Jannah si è salvata grazie a un pescatore. Riconosciuta da uno zio ora si è ricongiunta con la madre: «Siamo pronti a fare il test del Dna. Ma io so che è nostra figlia».
Un lieto fine arrivato dieci anni dopo lo tsunami del 26 dicembre 2004. Jannah Raudhatul, che all’epoca aveva quattro anni, non era tra i 230 mila morti causati dal maremoto micidiale avvenuto al largo di Sumatra, ma i suoi genitori non lo sapevano. L’hanno ritrovata dieci anni dopo, nel 2014. Ora Jannah ha quattordici anni.
UNA ZATTERA. La forza dello tsunami ha spazzato via lei e il fratello Arif Pratama Rangkuti, mentre erano insieme ai genitori. Li ha strappati dalle loro braccia portandoli lontani dalla loro casa, nella provincia di Aceh, dove c’è stato il maggior numero di morti, 170 mila. I due bambini si sono salvati rimanendo aggrappati a una zattera di fortuna. I genitori non si erano dati per vinti e avevano continuato a cercare la bambina, sperando che qualcuno si fosse preso cura di lei.
GRATI A DIO. Così infatti è stato. Un pescatore ha preso con sé la bambina, dopo averla vista sulla zattera, e l’ha portata con sé nella sua casa, dove viveva con l’anziana madre. La signora le ha dato il nuovo nome di Weni e l’ha cresciuta per dieci anni. Fino ad oggi, quando si è ricongiunta con la sua vera madre, Jamaliah, e al suo papà: «Mio marito e io sono molto felici. Sono grata a Dio per il ricongiungimento con nostra figlia dopo 10 anni di separazione. Il mio cuore ha cominciato a battere forte quando l’ho vista. Quando l’ho abbracciata era come se non l’avessi mai lasciata, non riuscivo a smettere di piangere».
RICONOSCIUTA DIECI ANNI DOPO. Un giorno Jannah, ormai quattordicenne, stava passeggiando per le vie di Meulaboh, la città principale della provincia di Aceh, quando è stata notata da un signore, che trovava le fattezze del suo viso estremamente famigliari. Quel signore era suo zio, e non si sbagliava. «Se qualcuno dubita della nostra buona fede io sono pronta a fare anche il test del Dna», ha detto la madre naturale Jamaliah. «Per quanto mi riguarda non ho bisogno di conferme genetiche, so che è mia figlia», ha detto la donna al giornale locale Harian Terbit. L’unica cosa differente nel suo viso rispetto a quando era piccola è il colore della pelle, più scuro perché Jannah aiuta la madre “adottiva” nel suo lavoro: raccogliere conchiglie.
UN FRATELLO ANCORA LONTANO. Del fratello con il quale si trovava quel catastrofico giorno di dieci anni fa, Jannah non ha più saputo nulla. Ha detto a sua madre che le loro strade si sono divise a Banyak Island, quindi ci sono molte speranze che sia vivo anche lui, in qualche provincia dell’Indonesia. Il ragazzo ora avrebbe diciassette anni, e la famiglia è intenzionata a mettersi sulle sue tracce. Ora Jannah tornerà ad abitare con i suoi veri genitori e con un terzo fratello, Azhari, che non era stato disperso durante lo tsunami.
Tratto da: http://www.tempi.it/
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