Tra antropologia cristiana e psicoterapia, la cura dell’uomo

Oggi parliamo sempre più di relazione. Questa è diventata la grande imputata nella salute dell’uomo. La psicologia di relazione, i problemi di relazione, la relazione madre figlio, la relazione con gli altri. Dalla relazione derivano molti problemi psicopatologici. Non possiamo chiedere gli occhi di fronte al fatto che le relazioni sono instabili (vedi articolo Fallimento relazionale e crisi di coppie del 22 gennaio 2018 https://www.notiziecristiane.com). C’è da chiedersi se quando parliamo di relazione sappiamo cosa intendiamo. C’è una visione orizzontale della relazione Io-Tu, io- altro, io e me stesso. E molta psicologia si è soffermata a curare questo tipo di relazione. Ma c’è anche una visione verticale della relazione che incide sul proprio benessere e di cui si fonda l’antropologia cristiana. Questa concepisce l’uomo in relazione al trascendente, a Dio secondo la verticalità e successivamente in orizzontalità tipica delle scienze psichiche. Prende le mosse, questa concezione, dal principio biblico che l’essere umano è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio (Gen. 1,26-27). In termini medico scientifici possiamo paragonare l’immagine al fatto costituzionale dell’essere: l’intelletto, la volontà, la predisposizione interiore, la motivazione al bene. L’immagine come un qualcosa di costituzionale, mentre la somiglianza un qualcosa da conquistare personalmente con l’impegno al tendere verso il bene, verso l’amore, verso l’apertura all’altro. La somiglianza è paragonata agli aspetti socio psicologici della vita che consiste, in particolare, al modo di strutturare e far funzionale l’essere, mentre l’immagine è già l’essere. L’uomo per natura tende a realizzarsi se contempla la soddisfazione di entrambi gli aspetti della relazione, orizzontalità e verticalità. «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato» (Gv 15, 9) e «non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola di Dio» (Luca 4, 4) sembrano incarnare a perfezione la doppia relazionalità. Molta psicologia clinica e psicoterapica si sofferma, e si è soffermata, sul come migliorare la relazione orizzontale ma nonostante ciò le patologie relazionali ne sono in aumento. Ma è la vita stessa che presenta un vuoto. Pur migliorando alcuni comportamenti relazionali la vita appare vuota e senza senso. Una vera e propria nevrosi da mancanza di senso (V Frankl, teoria e terapia delle nevrosi ed Morcelliana 2001). L’uomo che voglia realizzare il sano senso del benessere non può trascurare la relazionalità verticale. Diversamente l’uomo si costruisce un totem, (Freud Totem e Tabù ed Boringhieri 1973) e lo confonde con Dio. Il totem non può dare risposta alle domande di “come vivere”, e del “senso del vivere” per cui l’uomo si perde in una ricerca cieca di se stesso annegando nelle patologie dell’anima descritte da Evagrio Pontico (Ibora, 345 – Egitto, 399): gola, lussuria, cupidigia, tristezza, accidia, collera, timore, vanità e orgoglio che alienando l’uomo da se stesso lo spingono verso la perdita della propria identità. Semplicemente, la cura, nell’antropologia cristiana, consiste nel riorientare l’attenzione dell’uomo dalla relazionalità orizzontale anche a quella verticale.

Pasquale Riccardi

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