La dignità è una prerogativa di ogni essere umano.
Quando si parla della dignità dell’uomo si fa riferimento alla sua importanza. Con il termine dignità ci si riferisce al valore che l’essere umano ha.
Uomini e donne sono tutti importanti e davanti a Dio siamo tutti uguali.
Anche la Legge dichiara di essere “uguale per tutti”.
Non importa il ceto sociale, non importa a quale razza appartenga, non importa il suo stato finanziario, se ha delle disabilità o meno, l’uomo in quanto creatura di Dio ha grande valore ed importanza, ha dignità.
Sembra però che di fatto, tra gli uomini non sia così. Appare che ci siano persone che abbiano più o meno valore di altre, individui “degni” più di altri.
Tra noi uomini facciamo delle classifiche, secondo i nostri modi di vedere, secondo il nostro “metro di misura” c’è chi merita di più e chi merita meno.
Oggi una persona è “degna” se ha delle caratteristiche per le quali merita apprezzamento e stima.
Una persona è “degna”, merita, se ha delle buone qualità morali, intellettuali, per il suo stile di vita, per il colore della pelle, per le sue origini, se fa beneficenza, ecc…
Ai tempi di Gesù le cose non erano differenti
“1 Dopo che egli ebbe terminato tutti questi discorsi davanti al popolo che l’ascoltava, entrò in Capernaum.
2 Un centurione aveva un servo, molto stimato, che era infermo e stava per morire; 3 avendo udito parlare di Gesù, gli mandò degli anziani dei Giudei per pregarlo che venisse a guarire il suo servo. 4 Essi, presentatisi a Gesù, lo pregavano con insistenza, dicendo: «Egli merita che tu gli conceda questo; 5 perché ama la nostra nazione ed è lui che ci ha costruito la sinagoga». 6 Gesù s’incamminò con loro; ormai non si trovava più molto lontano dalla casa, quando il centurione mandò degli amici a dirgli: «Signore, non darti quest’incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; 7 perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. 8 Perché anch’io sono uomo sottoposto all’autorità altrui, e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: “Vai”, ed egli va; a un altro: “Vieni”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo”, ed egli lo fa». 9 Udito questo, Gesù restò meravigliato di lui; e, rivolgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neppure in Israele ho trovato una così gran fede!» 10 E quando gli inviati furono tornati a casa, trovarono il servo guarito.” Luca 7: 1-10
Il punto di vista dei capi religiosi
Gli anziani dei Giudei, andarono da Gesù e con insistenza lo pregavano a nome del centurione dicendo: “Egli merita che tu gli conceda questo; perché ama la nostra nazione ed è lui che ci ha costruito la sinagoga”
Secondo gli anziani, il centurione era degno della risposta di Gesù, secondo le guide spirituali dell’epoca il centurione meritava la risposta divina al suo problema.
Perché la meritava?
Perché amava Israele ed aveva costruito la sinagoga.
Questo era il punto di vista di quei capi religiosi, di coloro che erano a capo della sinagoga: “Una persona merita, è degna, perché ama e fa opere buone”
Ci sono persone che pensano di essere ESAUDITE da Dio perché sono brave, meritevoli, perché fanno cose buone.
Dio non fa favoritismi (2Cronache 19:7- Romani 2:11- Efesini 6:9- Colossesi 3:25- 1 Pietro 1:17), non fa distinzione di persone, non ha riguardi personali (Deuteronomio 10:17), non guarda all’apparenza dei grandi (Giobbe 34:19).
Non puoi acquistare il favore di Dio attraverso le buone opere; la stessa Salvezza dell’anima non si può acquistare per meriti:
“8 Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. 9 Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti;” Efesini 2:8-9
Il punto di vista del centurione
Gesù s’incammina con queste figure religiose e nel mentre arrivano gli amici del centurione per dire a Gesù, sempre da parte del centurione: “Signore, non darti quest’incomodo, perché io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; perciò non mi sono neppure ritenuto degno di venire da te”
Il centurione era una figura militare importante, amava il popolo giudeo, aveva fatto del bene costruendo una sinagoga, per fare tutto questo sarà stato deriso e schernito dai suoi connazionali per aver favorito il culto giudaico… ma tutto ciò non lo aiuta a sentirsi degno di presentarsi al Maestro. Non si sente meritevole di andare da Gesù di persona.
