Se la priorità del Parlamento è una legge liberticida

In questo momento di grave emergenza, sociale, sanitaria ed economica del paese, con un aumento della disoccupazione, della povertà e con una legge di bilancio, ancora da scrivere, e importantissima per far fronte alle vere emergenze del paese, invece di occuparsi di norme che aiutino le famiglie ridotte in povertà, di assicurare insegnanti di sostegno ai nostri figli disabili, di garantire il diritto al lavoro per chi ha di fronte lo spettro del licenziamento, cosa vede come priorità questo Governo e relativa maggioranza? Il passaggio, questa settimana, della Proposta di legge Zan (PDL) sulle discriminazioni per la cosiddetta “omotransfobia” cioè la controversa legge sulla omofobia, lesbofobia, bifobia e la transofobia, nell’assordante silenzio dei mass media e delle TV. Ebbene, in questa  PDL, il legislatore non definisce le fattispecie di reato in essa previste, come vorrebbe la civiltà giuridica di qualsiasi Paese democratico, lasciando alla magistratura e alla polizia ampi margini di discrezionalità: la proposta di legge  introduce nel nostro ordinamento giuridico concetti ambigui e fumosi come “genere” e “identità di genere”, “autopercepiti” fluidamente dal soggetto interessato, e totalmente avulsi da ogni dato biologico oggettivo e reale. Chiunque sosterrà pubblicamente che ogni bambino ha bisogno di un padre e di una madre potrà facilmente essere tacciato di omotransfobia e condannato a un anno di carcere (se dirige un’associazione gli anni diventano 6). Si creerà un clima di paura e autocensura. Si metteranno sotto processo le intenzioni, si calpesteranno le libertà costituzionali di espressione e di religione (non si potrà citare la Bibbia o il Catechismo dove condannano gli atti omoerotici). Anche l’emendamento proposto dall’On. Zan oggi per il quale la punibilità scatta quando vi sia “il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti” rappresenta solo fumo negli occhi. Era ovvio dall’inizio che non sono teoricamente punibili le opinioni “non istigatorie” quando non c’è pericolo di “discriminazione”. Il punto, infatti, è che praticamente tutto può rientrare nel concetto di “istigazione alla discriminazione”, inclusa l’espressione di opinioni che mirano ad avere una sia pur minima influenza sui destinatari. Ad esempio, chiunque pubblicasse una petizione contro le adozioni gay o l’utero in affitto o la mamma che consigliasse alla figlia di non sposare un bisessuale…

Non esiste, come ci dicono, un’emergenza sociale per “omotransfobia”: l’OSCAD, l’osservatorio del Ministero dell’Interno preposto a monitorare atti discriminatori, dal 10.9.2010 al 31.12.2018, ha ricevuto una media annua di 26,5 “segnalazioni” (cioè non casi accertati) di discriminazione per orientamento sessuale, principalmente da associazioni LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, transessuali, queer, intersessuali, asessuali ecc…). Tra l’altro, i giuristi sanno bene che questa legge è inutile perchè il nostro ordinamento giuridico già punisce (con eventuali aggravanti nel caso di motivazioni futili) qualsiasi atto discriminatorio e/o violento verso qualsiasi persona, quale che sia la sua condizione.

Una proposta di legge discriminatoria
Al contrario di quanto vuol farci credere la vulgata, è la pdl Zan in se stessa ad essere ingiustamente discriminatoria.
Innanzitutto, perchè crea una categoria speciale, privilegiata, di persone distinte sulla base del proprio privato orientamento sessuale, in violazione del concetto basilare di uguaglianza fra tutti i cittadini: già accade che in alcune Regioni il vaccino per il papillomavirus, dopo una certa età, venga offerto gratuitamente solo agli omosessuali. Gli altri se lo devono pagare. Un domani un licenziamento o uno sfratto potranno essere puniti per “omotransfobia”, mentre lo stesso atto nei confronti degli etrosessuali sarà giudicato solo in base alle norme comuni di diritto civile o del lavoro.

