In prigione da cinque mesi, Roya Saberi Negad Nobakht si era recata in Iran a ottobre per visitare la sua famiglia. È stata arrestata dalla polizia appena scesa dall’aereo nella città di Shiraz. Una donna con la doppia nazionalità iraniana-inglese è in carcere da cinque mesi a Teheran e ora rischia la pena di morte per aver espresso commenti su Facebook che non sono piaciuti al regime islamico guidato dall’ayatollah Khamenei e dal premier “riformista” Hassan Rohani.
INSULTI ALL’ISLAM. Roya Saberi Negad Nobakht si era recata in Iran a ottobre per visitare la sua famiglia. È stata arrestata dalla polizia appena scesa dall’aereo nella città di Shiraz e accusata di aver espresso «insulti alle santità islamiche» e di essersi «scontrata con la sicurezza nazionale».
All’origine dell’accusa ci sarebbero due post pubblicati su Facebook da Roya in cui affermava che «l’Iran è un paese troppo islamico» e ossessionato dalla sicurezza. Il processo non è ancora iniziato ma la donna rischia la pena di morte.
LA NOTIZIA. La notizia è stata pubblicata ieri dai giornali inglesi dopo che il marito, Daryoush Taghipoor, che ha vissuto insieme alla moglie diversi anni a Stockport, ha parlato di quanto avvenuto ad un amico di famiglia inglese.
Quest’ultimo ha chiesto aiuto al parlamentare locale, Andrew Stunell, scrivendogli: «Io le devo chiedere, su basi umanitarie e nel rispetto della giustizia, di fare ogni possibile pressione sul governo inglese affinché faccia tutto il possibile per il rilascio di una cittadina britannica innocente». La storia è comprovata dall’Indepedent, che ha preso visione del documento di accusa che ha portato all’incriminazione di Roya.
REGIME ISLAMICO. In Iran Facebook, Google e Twitter sono vietati ed è possibile connettersi ai social network solo attraverso server illegali. La censura è all’ordine del giorno e la polizia controlla che per strada un rigido codice morale e di vestiario introdotto dagli ayatollah venga rispettato. Ogni riferimento critico verso il potere e l’islam può portare alla pena di morte. Solo nel 2013, secondo stime al ribasso, sono state giustiziate 687 persone, un aumento del 16 per cento rispetto al 2012.
Fonte: http://www.tempi.it/
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