Sfigurata in viso…

Perché era successo proprio a lei? Cosa aveva fatto di male? Non avrebbe potuto magari avere un problema in una parte diversa del suo corpo? Eppure no, era così, sfigurata in viso e ogni volta che si specchiava rimaneva basita.

In un giorno di estate Erika era a casa. Aiutava la madre a stendere i propri panni. Lei era una ragazza bellissima, ma con un problema, che le causava molti complessi. I compagni di Erika la prendevano continuamente in giro, e lei si rifugiava nel suo tenero orsetto Kitty. Aveva un problema che le sfigurava il viso. I suoi genitori stessi non erano “sereni”. Pensavano che forse sarebbe stato meglio abortire. Quello stesso giorno che Erika stava aiutando la mamma, ci fu una ragazzina della sua età che la vide sul balcone. Quella bambina le gridò via dal balcone chiedendole la possibilità di conoscersi. Erika sorrise, e chiese alla madre il permesso di scendere per potere conoscere quella nuova amichetta. Sua madre approvò: Erika era felicissima, finalmente avrebbe avuto una amica che la apprezzava, non la criticava. Non riusciva ancora a credere che qualcuno la volesse conoscere. Si presentarono.

“Mi chiamo Erika” – esordì la piccola.
“Io mi chiamo Eleonora” – rispose l’amichetta.
“Cosa hai nel viso?” – continuò Eleonora
“ho una malattia … Nessuno mi vuole … Non so cosa si prova ad avere amici, tutti mi prendono in giro…” rispose tristemente Erika.
Ascoltando quelle parole, Eleonora si commosse e chiese ad Erika di diventare amiche e di vedersi anche ogni giorno.
“Certo!”- rispose Erika “e tu quanti amici hai?” – continuò.
Eleonora rispose: “A dire il vero anche io non ho amici. Ho un problema…”
Erika, sempre più incuriosita, chiese direttamente quale fosse il suo problema…
“ho il cancro” – rispose piangendo Eleonora.

Erika la incoraggiò a non piangere. Che da quel momento avrebbe avuto una amica e lei l’avrebbe fatta sorridere. Eleonora era felicissima. Si conoscevano da meno di dieci minuti, ma già si era instaurato un rapporto di profonda amicizia. Erika era emozionata: per la prima volta aveva una vera amica! Passarono altri due anni, ed entrambe le ragazze avevano 17 anni ciascuno.

Un giorno, Erika era giù, aspettava che Eleonora scendesse giù come al solito, come ogni giorno… ma Eleonora non veniva …

Dopo un po’, arrivò rincasando il padre di Eleonora, ed Erika lo fermò chiedendo spiegazioni. Eleonora era molto grave e avevano dovuto portarla in ospedale. Erika costrinse i suoi a farsi accompagnare in quell’ospedale. Tre giorni dopo Eleonora se ne era andata via…

Vi fu il funerale, Eleonora venne riposta nella tomba di famiglia, ma Erika giorno per giorno era la, davanti quella tomba. Piangeva la sua amica. Faceva colazione pranzo e cena li davanti. Dopo qualche giorno, si rese conto che la sua non era una vera vita e che non poteva continuare così: prese una decisione “drastica”. Erika pensò di suicidarsi proprio nello stesso luogo dove aveva conosciuto Eleonora, sotto casa sua. Prese un coltello e si accoltellò. La madre, rincasando, cercava la figlia dappertutto, fino a che non la vide distesa per terra esanime con il coltello piantato nello stomaco. La madre rimase impietrita. Cominciò a prendersi a schiaffi per le cose brutte che aveva pensato per sua figlia. Nel frattempo Erika sul pavimento cominciò a scuotersi, ancora era viva. Forse c’era ancora qualche speranza. La presero la portarono in ospedale, dove subito le diedero soccorso. Per fortuna, la forza della ragazza, abbastanza esigua, non aveva permesso alla lama di creare un grosso danno. Il dottore la fasciò per bene. Quando poi la ragazza riprese conoscenza, si ritrovò in quel letto, davanti ad una finestra. Era sola e non aveva ancora visto i suoi genitori, ma si accorse che l’orsetto Kitty era là, forse lasciato dalla mamma. Lo prese, si ricordò di quando due anni prima non riusciva ad avere amiche, e di come Eleonora le avesse dato forza di continuare. Dietro l’orsetto, si accorse che Kitty aveva un piccolo rotolino attaccato al collo, una sorta di piccola pergamena. Lo prese, sciolse quel rotolo e finalmente lesse… era un messaggio di Eleonora.

“Forse quando lo leggerai non ci sarò più. Ma non importa, perché la mia esistenza è stata riempita dal tuo amore. Hai tanto da potere dare agli altri. Promettimi che cercherai di andare avanti e di consolare la vita di qualche altra persona che ha bisogno di affetto. La tua Eleonora”

Erika lesse attentamente. Era impietrita. Aveva trovato un senso alla sua esistenza: il suo prossimo. Posò la lettera facendosi cadere le braccia sul letto e nello stesso momento entrò una donna anziana con una bimba che aveva un arto paralizzato.
Erika mormorò fra se e se: “Forza Erika, la vita continua”!

Storia riadattata da internet

Tratto da una storia vera | accademiajeshuaeuropa.it

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