Ricco siciliano muore e lascia eredità all’amante Vescovo

Una storia d’amore, di sesso e di denaro. Peccato che i protagonisti non siano quelli più “classici”, ma il vescovo emerito di Messina Calogero La Piana, e un ricco siciliano (ormai morto, ma che non si è voluto portare il segreto nella tomba).

Quello di Calogero La Piana è un nome altisonante nella curia siciliana, si è sempre mantenuto al di sopra di ogni sospetto, finché è stato vescovo di Messina. Tutto cambia il 24 settembre 2015 quando – inspiegabilmente – rimette il mandato pastorale della diocesi adducendo cattive condizioni di salute. Nessuno sospetta nulla. E perché mai avrebbe dovuto?

La verità, però, è un’altra: come raccontato da L’Espresso, qualche anno prima, un ricco uomo molto devoto alla Madonna, si ammala gravemente. Decide così di redigere un testamento olografo dal suo notaio con il quale nomina erede universale del suo cospicuo patrimonio un suo amico: questi dovrà vendere tutto e donare in beneficienza quanto ricavato.

In questo testamento compare, tra i beneficiari dei doni che il defunto aveva deciso di elargire qua e là, anche il vescovo La Piana. In un primo momento, a lui sarebbe dovuto andare un prezioso crocifisso in argento e corallo. Fatto sta che, un anno dopo, ormai in fin di vita, il ricco signore decide di rifare il testamento nominando erede universale proprio il monsignore ”il quale sarà tenuto ad adempiere tutti gli oneri da me indicati nel più volte citato testamento olografo’‘.

Dunque La Piana, stando alle ultime volontà del moribondo, deve vendere tutto (ma proprio tutto) e darlo in beneficienza. I maligni dicono che forse qualcosina se l’è tenuto per sé, ma non è questo il punto. Quello che interessa è perché il ricco devoto ha deciso all’ultimo di cambiare il testamento a favore di La Piana?

La risposta in un biglietto scritto direttamente da lui: «Con questa lettera voglio comunicare che ho avuto con monsignor Calogero La Piana un rapporto bellissimo di rapporti omosessuali che ho tenuto segreto per molti anni, ma penso che ora sia il caso di manifestarli, dato il caso particolare del momento in cui ci troviamo, che potrebbe farli cadere nell’oblio. Questa lettera esporla e farla conoscere in caso di necessità per non far cadere tutto nell’oblio. Gli incontri avvenivano dopo le 22 o le 22 e 30 nel mio studio e spesso è stato incontrato dai miei vicini, dopo le 22, o le 22 e 30».

Fonte

Non ci vogliamo occupare certo di gossip ma questa triste notizia, alla luce della “parola di Dio”, deve deve portarci a riflettere, perché Gesù non odia il peccatore ma il peccato; Egli ha un messaggio preciso e diretto sia agli omosessuali che ai fornicatori (come anche ai ladri, agli ubriachi, agli idolatri e così via): «Ravvedetevi e credete nell’Evangelo di Cristo, e fate frutti degni del ravvedimento» (leggi Marco 1:15; Atti 20:21; 26:20).

Questo significa che nel momento che un omosessuale o un fornicatore che vive questa situazione decide di ravvedersi e credere veramente nel Vangelo, deve smettere subito di peccare, e di fare ciò che faceva prima con il partner. Dio, infatti, è santo e ordina ai suoi figli di santificarsi!

Per cui, coloro che erano omosessuali e fornicatori, essendo stati giustificati e santificati per il sangue di Cristo  devono smettere di prestare le loro membra come strumenti di iniquità al servizio del peccato, perché i nostri corpi sono membra di Cristo e sono il tempio dello Spirito Santo.

La parola d’ordine per chi compie questi peccati è fuggire dalla omosessualità e dalla fornicazione per potere conservare il nostro corpo in santità ed onore. Gli omosessuali e i fornicatori, infatti, se non si ravvedono non erediteranno il regno di Dio, ma la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo (leggi 1 Corinzi 6:9-10; Apocalisse 21:8).  (NdR)

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