Spiritualità per stare bene

Sempre più professioni si interessano al ben-essere dell’uomo, senza fare riferimento ad un’antropologia riguardo l’uomo e il senso della vita. Psicologi e psicoterapeuti a buon mercato, Life coach, Counselor, Mental trainer, mediatori di benessere, Guru della consapevolezza, sembrano incarnare il desiderio dell’uomo di stare bene, adottando approcci senza un’autentica visione della vita umana, né principi antropologici e scientifici. «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete» (Mt 7 12, 15-16). Con queste parole Gesù mette in guardia dall’avere uno spirito critico a riguardo di chi professa il bene altrui. E’ chiaro che non bisogna fare dell’erba un solo fascio ma, come psicologo e psicoterapeuta e cristiano devo ritenere, con umiltà, che ogni approccio al ben-essere deve essere caratterizzato da molta cura, premura e attenzione alle diverse sfaccettature dell’essere uomo. In ogni approccio all’essere umano deve trovare posto non solo la dimensione biofisica, sociopsicologica ma anche quella spirituale (P. Riccardi, Parole che trasformano, psicoterapia dal vangelo, ed cittadella Assisi, 2016).

Una certa cultura occidentale, che tende a privilegiare la materialità, ha dato molta più importanza al corpo e alla psiche. Questa limitata e riduttiva visione dell’uomo, senza dimensione spirituale, spesso ci chiude nella gabbia della sofferenza e del dolore. Nella dimensione spirituale si trova sempre un senso del vivere nonostante tutto. La dimensione spirituale, espressa clinicamente come “dimensione noetica” (Frankl, teoria e terapia della nevrosi, ed. Morcelliana, Brescia, 2001) dallo psichiatra Viktor Frankl, si configura come mezzo attraverso la quale ogni persona è capace di andare oltre se stessa, elevandosi al di là dei condizionamenti, biologici, psicologici e sociali e di superare e affrontare qualsiasi forma di sofferenza. Gesù disse: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: «Spòstati da qui a là», ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile» (Mt 17:20). E’ chiaro che il discorso è figurato ma esplicitamente chiaro nel comprendere la potenza della concezione spirituale dell’uomo. Senza una considerazione spirituale della vita, la sofferenza diventa un destino crudele dove ci si sente costretti a vivere passivamente, dannando i giorni della propria esistenza. Noi ricordiamo questo assunto ogni qual volta, nel Vangelo leggiamo: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio» (Mt, 4,5). Alludendo al pratico, al quotidiano, e perché no, anche ad una certa materialità, ma Gesù va oltre affermando, che tutto quanto possa esistere deve trovare riscontro nella dimensione spirituale. Senza spiritualità la persona è chiusa in se stessa e lotta contro il suo stesso dolore. Una lotta che si tramuta in comportamenti nevrotici, espressi in conflitti interni, che trovano manifestazione nella paura della vita e di “essere” se stessi. Come reagire, quando, nel bel mezzo della nostra vita, scopriamo di avere la paura di vivere e tutto non ha senso, tutto appare inutile e ci sentiamo depressi e afflitti dal dolore? È necessario far appello alla capacità di trovare un significato, insito nella dimensione spirituale, che riempie la vita in pienezza, nonostante una sofferenza. Dio dà un senso alla nostra vita, per questo il salmista prega «chi segue la propria strada, senza riferimento a Dio, vive senza orientamento e nel pericolo di morte (Cfr. Sal 16,11- 119,15) e Giobbe afferma: …anche nella prova più dolorosa troverò un conforto …perché so che non ho rinnegato la parola di Dio (Gb 6,10).

Pasquale Riccardi

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