Tisane e no stress: l’abortificio diventa beauty center

Negli States si sono inventati la Spa abortiva. Una sorta di centro benessere dove uccidere i propri figli. I responsabili della clinica hanno pensato che il trauma per la donna debba essere attenuato, tentando di normalizzare la pratica abortiva. Da dramma a condotta normale, da eccezione a prassi diffusa, da pratica che ha risvolti psicologici incisivi ad intervento di routine che non giustifica nessuno stato d’ansia, da questione sociale a vicenda personale.

Negli States si sono inventati la Spa abortiva. Una sorta di centro benessere dove uccidere i propri figli. Martedì scorso ha aperto a Skokie, in Illinois, il Carafem Health Center e può praticare aborti fino alla 13° settimana, pagando 550 dollari per gli aborti chirurgici e 450 per quelli chimici (pilloline varie). Fin qui il menù di questa clinica non si differenzia molto dalle altre. Ciò che fa la differenza sta nel fatto che i responsabili della clinica hanno pensato che il trauma per la donna debba essere in qualche modo attenuato, tentando di normalizzare la pratica abortiva.

Così le sale dove si svolgono gli esami hanno palette di colori che virano sul rosa e sul viola e tutti gli ambienti diffondono un’atmosfera calda e rilassante. Inoltre le donne, tra un esame e l’altro e anche dopo l’intervento abortivo, potranno assaporare gli aromi avvolgenti di tisane e the e gustare qualche caramella. Per appianare lo stress del pre e post aborto cosa c’è di meglio che sorseggiare una tazza agli infusi di cannella?

Kat Boyd, direttrice del centro, ha dichiarato al Chicago Tribune: “Mentre l’aborto è una procedura medica comune, vi è uno stigma sociale collegato ad esso”. E poi ha aggiunto: “Cerchiamo di creare un’atmosfera, calda, accogliente e normalizzante”. Le ha fatto eco la vicepresidente per gli affari esterni di Planned Parenthood dell’Illinois Paula Thronton Greear: “Penso che mentre continuano gli attacchi ai diritti e alle cure abortive, molte persone si facciano avanti per condividere le loro storie personali per favorire la loro normalizzazione”.

Vero, ahinoi, che l’aborto è ormai una pratica diffusa, altrettanto vero che la coscienza di alcuni, non certo quella collettiva, stigmatizza questa pratica, ma per un motivo drammaticamente banale: sanno questi qualcuno che l’aborto è un omicidio. E, nella maggior parte dei casi, lo sa, coscientemente o meno, anche la madre. E’ per questo che il dramma che vive prima dell’aborto e dopo non dovrebbe essere normalizzato, perché sano grido della coscienza che urla alla madre e a tutta la società la verità morale sull’aborto. Un grido che, se ascoltato, potrebbe generare il suo riscatto e quello di molti altri.

La Boyd pensa che è ormai tempo che alla diffusione della pratica abortiva si accompagni anche un’altrettanta diffusione dell’accettazione sociale della stessa. Cosa che è avvenuta, ma non in modo così perfetto come desiderato dal fronte pro-choice. Insomma quello che dà fastidio alla Boyd &Co. sta nel fatto che c’è ancora qualche sacca di resistenza.

Occultare un centro che pratica aborti sotto le sembianze di un centro benessere, quasi suggerendo un’analogia tra un aborto e un massaggio, dovrebbe, secondo i loro intenti, spingere ancor più all’angolo quei riottosi dei pro-life perché renderebbe l’aborto non più evento drammatico ma evento tollerato assai bene. Detto ciò, di certo e per fortuna, non basterà una tazza di the bollente per diluire i sani e profondi sensi di colpa della madre. Un anestetico alla coscienza forte come un bicchiere d’acqua calda.

La fantasia malata di ideologia dei responsabili del Carafem Health Center non conosce confini. A San Valentino, con buona pace del santo, il centro ha offerto una promozione: la pillola del giorno dopo a soli 10 euro. Anche la contraccezione e l’aborto vanno in saldo.

Queste iniziative del Carafem Health Center mettono bene in evidenza l’evoluzione – rectius: l’involuzione che sta avendo nella coscienza collettiva il tema dell’aborto. Da dramma a condotta normale, da eccezione a prassi diffusa, da pratica che ha risvolti psicologici incisivi ad intervento di routine che non giustifica nessuno stato d’ansia, da questione sociale a vicenda personale, da vessillo ideologico a fenomeno così usuale che merita solo il silenzio.

Tommaso Scandroglio | Lanuovabq.it

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