Chissà perché il centurione si sentiva così?
Sarà forse a motivo della sua appartenenza? In fondo per quanto potesse essere un uomo di buon cuore era pur sempre un centurione romano, apparteneva ai romani, al popolo che aveva sottomesso Israele. Israele era assoggettato a Roma.
In un primo momento è come se lui avesse mandato gli anziani giudei per convincere Gesù ad andare da lui e guarire il proprio servitore (gli mandò degli anziani dei Giudei per pregarlo che venisse a guarire il suo servo).
Subito dopo chissà, forse pentito del fatto di “usare” delle persone per convincerlo, o di “osare” così tanto, chiedere ad un giudeo di entrare in casa di un romano, manderà i suoi amici.
L’approccio questa volta sarà differente.
Mentre prima sembra che voglia convincere Gesù ad andare da lui, questa volta tramite i suoi amici si rivolge a Gesù dicendo: “Signore, non darti quest’incomodo…” Qualcosa era cambiato!
Gli anziani trattano Gesù come uno di loro, e gli dicono: “Egli merita che tu gli conceda questo…” come se volessero comandare Gesù e dirgli cosa doveva fare e perchè….
… il centurione riconosce in Gesù uno che ha autorità e si rivolge a lui chiamandolo: “Signore”, che sta a “Padrone”.
Riconosce in Gesù colui che ha autorità sulla malattia, colui che può padroneggiare le infermità.
Riconosce la potenza e la signoria di Gesù, ha così bene in mente la potenza di Gesù che secondo lui non era importante che Gesù si recasse sul posto, ma sarebbe bastato che Gesù pronunciasse una parola di guarigione.
Il centurione dirà: “Perché anch’io sono uomo sottoposto all’autorità altrui, e ho sotto di me dei soldati; e dico a uno: “Vai”, ed egli va; a un altro: “Vieni”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo”, ed egli lo fa»”.
E’ come se nella sua mente il centurione avesse pensato: “Se a me che sono un autorità sottoposto a mia volta ad altre autorità, mi basta dire una parola, dare un ordine e la cosa ha effetto, avviene, quanto più a Gesù, che è il SIGNORE, e che non ha autorità su di sé, basterà dire una parola affinché il miracolo avvenga.”
Davanti a tale dichiarazione Gesù restò meravigliato…che fede…uno straniero che ha così tanta fede nell’autorità di Gesù, e nella sua supremazia sulla malattia.
Tra i vangeli sinottici, Matteo, nel raccontare la stessa storia dirà che Gesù rispose al centurione: “Va’ e ti sia fatto come hai creduto” Matteo 8:13
- La fede del centurione era in linea con la volontà di Gesù (Gesù s’incamminò con loro – era desiderio di Gesù quello di guarire – v.6a)
- La fede del centurione era poggiata sull’autorità di Cristo (Signore, non darti quest’incomodo – riconobbe in Gesù colui che aveva podestà sulla malattia – v.6b)
- Gesù ascolta tale fede (non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; – e non andò dal centurione ma usò solo la Sua parola, secondo la fede espressa da quell’uomo – v.6c)
Conclusione – Cosa credi tu?
Anche tu sei chiamato ad esprimere la tua fede, a fare professione di quello che credi.
Tu ed io non meritiamo la risposta di Dio, non meritiamo che Dio ci ascolti nemmeno per un attimo.
Se però mettiamo in moto la fede, la professiamo, dichiariamo con le nostre labbra quello che crediamo nel nostro cuore, allora, per grazia Dio risponderà.
Lo stesso avviene per la Salvezza dell’anima: “infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati.” Romani 10:10
Dalla bocca esce ciò che sta nel cuore
Vuoi essere Salvato? Credi con tutto il cuore che Gesù è il Figlio di Dio morto per i peccati del mondo. Credi che Gesù è Dio e che il terzo giorno dalla sua morte è resuscitato ed è salito alla destra del Padre nei luoghi celesti. Dopo che senti la certezza nel tuo cuore, con la tua bocca confessa a Gesù i tuoi peccati, chiedi perdono di essi, chiedigli di diventare il tuo personale Signore e Salvatore. Gesù Cristo lo farà, la tua vita sarà trasformata e tu riceverai da subito la vita eterna.
Un giorno dopo la morte, sarai per sempre alla presenza di Dio.
Francesco Caldaralo | Notiziecristiane.com
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