Credevo dimenticato l’odiato pomeriggio. L’atroce fitta mi lacerava il ventre. Un sordo dolore diede vergogna. La mano cattiva premeva sulla bocca allora piccina. Grida soffocate coprivano lo squallore di pochi minuti…
Poche parole silenziose, colme di dolore, di vergogna e di frustrazioni, buttate su un quaderno, dopo un soliloquio intimo. Una sofferente analisi, una risposta di speranza per superare la vicenda traumatica, mai denunciata in sede penale né nell’ambito famigliare per il timore di non essere creduta, ingiuriata e giudicata una “poco di buono”. Che siano donne, uomini, bambini, le violente esperienze sessuali si ripercuoteranno nel tempo dando libero accesso al senso di distruttività con cui tenteranno di replicare a se stessi e verso la vita. Occorreranno anni prima che possano riacquistare fiducia, stima e rapporti stabili; dubbi, diffidenza, paure, incertezze … costelleranno i loro passi esistenziali e le ferite rimarranno scolpite anche se cicatrizzate.
Servirà a poco la solidarietà dell’opinione pubblica, dei mass media o dei familiari stessi; per quanto solidali e positivi e nel contesto spontaneamente indignati per l’oltraggio attuato, la gente assimila notizie di tali “fattacci” manifestando disgusto mentre un dolore simile a una morsa stringe lo stomaco; lo stesso immaginario, intuendo i patimenti delle persone colpite s’immedesima collocando il bersaglio innocente nella parte più intima del cuore colmo di amore. Infinita lunghe fasce di cronache nere, messi in atto dai tanti carnefici o malauguratamente troppo spesso da gruppi di scellerati vessatori, privi di freni inibitori, le cui innate malvagità umane di aggressione li conducono al sopruso. Vigliacchi senza scrupoli, narcisisti e masochisti, i cui malsani bisogni trovano sfogo nel dominare attraverso gli stupri.
Individui che utilizzano comportamenti di coercizione tramite l’intimidazione, la costrizione o la forza, arrogando autorità nel negare i diritti di scelta, imponendo controllo su soggetti fragili, e indifesi. Le convinzioni stimolanti degli aggressori sono la pretesa di essere potenti come Dio, di essere grandiosi oltre ogni confine, per ottenere piacere nell’annientare le volontà dei soggetti schiavizzando e convertendoli in oggetti affinché, possano essere oltraggiati, essendo privi di connotazioni umane.
Questi scellerati individui, deformati cognitivamente, arroganti, mitomani, deficitari di empatia, il cui narcisismo emerge, autogiustificano i loro odiosi comportamenti distorcendo la realtà a loro favore, colpevolizzando i martiri per legittimare le proprie azioni brutali. L’esteso concetto della società è che gli atti di abuso o di stupro siano da addebitare a estranei, in verità la maggior parte delle brutalità sono commesse da persone conosciute: amici, colleghi, familiari, partner o ex-partner. L’antitesi che sostiene il “mito straniero”, trasmette un messaggio totalmente falso e infondato, nella fattispecie una violenza sessuale commessa da qualcuno noto alla vittima non sia stupro.
Da un’indagine UE del 2016, in merito agli atteggiamenti di violenza, il risultato è un elemento inquietante: l’11% degli intervistati sostiene che se la violenza è perpetrata da una persona conosciuta non dovrebbe risultare illegale. Ancor più preoccupante sono i dati pervenuti negli ultimi cinque anni dalla Direzione centrale di polizia criminale. Ogni 131-132 minuti viene presentata una denuncia all’autorità giudiziaria, una media giornaliera di 11 reati tra stupri e abusi, più di 300 fascicoli ogni mese. Drammi di centinaia e centinaia di persone violate, in prevalenza donne e ragazze.
“Noi sappiamo che siamo da Dio, e che tutto il mondo giace sotto il potere del maligno. “1°Giov. 5:19” |
La tesi per cui ciò che indossa una donna, può indurre un uomo all’insana volontà di violentarla, deriva da stereotipi radicati sulla sessualità maschile e femminile. La realtà conferma: le donne divengono oggetto delle depravazioni umane mentre indossano qualsiasi tipo di abbigliamento! Nessun tipo di abbigliamento può essere considerato un’intesa provocatoria per sfogare i propri istinti animali. Lo stupro è un atto di odio, è violare e profanare l’intimità; rendere all’impotenza il proprio simile è un atto la cui matrice ignobile è sterile. Quindi non è un atto di eroismo ma di pusillanimità.
Benché la società attuale sia incline verso la direzione della violenza, all’opposto vi è una propensa ricerca di pace e di fratellanza, di azioni benevoli anche dai giovani.
Sensibilizzare richiamando alla non violenza sin dall’infanzia è un primo passo per riuscire ad ottenere una generazione matura e consapevole del rispetto umano e di tutti i principi.
“Figli, ubbidite ai vostri genitori in ogni cosa, poiché questo è gradito al Signore.
Padri, non irritate i vostri figli, affinché non si scoraggino.” Col. 3: 20 – 21
I genitori sono i primordiali riferimenti, pertanto devono addestrare le funzioni di comportamenti civili per impartire, tramandare e dimostrare i sani principi e come tali devono esercitare un’ attenzione costante di controllo affinché i propri figli possano inserirsi nel contesto comune senza violarne i diritti altrui.
Un ulteriore lavoro lo svolge la scuola; oggi più che mai gli insegnanti oltre a svolgere la propria professione, sono impegnati a educare i giovani, a renderli responsabili nell’optare di operare all’interno della società, considerando l’uso della violenza condannabile e soprattutto accompagnandoli verso gli obiettivi dei futuri orizzonti della comunità , le cui caratteristiche di non violenza si distinguono da atteggiamenti dei coetanei o dalle figure emulate e divulgate dai vari video giochi , la cui violenza è presente in tutta la sua ambiguità.
Ovviamente anche la collettività ha il suo compito, nella veste d’interlocutori sociali, abbiamo il dovere di realizzare e gestire rapporti codificati secondo regole normalmente umane e cristiane. L’educazione alla non violenza richiede la partecipazione e quindi l’esercizio di gesti concreti di mitezza, bontà, indulgenza, delicatezza, leggerezza, rispetto, tutela, salvaguardia e difesa dei propri simili in equilibrio con se stessi.
Certamente difficile prospettare un disegno di non violenza, di serenità e di rispetto famigliare, laddove quotidianamente i giovani assistono a una spirale di violenza domestica .Un terreno pericoloso, incerto in un clima di terrore caratterizzato da cicliche tensioni e aggressioni sfogate sui propri congiunti e se madre, è vissuto come attacco relazione mamma- bambino, bambina. Nei fanciulli spettatori e a volte protagonisti alla violenza sulla madre, si configureranno turbamenti complessi che si ripercuoteranno nelle conseguenti reazioni emotive, cognitiva e relazionale e potenzialmente vi è il rischio di metamorfosi in un soggetto di trasmissione intergenerazionale della violenza.
“Insegna al ragazzo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio non se ne allontanerà” Prov. 22:6
Lella Francese
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui