Strategia nazionale per il contrasto delle discriminazioni sull’orientamento sessuale

Gli episodi di discriminazione diretti nei confronti delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender) sono in aumento rispetto al passato, in molti ambiti sociali, tra cui quello scolastico. Con l’obiettivo di contrastare questi episodi, l’UNAR (Ufficio Nazionale Anti-Discriminazioni Razziali) ha individuato, con il benestare del Comitato dei Ministri Europeo, e della Presidenza del Consiglio dei Ministri, una strategia nazionale da applicare in quattro ambiti strategici: il lavoro, la scuola, i social, carceri e servizi di sicurezza.

Relativamente all’ambito della scuola, le misure comprendono la “comunicazione di informazioni oggettive sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, per esempio nei programmi scolastici e nel materiale didattico, nonché la fornitura agli alunni ed agli studenti delle informazioni, della protezione e del sostegno necessari per consentire loro di vivere secondo il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere”, a partire dalla prima infanzia (asili nido).

Tra gli obiettivi della strategia, sono citati: “ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT”, “favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni”, “contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli dei genitori omosessuali”.

Gli obiettivi vengono infatti raggiunti mediante un programma formativo (opuscoli “Educare alla diversità a scuola”) per gli insegnanti e per gli studenti, nei quali sono presenti alcune perplessità. Sin dalla scuola primaria infatti, si suggerisce di presentare la realtà LGBT come normale. Viene suggerito infatti di:

  • promuovere negli studenti la conoscenza della diversità, mostrando dei modelli attraverso la letteratura, il cinema o delle lezioni condotte da ospiti esterni. L’insegnante dovrebbe cercare di scegliere libri (o suggerire film o serie televisive) in cui ci siano uomini e donne, così come famiglie, diversi dallo stereotipo da pubblicità;
  • non usare analogie che facciano riferimento a una prospettiva etero-normativa (cioè che mostri che l’eterosessualità sia l’orientamento “normale”)
  • non dividere gli studenti in base al sesso biologico (ragazzi e ragazze)
  • nell’elaborazione dei compiti, inventare situazioni che facciano riferimento a una varietà di strutture familiari ed espressioni di genere. Per esempio: “Rosa e i suoi papà hanno comprato tre lattine di tè freddo al bar. Se ogni lattina costa 2 euro, quanto hanno speso?” Oppure: “Dario vuole fare una torta per la nonna. Nella ricetta originale vengono indicati 200 gr di farina. Se Dario vuole raddoppiare la ricetta, quanta farina dovrà usare?”

Il modulo educativo per i docenti contiene anche diverse FAQ (esempi di domande e risposte per la discussione in classe), tra cui:

D: Perché alcuni individui sono attratti da persone dello stesso sesso?

R: Per la stessa ragione per cui altri individui sono attratti da persone del sesso opposto. Questa attrazione, emotiva, romantica e/o sessuale, viene chiamata “orientamento sessuale”. Non è noto cosa determini l’orientamento sessuale, sebbene la ricerca degli ultimi decenni abbia cercato delle spiegazioni sociali, genetiche, ormonali, culturali. Quello che la maggior parte degli scienziati condivide in merito è che non si tratta di una scelta, né di una malattia e non è modificabile in nessun altro modo. In genere l’orientamento sessuale, sia etero che omosessuale, emerge tra la media infanzia e la prima adolescenza. Quindi potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “perché alcuni individui sono attratti da persone del sesso opposto?”. 

D: Come si diventa gay o lesbiche?

R: Non si diventa gay o lesbiche, allo stesso modo in cui non si diventa eterosessuali. L’identità sessuale è formata da diverse componenti. Una parte fondamentale di questa identità è costituita dall’orientamento sessuale, cioè dall’attrazione emotiva, romantica e/o sessuale, verso gli individui del proprio sesso o di quello opposto. Nel caso in cui si sia attratti da individui del proprio sesso, o di quello opposto. Nel caso in cui si sia attratti da individui del proprio sesso, si può poi accettare tale orientamento e assumere una identità sessuale gay o lesbica o negare tale orientamento e non assumere una identità omosessuale, pur avendo desideri affettivi e sessuali di natura omosessuale. Quindi potremo ribattere alla domanda chiedendoci: “come si diventa eterosessuali?”.

D: L’omosessualità è una scelta?

R: Non è una scelta, come non è una scelta l’eterosessualità. Qualcuno di voi ricorda di avere scelto a un certo punto di essere eterosessuale o omosessuale? Quello che le persone omosessuali possono scegliere è accettare il proprio orientamento omosessuale e, quindi, sviluppare un’identità omosessuale serena e assertiva, in cui tutti i diversi aspetti della propria personalità possano convivere in maniera armonica e integrata, o rifiutarlo per pregiudizi di ordine morale, sociale, religioso. Quindi potremmo ribaltare la domanda chiedendoci: “l’eterosessualità è una scelta?”.

In conclusione, sebbene l’omosessualità venga presentata come “normale”, esistono fonti scientifiche secondo le quali l’omosessualità e la disforia di genere siano imputabili a un alterato ambiente familiare (per esempio, l’assenza del padre e un carattere dominante della madre, potrebbe far identificare il bambino nella madre, favorendo lo sviluppo di omosessualità – viceversa per le bambine). Il manuale di psichiatria DSM-5 non include l’omosessualità e la disforia di genere tra i disturbi psichiatrici, ma ciò non toglie che le basi psicologiche alla base non debbano essere indagate. L’UNAR suggerisce la promozione della conoscenza della realtà LGBT sin dalla prima infanzia, presentandola come “normale”. Se da un lato questo potrebbe ridurre i fenomeni di bullismo e discriminazione, dall’altro lato presentare l’omosessualità o la disforia di genere come una variante normale dello sviluppo a bambini non in grado di discernere la propria identità potrebbe fortemente influenzarne la crescita e la psicologia. I bambini infatti potrebbero sentirsi attratti dal modello presentato e, spinti dalla curiosità, decidere di identificarsi in esso. La strategia nazionale promossa dall’UNAR potrebbe rappresentare quindi un serio rischio per lo sviluppo dell’identità di genere dei bambini e degli adolescenti, contribuendo, insieme a molti altri input presenti nella nostra società, a confondere e mettere in discussione l’identità dell’individuo.

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