In secondo luogo, la Pdl Zan è misogina e sessista, ingiustamente discriminatoria verso le donne, cui non riconosce il diritto alla specificità e agli spazi protetti, a beneficio dei trans che si “percepiscono” donne, ma sono uomini biologici. Nei Paesi in cui sono in vigore norme anti omotransfobia non si contano le violenze e gli stupri che le donne subiscono da maschi che si dichiarano donne, nelle carceri, nei bagni e negli spogliatoi femminili, come Karen White, alias Stephen Terence Wood, in Inghilterra, un trans di 52 anni  che ha ammesso di aver aggredito sessualmente delle donne in una prigione femminile e di aver violentato altre due donne fuori dal carcere. Tanto è vero che negli USA, l’accesso ai rifugi femminili è stato vietato ai trans dal dipartimento HUD (preposto alla gestione dei rifugi per donne povere), a causa dei numerosi stupri: è stato accertato che tra i senza dimora girava la voce: «Se vai nel rifugio e dici di sentirti donna, ti fanno dormire con le donne e ti fanno anche fare la doccia con loro».

A maschi, con i tessuti connettivi maschili, l’apparato muscolare e scheletrico maschile, viene permesso di gareggiare nelle competizioni agonistiche femminili: in America, più di 300 atlete di alto profilo hanno firmato una lettera chiedendo alla NCCA (Consiglio superiore dell’atletica) di preservare un “campo di gioco equo e uniforme”: permettere ai maschi di competere negli sport femminili elimina la connessione tra lo sforzo di una atleta e il suo successo. Persino il dipartimento federale dei diritti umani americano ha dichiarato che far partecipare uomini transgender a competizioni sportive femminili viola profondamente i diritti umani delle donne. A Jesolo (Venezia) l’11 e il 12 settembre scorso, Valentina Petrillo, un trans (Fabrizio), ha vinto la medaglia d’oro nei 100, 200 e 400 metri ai campionati italiani femminili di atletica leggera.

Valentina Petrillo (alias Fabrizio) l’atleta transgender

Una proposta di legge volta alla propaganda ideologica nelle scuole
L’art.5 del testo unificato in questione istituisce “la giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transofobia” che comporterà celebrazioni pubbliche nel mondo della cultura e in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado. Inoltre, secondo l’art.6, si attuerà una “strategia nazionale triennale per la prevenzione e il contrasto della discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere” – alias corsi di propaganda ideologica – per i media, nelle carceri, nel mondo del lavoro, nella sicurezza e nella pubblica istruzione (per la qualcosa sono stanziati 4 milioni di euro ogni anno).

Perciò i nostri bambini saranno indottrinati secondo l’ideologia di genere: gli si insegnerà fin dalla più  tenera età a  scegliere a quale genere appartenere tra le dozzine disponibili (secondo alcuni esistono 58 opzioni di genere, secondo altri sono molte di più). I generi sono fluidi e intercambiabili durante tutta la vita. Con evidente e ipocrita contraddizione, però, se uno – liberamente – cerca aiuto per contrastare le proprie tendenze omosessuali viene perseguitato, lui e i professionisti che fossero disposti ad assisterlo (vedere il caso di Luca di Tolve).

Un milione e 800 mila euro ben spesi
Intanto, in attesa della discussione e votazione sulla PDL Zan, mentre il nuovo Dpcm di Conte ci impone nuovi limiti alla libertà di circolazione e chiude cinema e teatri, a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, apre la Quadriennale di arte contemporanea ispirata al FUORI, Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano: un milione di euro (dei contribuenti) dal Ministero, più altri 800 mila euro da aziende di Stato come Eni e Terna, per promuovere ancora una volta l’ideologia gay e queer.  La mostra  è aperta fino alle 20 (quando bar e ristoranti chiudono alle 18). Come scrivono gli organizzatori,  « è un riconoscimento degli approcci femminili, oltre che femministi, delle ricerche nell’ambito queer e degli immaginari gender fluid nella storia dell’arte contemporanea, con un esplicito omaggio all’esperienza del FUORI!, la prima associazione per i diritti degli omosessuali, formatasi agli inizi degli anni Settanta» (forse non tutti ricordano che l’arte del FUORI! consisteva – per esempio – nel ritrarre Giovanni Paolo II che crocifiggeva un uomo sotto il cartiglio “omosessuale”, al posto di “Inri”).

Perchè i mass media e le TV non informano la pubblica opinione su queste derive? Perchè  non c’è alcun pubblico dibattito sulla pdl Zan che il nostro Governo considera una priorità?

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