TESTIMONIANZA DI MICHELE SOLIMENE

Non avevo la forza di aprire la porta della Chiesa.
Ho trentasette anni, e sono di Torre del Greco, città in provincia di Napoli. Avevo circa otto anni quando i miei genitori si convertirono a Cristo Gesù, e come ogni figlio di credente evangelico iniziai a seguire l’insegnamento biblico insieme ad altri bambini della mia età.

In casa nostra regnava la pace, si parlava sempre di Gesù, un Gesù vivente che poteva salvare e compiere miracoli. Un estate ero al mare con i miei genitori, e mentre giocavo con altri miei cuginetti sulla sabbia, fui punto sotto ad un piede da una siringa sospetta.

I miei genitori, molto preoccupati, dietro consiglio del medico di famiglia, il giorno seguente mi portarono a fare tutti gli accertamenti del caso. I primi esiti non furono rassicuranti e il medico comunicò ai miei genitori che nel migliore dei casi sarei stato affetto da epatite. Ricordo che la domenica mattina i miei genitori chiesero al pastore Salvatore Sereno l’unzione con olio, secondo l’insegnamento della Scrittura.

Quella mattina mia madre mi disse: “Michele, credi che il Signore Gesù ti può guarire?”. Ero avanti, il pastore passava fra quanti che avevano chiesto l’unzione con olio, ed io ero lì, certo che il Signore avrebbe steso la Sua mano per guarirmi; nemmeno per un attimo ho dubitato che Egli potesse farlo. Quando rifeci gli esami, con lo stupore del medico, non c’era riscontro di alcuna patologia.

Raggiunta l’età di quattordici anni, attratto dalle amicizie, iniziai a non sentire la necessità di andare in chiesa, e così, poco alla volta, finii per non andarci più. Iniziai a lavorare all’età di quasi quindici anni, senza abbandonare gli studi. Quando raggiunsi la maggiore età, decisi di arruolarmi nella Marina Militare.

Iniziai a conoscere la dura realtà della vita, il distacco dalla protezione dei miei genitori: ero da solo e dovevo contare solo sul mio istinto. Tra fatiche e delusioni, iniziai ad avvertire la necessità di avere qualcuno con cui parlare, con cui confidarmi.

In quel periodo incontrai Luisa. Iniziai a pormi degli obiettivi, le basi di una vita felice, così all’età di ventiquattro anni comprai casa, per poi, all’età di ventisette anni, intraprendere la vita coniugale. Nel mio cuore, però, non ero del tutto felice, mi mancava qualcosa e non riuscivo a capire che cosa. Alle prime difficoltà, il mio matrimonio stava “andando in frantumi”. Ero imbarcato su una unità navale a La Spezia e mia moglie era ad Ancona a circa cinquecento chilometri da me, e in qualche modo mi sentivo di aver sbagliato tutto. Ricordo che mi sentivo triste, e non riuscivo a capire quale fosse la cosa giusta da fare, e a chi chiedere aiuto.

Fu una telefonata di mia madre la quale, come a volte faceva quando ero piccolo, mi parlò con semplicità di Gesù, di quello che stava facendo nella comunità di Torre del Greco.  Altre volte mi aveva parlato di Cristo, ma quel giorno sembrava che la stessi ascoltando per la prima volta. Ero da solo nell’alloggio della nave, e dopo tanti anni mi inginocchiai ai piedi del mio letto per pregare, e chiesi al mio Signore che volevo tornare a Lui, ma non sapevo come fare. Subito sentii la necessità di leggere della vita di Gesù, e ricordo che chiesi di nascosto a mia sorella minore di prestarmi una Bibbia, per poterla leggere la sera, quando mi ritiravo nella mia cabina. Dopo qualche mese ebbi il trasferimento di lavoro ad Ancona: finalmente avevo la possibilità di lavorare stando vicino a mia moglie, pensando che così si sarebbero risolti tutti i problemi di coppia che stavamo affrontando. Era l’ottobre del 2006 quando mia madre mi chiama dicendomi che i giovani della chiesa di Torre del Greco sarebbero venuti a Falconara Marittima (AN) per un incontro giovanile con la chiesa locale, e mi invitò a partecipare. In quell’istante mi ricordai di quella preghiera che avevo fatto, e avevo l’impressione che il Signore avesse risposto, indicandomi il da farsi.

Quel sabato sera Luisa lavorava, e ricordo che arrivammo in ritardo, il culto era già iniziato e la porta dell’ingresso in chiesa era chiusa. Luisa rimase in macchina, io passeggiavo davanti la porta d’ingresso ascoltando i cantici, e ricordando quei tempi quando li cantavo anch’io! Ricordo che non avevo la forza di aprire la porta della chiesa; era come un muro che non potevo oltrepassare. Dentro di me gravava il peso delle mie colpe verso Dio, fino a quando una donna esce con la figlia piccola e mi dice: ”Perché non entri? Cosa fai da solo qui?”.  Non sapevo cosa dire, e iniziai ad inventarmi delle scuse, dicendo che mia moglie era in macchina e che non potevo lasciarla lì da sola. Con tenacia quella donna riuscì a convincere Luisa a seguirmi, e insieme ci accomodiamo dentro.

Quella sera ho donato la mia vita a Gesù! Ricordo, come se fosse ieri, di quel pianto liberatorio; di quel peso che prima avevo e che dopo non c’era più: di quella gioia, la gioia di un peccatore perdonato da Dio! Finalmente avevo compreso cosa era quella tristezza che riempiva i miei giorni, era l’assenza del mio Salvatore, del mio Redentore, del mio Consolatore, del mio Dio! Quella sera il Signore mi parlò ulteriormente, in modo inequivocabile, mediante una profezia, dicendomi: “Io sono la Via, la Verità e la Vita: segui Me!”. Il giorno seguente al culto, Dio mi parlò ancora per mezzo di una profezia, dicendo: “…Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva…”, com’è scritto nella Bibbia, in Deuteronomio 30:19. Il Signore mi ha parlato ancora, a casa, con un altro brano biblico (la parabola del figlio prodigo, che ho fatto mia), quando dice: “Ma mentre egli era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione: corse, gli si gettò al collo, lo baciò e ribaciò” (Luca 15:20).

Caro amico, cara amica che leggi, ci tengo a dirti che da quel giorno la mia vita è cambiata; in Gesù ho trovato un Amico con cui confidarmi, una guida che illumina il sentiero della mia vita, una certezza che Egli non mi abbandonerà mai, una speranza che un giorno sarò con Lui per l’eternità!

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