Siamo sicuri che nella nostra vita sventola il vessillo di Dio?

Una notizia sfuggita a molti lettori ma che merita di essere conosciuta per come il protagonista si è attivato per la ricerca della verità dopo una lunga serie di lamentele pervenute dai cittadini e dalle contraddizioni riferite dai propri impiegati. Carlos Tena, sindaco di Chihuahua (Messico) ha elaborato un piano per verificare personalmente i comportamenti dei propri dipendenti verso i bisognosi. Il Primo Cittadino è conosciuto per la profonda sensibilità verso gli indigenti e la lotta alla giustizia sociale soprattutto perché lui è il primo a offrire personalmente sostegno alle persone in difficoltà che si rivolgono direttamente a lui. Carlos Tena ha deciso di travestirsi rendendosi irriconoscibile da disabile e si è presentato all’Ufficio della Direzione per lo Sviluppo Sociale, chiedendo aiuto.

 

Il Sindaco si è trovato a dover incassare un rifiuto e certamente non si aspettava tale risposta e profondamente deluso si è recato in ulteriori uffici di assistenza e ha chiesto in ultima analisi di poter parlare con il Sindaco delle città, ma le risposte furono le medesime. Dopo l’ennesimo rifiuto il Sindaco, fra lo sconcerto degli addetti, ha svelato la sua vera identità liberandosi dai travestimenti e da lì a poco ha indetto una riunione, dove è stata data lettura a un decalogo della “Buona Persona” su come trattare i bisognosi che si recano in Comune per ricevere assistenza.

 

La verità è che ogni uomo parla tramite le proprie azioni e conseguentemente decidiamo se essere una buona testimonianza o una cattiva realtà. Possiamo vestirci di benignità, possiamo rivolgerci ad altri con parole dolci o caritatevoli, specie se siamo in pubblico e vogliamo mettere in mostra le nostre qualità affinché chi ci osserva ci possa approvare. Possiamo anche mascherare la vera natura agli uomini ma non possiamo prendere in giro Dio né mostrarci per ciò che non siamo.

 

Dio è il Nostro Padrone, il Nostro Titolare esattamente come quei dipendenti con il Sindaco, il quale si è sempre raccomandato di trattare bene i bisognosi, esattamente come Dio ordina nelle Sacre Scritture. Se per un Primo Cittadino costituisce una sofferenza l’apprendere che i collaboratori della sua città trattano male o ignorano i poveri, tanto più infinita può essere la sofferenza di Dio nell’assistere al disinteresse dei Suoi figli verso le fasce più deboli? E non importa che siano convertiti o no!

 

Non sappiamo cosa possa avvenire in seguito ma certamente possiamo comprendere che ogni nostro intervento sarà vissuto e visto come una buona o cattiva dichiarazione.

Dio ci ha lasciato i comandamenti ma uno primariamente eccelle: “Amate il vostro prossimo come voi stessi”! Il vostro prossimo e non quello di qualcun altro; il NOSTRO come noi stessi.

 

“Siate dunque imitatori di Dio, perché siete figli da lui amati; e camminate nell’amore come anche Cristo vi ha amati e ha dato se stesso per noi in offerta e sacrificio a Dio quale profumo di odore soave” Ef. 5:1-2

 

L’amore ovviamente non lo dimostriamo soltanto riempiendo la mano tesa o porgendo la borsa della spesa ma accogliendo la loro richiesta d’aiuto materiale o spirituale, interessandoci come amici di Gesù al loro benessere, essendo sacerdoti uniti nella preghiera per loro e con loro, manifestando il privilegio di appartenere a Cristo e come tali essere benedetti e beneficiati gratuitamente di salvezza ed è nostro dovere condurli tramite lo Spirito Santo all’arrendersi completamente a Gesù.

 

Sorge una domanda, “Siamo imitatori di Gesù come scrisse nella Prima lettera ai Corinzi? O ci lasciamo travolgere e coinvolgere da quelli che sono i costumi e gli usi umani, perché dare una risposta negativa rappresenta una pressione troppo forte nei confronti dei nostri simili? Facciamo sempre ciò che è buono e giusto nelle situazioni difficili? Ognuno risponderà secondo la propria coscienza ma soprattutto si porrà dinanzi a Dio.

“Siate miei imitatori, come anch’io lo sono di Cristo” 1°Corinzi 11.

 

Tanti altri aspetti potremmo portare alla luce affinché diventino spunti d’innovativa riflessione, ma il vero senso del nostro vissuto ha come denominatore un solo aspetto “Chi rappresentiamo nella nostra vita”? Dio ci benedica insieme

 

Lella Francese

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