Il ruolo della religione nella politica è stato sempre controverso in America, dalla sua nascita fino al giorno d’oggi. Molte delle colonie originali furono fondate da comunità religiose in cerca di un luogo dove poter praticare la propria fede. Tristemente, troppe di queste comunità, una volta insediatesi, presero a perseguitare chi non condivideva la loro fede. I dissidenti erano visti come una minaccia non soltanto per la loro fede, ma anche per le loro istituzioni politiche.
Alcune delle colonie, Pennsylvania, Rhode Island e Maryland, iniziarono con una visione diversa, improntata alla tolleranza. Erano in fuga dall’Europa dove i conflitti religiosi conducevano alla violenza e persino a guerre che sconvolgevano la vita politica ed economica. Aspiravano a qualcosa di meglio.
Il Primo emendamento
Dopo che la Costituzione degli Stati Uniti fu scritta, molti chiesero che il governo federale si tenesse fuori dalle questioni religiose; il risultato fu il Primo emendamento, il quale recita: “Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione”.
All’inizio il Primo emendamento si applicava soltanto al governo federale, ma presto anche gli Stati (che succedettero alle colonie) si allinearono a questo principio. Allo stesso tempo molti sentivano che la religione promuoveva l’onestà e un senso del dovere essenziali per una democrazia funzionante.
L’influenza della morale cristiana
Sebbene l’America non avesse una religione ufficiale, la morale cristiana influenzava comunque le leggi e la politica. C’erano leggi che si occupavano di matrimonio, divorzio, controllo delle nascite, aborto, prostituzione, omosessualità, suicidio e altro, e tutte riflettevano le norme cristiane. Molte di queste leggi sono state avversate con successo da una visione più libertaria che pone al primo posto l’autonomia individuale e la libertà.
Nel frattempo i cristiani sensibili alla giustizia sociale aderirono ai sindacati e ai movimenti attivi nella lotta per l’ottenimento di leggi a protezione dei lavoratori, per la difesa dei diritti civili e per l’aiuto agli emarginati.
Il cambiamento è esemplificato da San Francisco, dove la go-go dance è stata legalizzata, ma il fumo all’interno è stato vietato, ragion per cui adesso ballerine e ballerini hanno il diritto di lavorare in un ambiente senza fumo. Un gran cambiamento rispetto agli anni ’50.
Religione e politica
Ci sono due estremi quando si tratta di affrontare il ruolo della religione nella politica. Uno sostiene che Dio è supremo e che i suoi punti di vista dovrebbero diventare leggi applicate dallo Stato. L’altro sostiene che qualsiasi legge motivata da valori religiosi dovrebbe essere considerata incostituzionale.
Anch’io credo che Dio è supremo, ma c’è un problema con il voler far diventare legge la sua volontà: chi decide qual è la volontà di Dio?
In Iran è l’istituzione clericale che determina qual è la volontà di Dio. Troppi leader religiosi credono di avere una linea diretta con Dio e perciò vogliono imporre i loro punti di vista agli altri. Presumono inoltre che vi sia un unico modo per adempiere la volontà di Dio. Tale arroganza è l’epitome del clericalismo.
Gli estremismi che vogliono bandire le motivazioni religiose dalla politica limiterebbero così la libertà religiosa dei credenti e ignorerebbero la storia americana. Devono ricordare il ruolo della religione e dei ministri di culto nei movimenti per i diritti civili e contro la guerra. Per molti, ispirati dai profeti ebrei, lavorare per la giustizia è un dovere religioso. Se le persone con motivazioni religiose fossero state escluse dall’attivismo per i diritti civili e da quello per la pace, i movimenti sarebbero falliti, semmai fossero sorti.
Nella politica americana abbiamo bisogno di concordare su che cosa fare, non sul perché lo facciamo. Persone diverse saranno motivate da cose diverse, soprattutto nella legislazione complessa. È così che funziona la democrazia.
Fintanto che ci atteniamo alle norme costituzionali possiamo fare pressioni per ottenere ciò che vogliamo. A volte vinceremo, altre volte perderemo. Se siamo disposti a sbarazzarci della Costituzione per fare a modo nostro, allora siamo usciti dalla politica e abbiamo abbracciato il dispotismo e la rivoluzione.
Prostituire la religione per il potere
Il nazionalismo cristiano e l’integralismo cattolico soffrono della tentazione di credere arrogantemente di essere i soli a conoscere la volontà di Dio. Il nazionalismo cristiano è la convinzione che l’America è stata fondata come nazione cristiana e dovrebbe conservare o ritrovare il suo retaggio cristiano. L’integralismo cattolico è una vecchia idea – che quando chiese e re si scontrano, la chiesa deve prevalere – applicata all’era moderna, per cui i cattolici dovrebbero occupare posizioni importanti per esercitare un’influenza religiosa sulla società.
Il desiderio di imporre la volontà di Dio può condurre all’autoritarismo. Il desiderio di essere politicamente rilevanti può indurre a prostituire la religione.
I cattolici devono ricordare che alcune delle persone coinvolte nel nazionalismo cristiano non credono che i cattolici siano cristiani. Che posto avranno nella nuova America dei nazionalisti cristiani?
I cattolici integralisti si differenziano da precedenti tentativi da parte cattolica di dominare la politica. Questo è un movimento laico, mentre in passato era il clero cattolico a voler gestire le cose. Gli integralisti cattolici sono inoltre cattolici à la carte che scelgono di ignorare gran parte dell’insegnamento sociale cattolico incentrato su lavoratori, migranti e riscaldamento globale.
Dal Concilio Vaticano II (1962-1965) la chiesa cattolica ha incoraggiato il dialogo ecumenico e interreligioso per il bene comune. Sappiamo di non avere tutte le risposte e possiamo imparare dagli altri. Le sfide e le opportunità di oggi sono troppo grandi per una visione unica e settaria. Abbiamo tutti bisogno di lavorare insieme per un mondo migliore. (Da: religionnews.com; trad.: G.M. Schmitt)
L’autore di questa riflessione è un gesuita statunitense. Il sacerdote cattolico-romano è giornalista e analista senior presso Religion News Service, ed è stato editorialista del National Catholic Reporter e già caporedattore del settimanale cattolico “America”.
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