. La giustizia di cui Gesù si fa paladino adempiendola pienamente è la giustizia di Dio, ossia la giustificazione, la corretta relazione del credente con Dio. E questa giustizia è donata attraverso la fede in Cristo , poiché egli è il termine della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono (Rom10:4). E’ interessante notare come le prime quattro beatitudini seguono una stupenda logica progressiva: coloro che sono poveri,afflitti,mansueti, sono anche affamati e assetati di giustizia. La povertà del discepolo porta il discepolo a chiedere al Signore di arricchirlo con il suo Spirito di santità. Ciò porta a soffrire per il proprio peccato e per il peccato del proprio compagno di umanità e a ingentilirsi della gentilezza di Gesù, ricercando continuamente la giustizia di Dio, la comunione con Cristo. Ecco, il discepolo è affamato e assetato di giustizia, di vestirsi del carattere morale e spirituale di Cristo. L’etica esatta da Dio che impegna il suo popolo viene radicalizzata e amata dal discepolo di Gesù, che si è messo alla sua sequela. E’ finito il tempo di creare sistemi cavillosi di pensiero interpretativo dei comandamenti divini, che hanno causato l’affermazione di un popolo di adoratori formali, che onorano Dio con le labbra, ma il cuore è ben lontano da una onesta adorazione. Adesso la legge è scritta nel cuore dei discepoli di Gesù. Egli è il loro Dio ed essi sono il suo popolo (Ger.31:33) Chi ha fame ed è assetato di giustizia sappia che è saziato qui ed ora ed avrà il completo appagamento quando il Regno dei Cieli si affermerà definitivamente.

 L’impegno etico del discepolo di Gesù non è solamente personale e privato, ma diventa anche azione sociale. Egli si impegna anche per una giustizia sociale. Chi si mette alla sequela di Gesù non può non esimersi dal lottare per la liberazione dell’uomo dall’oppressione, dalle prevaricazioni, invocando i diritti civili, la giustizia nelle aule dei tribunali, l’integrità e l’onestà negli affari. I Cristiani sono affamati e assetati di giustizia nella comunità sociale di quella giustizia che è gradita al Signore. Certamente il mondo andrà per la sua strada e non può essere completamente rinnovato, ma il discepolo di Gesù è chiamato a operare in misura di quello che realmente può fare. Ciononostante, tra i cristiani si registra un calo di appetito se non una vera e propria inappetenza. La giustizia di Dio non è un dono che lo esime dall’agire. Al contrario, il vero discepolo del Signore è continuamente affamato e assetato di giustizia: il dono della giustizia in Cristo da parte di Dio richiede una costante, appassionante azione etica in armonia con le esigenze presentate Da Gesù nel discorso della Montagna. E’ errato pensare che avere fame e sete voglia solo dire aspirare, perché l’insistente appetito del discepolo di Gesù porta necessariamente a darsi da fare, non per le sue intrinseche, naturali qualità morali, perché non ne ha, ma per il fatto che è alla sequela di Gesù.Chi si adopera intensamente, ha bisogno di una spinta interiore che extra nos, è fuori dalla natura umana,è data da quel Signore che il discepolo sta seguendo e con il quale è in continua comunione. Ecco che prepotentemente il discepolo di Gesù ha davanti ai suoi occhi la prima beatitudine: “beati i poveri in spirito, perché di loro è il Regno dei Cieli”.

“… Chi segue Cristo non vive rinunciando solo al proprio diritto, ma persino rinunciando alla propria giustizia. Con le proprie azioni e con i propri sacrifici non si acquista nessuna gloria propria. Non si può ottenere giustizia se non essendone affamato e assetato; né giustizia propria né giustizia di Dio in terra;lo sguardo del seguace è sempre rivolto alla futura giustizia di Dio, ma non può crearla lui stesso. Chi segue Gesù sarà affamato e assetato durante il cammino. Desidera perdono dei peccati e totale rinnovamento della terra e perfetta giustizia di Dio. … Colui che egli segue deve morire maledetto sulla croce… seguendo Gesù, il discepolo è beato in questo cammino perché gli sarà promesso che sarà saziato. Otterrà giustizia, non solo a parole; sarà fisicamente saziato di giustizia. Mangerà il pane della vera vita nella futura Cena con il suo Signore. E’ beato per questo futuro pane; perché lo ha già qui presente. Colui che è il pane della vita è in mezzo ai suoi discepoli, in tutta la loro fame. Ecco la beatitudine dei peccatori”.(5)

(5) dietrich Bonhoeffer- Sequela-Queriniana ed, 1971, pag.91

Paolo Brancè | Notiziecristiane.com

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