Svizzera. Dopo il cambio di sesso “sprint”, ora si forza il dibattito sulle terapie di conversione

In Svizzera, dopo l’entrata in vigore dal 1 gennaio della norma che prevede la possibilità per chiunque di ‘cambiare’ con procedure velocissime il proprio sesso all’anagrafe civile, ora le forze socialiste, liberali e verdi stanno forzando la mano per approvare il divieto assoluto delle terapie di conversione e criminalizzarne le pratiche.

Il divieto delle cosiddette terapie di conversione è il più recente dibattito socio-politico, ma il testo a cui si sta pensando potrebbe limitare le attività delle chiese cristiane. Dopo il referendum del settembre 2021 che ha legalizzato il matrimonio gay, compresa l’adozione di bambini e la donazione di seme per le coppie lesbiche, ora i parlamentari nazionali sono pronti a discutere un’altra legge per proteggere la comunità LGBTI.

In Svizzera, il Cantone di Basilea è stata la prima regione a vietare le “terapie di conversione”, portando il dibattito su scala nazionale. Finora, infatti, liberaldemocratici, verdi e socialdemocratici hanno già espresso il loro sostegno a tale legge, che potrebbe influenzare il modo in cui le chiese con una storica comprensione cristiana della sessualità offrono sostegno alle persone attratte dallo stesso sesso. Per gli evangelici svizzeri il divieto danneggerebbe la libertà personale delle persone, mostrando tutta l’opposizione possibile a norme che limiterebbero anche e fortemente la libertà religiosa nel paese. Tra l’altro, in tutta la Svizzera sono in vigore linee guida etiche professionali emanate da associazioni psicologiche ufficiali che sanzionano la cattiva condotta e quindi non sarebbe necessaria una legge aggiuntiva.

Tuttavia, già le norme recentemente approvate ed entrate in vigore su spinta delle lobby LGBTI si stanno dimostrando assolutamente prive di senso. Infatti, grazie alla procedura ‘sprint’ e semplificata del cambio di sesso dello scorso 1 gennaio, proprio a meno di un mese dall’entrata in vigore, il 29 gennaio un sessantenne maschio di Lucerna ha ottenuto il cambio di sesso anagrafico, senza dover presentare alcun certificato medico, al solo scopo di anticipare di un anno l’assegno della pensione.

La nuova procedura, infatti, consente il cambio di sesso anagrafico dopo un semplice colloquio di non più di dieci minuti con i funzionari degli uffici comunali che devono accertare non tanto la veridicità delle dichiarazioni, quanto la sua reale capacità di intendere e volere. Dopo di che, pagati i 72 franchi della tassa di registrazione anagrafica, si può passare da maschio a femmina in un batter d’occhio. Sono queste esemplari e pacchiani abusi, totalmente consentiti dalla legge, che fanno temere a ragione di possibili forti limitazioni per la libertà religiosa, la libertà di scelta personale e anche la libertà delle chiese di poter continuare ad affermare la realtà biblica e biologica della sessualità maschile e femminile.

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