TRA CARNE E SPIRITO (tra guerra e pace)

Le opere della carne e i frutti dello spirito…

La differenza è palese, le opere si compiono mentre i frutti si manifestano.

Esiste certamente una relazione tra la carne e lo spirito, al punto che sosteniamo che il mondo spirituale si appoggia sul mondo naturale.

Giacobbe e Israele sono le due manifestazioni dello stesso essere. Giacobbe viene chiamato Israele dopo avere sostenuto una dura lotta.

Genesi 32:24 Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino all’apparire dell’alba; 25 quando quest’uomo vide che non poteva vincerlo, gli toccò la giuntura dell’anca, e la giuntura dell’anca di Giacobbe fu slogata, mentre quello lottava con lui. 26 E l’uomo disse: «Lasciami andare, perché spunta l’alba». E Giacobbe: «Non ti lascerò andare prima che tu mi abbia benedetto!» 27 L’altro gli disse: «Qual è il tuo nome?» Ed egli rispose: «Giacobbe». 28 Quello disse: «Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele, perché tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto».

La carne opera inconsapevole per distruggere se stessa, lo spirito consapevole per vivificare, non se stesso poiché è vitale ma tutto ciò con cui viene a contatto, anche la carne che di per se è morta.

Sul piano della vita naturale lo spirito non può avere la prevalenza (vincere, …hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto) a causa delle libere scelte dell’uomo. Davanti alla determinazione dell’uomo lo spirito si ritrae.

Colui in cui spirito abbonda ha discernimento per avere cura di se stesso, in modo corretto conduce la propria vita materiale utilizzandola in maniera corretta. Lo spirito che da vita ha riempito dei vuoti là dove la carne ha vinto la carne.

Nella Bibbia si parla di molte guarigioni e la Bibbia è un libro di guarigioni.

Opera in chi la legge è la medita con precisione chirurgica, essa separa il bene dal male poi sta a noi la scelta.

Lo spirito si nutre e cresce dopo aver trovato la sua collocazione nel cuore dell’uomo, tanto che le guarigioni non sono solo quelle compiute da Cristo, ma anche quelle compiute da uomini che erano divenuti così spirituali da poter operare con la potenza dello Spirito Santo.

Atti 3:6 Ma Pietro disse: «Dell’argento e dell’ oro io non ne ho; ma quello che ho, te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!»

Le opere della carne sono manifeste, esse sono visibili nel comportamento naturale o che dir si voglia, stile di vita degli uomini, diverse sono le “buone opere”.

Esse sono la dimostrazione degli intenti distruttivi dell’uomo, a motivo del piacere edonistico egli è disposto a perdere la vita. Quella materiale è quella spirituale senza nemmeno pensare alla possibile sofferenza eterna dell’anima.

L’Apostolo Paolo disse: “Ahimè chi mi salverà da questo corpo di peccato?”

Al morire delle opere della carne “nasce” manifestandosi il frutto dello spirito, ma come allontanare da noi ciò che ci piace o ciò che pensiamo di essere.

Così il mondo naturale e quello spirituale sono in relazione pur non essendo una unica cosa… le opere della carne, il frutto dello spirito.

Credo non sia corretto pensare ciò: “che noi possiamo fare qualcosa a favore dello spirito, imponendo o educando alla nostra carne un comportamento”, quanto ritengo giusto pensare che in assenza di ostacoli peccaminosi, lo Spirito possa operare e elargire le sue meravigliose manifestazioni.

Spesso si discute di “opere” tra credenti, e talvolta alcuni finiscono con il credere che per mezzo di esse si possa assurgere a qualità spirituali elevate, o addirittura alla salvezza.
Quale errore possa essere peggiore di questo non so! Poiché la Salvezza è prerogativa incontestabilmente divina.

Non esiste nulla che l’uomo possa fare per “accaparrarsi” un posto nel Regno di Dio a venire.

Certo è che ci viene chiesto un impegno “dimostrabile” in opere per testimoniare della nostra fede. Anche qui vediamo che il mondo spirituale si appoggia al mondo naturale, nella loro contrapposta relazione.

Pur essendo in opposizione in un unico contesto la carne e lo spirito abbisognano di una totale manifestazione di se stessi…l’uno in opere e l’altro in frutti.

Vorremmo cambiare la nostra vita, abbiamo capito da che parte andare, ma erroneamente ci aspettiamo che Dio, il Signore, cambi la nostra vita miracolo su miracolo, certo Egli lo può fare, ma non è questo che desidera per noi.

Anela piuttosto che in lui troviamo la forza di cambiare ciò che non è idoneo al nostro bene e al bene in senso assoluto.

Egli desidera ardentemente che per Amore di Lui diventiamo autori della nostra nuova vita, un cammino che ci viene spiegato nella Bibbia parola per parola, parabola su parabola.
La comprensione lentamente lascia spazio alla conoscenza, la conoscenza lascia apparire il mondo del reale con tutti i suoi aspetti, esternazioni umane molto lontane dal amore divino.

Esse per ben che vada tendono a elevare l’uomo nel suo aspetto etico, umano o umanitario. Esaltano la figura dell’uomo portandola al ruolo di eroe, di martire, di genio proiettandolo in una eternità del tutto umana, una storia fine a se stessa, narrata dagli uomini agli uomini.

Intesi, non che ci sia niente di male a difendere la Patria o ad essere un genio ma non è questa che comunemente s’intende come ” buona opera ” in senso spirituale.
In tal caso qualcuno potrebbe chiamarci servi inutili, fare il proprio dovere non comporta nessun merito speciale.

Differentemente impegnarsi a modificare modi non consoni, abitudini insane radicate, agire contrariamente alla nostra natura spirituale, perdonare là dove vorremmo offendere, condividere a dispetto dell’avarizia o dell’egoismo, amare pur non essendo amati e non parlo di amore carnale, è tutta un altra cosa.

Così la carne deve combattere la carne traendo forza nell’Amore di Dio e in seguito a questa potatura potranno manifestarsi i frutti dello spirito nello spirito.

Essere felici a motivo di qualche avvenimento che ci ha resi tali non significa avere trovato gioia interiore. Si può essere felici per una cosa è contemporaneamente tristi per un’altra.

La gioia interiore, come frutto dello spirito unitamente alle altre sue caratteristiche, pace, amore, fede, autocontrollo, mansuetudine, pazienza, benevolenza, bontà è permanente e incontenibile, difatti si “manifesta” contemporaneamente in tutti i suoi aspetti.
È visibile è percepibile agli altri e non è soggetta a variazioni.

Così per raggiungere questo meraviglioso ” stato ” nello spirito non possiamo chiedere aiuto allo spirito e penso ancora:” lo spirituale si appoggia al materiale”.

Allora vedo Gesù fattosi uomo, alla Sua enorme sofferenza, alla Sua solitudine per via dell’incomprensione degli uomini o per la loro ostinatezza.

Lo vedo soffrire nel Getzemani, pronunciare parole forti tra lacrime e sangue…

Marco 14:36 Diceva: «Abbà, Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però, non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi».

Amen.

Francesco Blaganò | Notiziecristiane.com

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