STOP ai corsi gender in Trentino

Con una specifica e apposita circolare, datata 28 dicembre 2018, l’assessore alle politiche sociali della provincia di Trento, Stefania Segnana, ha deciso una sospensione delle discusse lezioni sull’”educazione alla relazione di genere”, già tenute in 24 istituti locali negli anni scolastici precedenti. Alla base di questa decisione, condivisa anche con altri esponenti della giunta, c’è essenzialmente una cosa, e cioè la volontà di fare piena chiarezza sui contenuti di corsi che, presentati come argine al bullismo nelle scuole, parrebbero celare altre finalità.

«Si ritiene necessario», ha infatti spiegato l’assessore nella sua circolare, «verificare la piena coerenza dei contenuti educativi dei percorsi con le aspettative delle famiglie rispetto ai valori che la nuova giunta intende perseguire». Non l’avesse mai fatto o, meglio, scritto: dal fronte progressista è subito partito un diluvio di critiche per quella che è stata definita una decisione da Stato etico, priva di motivazioni fondate e basata solo sullo spauracchio dell’“inesistente” teoria del gender.

Ora, su quest’ultimo aspetto ci si permette in questa sede di sorvolare dato che, se da un lato si può anche convenire sulla non codificazione di una singola teoria del gender, dall’altro la continua esaltazione anche mediatica di un filone genderista – riconducibile, in sintesi, all’irrilevanza del dato biologico in favore di quello della preferenza individuale nella definizione dell’identità sessuale di ciascuno – è cosa talmente palese da non abbisognare di alcuna dimostrazione.

Per quanto riguarda invece la supposta carenza di motivazioni alla base della sospensione dei corsi “educazione alla relazione di genere”, viene da chiedersi: ma davvero si trattava solo di un’iniziativa per educare gli studenti al rispetto e, quindi, priva di qualsivoglia contaminazione ideologica? Non si direbbe. Tanto che, per capire come stanno davvero le cose, basta uno sguardo anche superficiale ai report relativi a queste attività.

A pagina 25 del resoconto delle lezioni svolte nell’anno 2016/2017, per esempio, si leggono frasi come: «La cultura tradizionale di tipo patriarcale […] è una cultura che si fonda su una asimmetria di potere tra uomini e donne che legittima disuguaglianze e discriminazioni, una fra tutte la violenza di genere». Tesi che mal si conciliano, per usare un eufemismo, con i tassi di violenza sulle donne dei Paesi nordeuropei, ben più elevati di quelli riscontrati in Italia. Poco dopo, poi, il documento rivela un dettaglio clamoroso, e cioè che i primi a bocciare i corsi sospesi sono in realtà stati gli stessi alunni, specie i ragazzi: «Nelle classi a predominanza maschile si percepisce una certa resistenza da parte degli studenti ad affrontare tematiche di genere».

Se a questo si aggiungono le perplessità manifestate, a suo tempo, anche da diversi genitori dei ragazzi, si capisce come l’intervento di sospensione dei corsi sull’”educazione alla relazione di genere” tutto sia stato fuorché un fulmine a ciel sereno. Ovviamente questo particolare, che in verità proprio particolare non è, sui media anche locali non è stato in alcun modo sottolineato. Si è preferito piuttosto attaccare l’assessore Segnana e difendere lezioni la cui utilità oggettiva stessa, a ben vedere, rimanere un mistero.

Infatti, a fronte della poc’anzi ricordata demonizzazione della cultura tradizionale, quali sono state – nelle scuole in cui questi progetti sono stati effettuati – le riduzioni del fenomeno del bullismo? Quali statistiche assicurano cioè l’efficacia dei corsi “educazione alla relazione di genere”, che proprio gratis non sono, dato che impegnano una spesa di 60.000 euro annui? A queste domande, curiosamente, nessuno ha dato risposta. Con la conseguenza che è davvero difficile non cogliere finalità ideologiche nella promozione di quelle lezioni, che chi governa il Trentino, alla luce di quanto detto, ha fatto non bene, bensì benissimo a sospendere.

Giuliano Guzzo | notizieprovita.it

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook