COSENZA – Via Popilia. Dai balconi delle case popolari spunta un curioso striscione.
“Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene”. Un monito per tutti i passanti. Un invito a non arrendersi. “E’ un versetto tratto dalla Bibbia, – spiega Orlando Porco, autore della piacevole iniziativa – si tratta di un discorso che fa l’apostolo Paolo al capitolo 12 della Lettera ai Romani. Un discorso che chiude dicendo di non rendere il male con il male, se il nemico ha fame bisogna dargli da mangiare. È facile amare chi ti ama, amare chi ti odia, benedire chi ti fa del male è la sfida. La sfida dell’amore, del perdono. Vuole essere un incoraggiamento ad affrontare senza rabbia e rancore ogni delusione. Nella vita di tutti i giorni capita di essere traditi o offesi, sul lavoro, nelle amicizie, in famiglia. Quello che voglio dire a chi passa e butta l’occhio sul mio terrazzo è: ‘fermati e affronta tutto con il bene’”. Un messaggio che arriva da un quartiere popolare, l’Ultimo Lotto, noto alle cronache per avvenimenti che stridono con il concetto di amorevolezza. Pregiudizi metropolitani. “E’ un mito da sfatare – afferma l’ex magazziniere del carcere cittadino – che qui c’è solo gente che delinque. In questo quartiere vivono ragazzi che studiano all’università, padri e madri di famiglia che sono grandi lavoratori e gente rispettabilissima”.
L’attività quotidiana di Orlando Porco, che oggi dedica interamente il suo tempo nell’aiutare i bisognosi, è densa di incontri con le fasce più deboli della città. Di cui narra aspetti insoliti “faccio il volontario in carcere. Lì ho visto persone trasformate dal messaggio del Vangelo. Se tu credi nel sacrificio di Dio, ricordiamo che suo figlio è morto in croce, sarai perdonato di tutto. Un esempio? Il mio braccio destro è un ex tossicodipendente che viveva di rapine e adesso andiamo in giro con il Vangelo in mano”. Poi Orlando racconta il suo percorso: “ero alla ricerca del mio centro di gravità permanente, come Battiato – sottolinea sorridendo – allora mentre aspettavo gli amici per uscire ho pensato che se Dio esisteva non volevo aspettare di morire per conoscerlo. Non ho detto nulla a nessuno. Il giorno dopo mia moglie ha ricevuto un libro con delle testimonianze di persone che dicevano di avere incontrato Dio. Dopo poco tempo camminando nel quartiere ho sentito che c’era gente che cantava e pregava, in quella che oggi è la Chiesa Evangelica di Cosenza mi sono avvicinato incuriosito ho guardato e sono andato via. Tra me è me ho pensato, ‘Dio perdonami per come ho vissuto, rivelati e ti seguirò’ su di me è scesa una pace interiore tale. Dopo qualche tempo ho maturato la decisione di licenziarmi e dedicarmi interamente alla propagazione del Vangelo”. “Noi siamo figli del primo peccatore – conclude Orlando – ce lo portiamo dietro, è la nostra natura. La religione non può cambiarla. L’unica soluzione è affrontare la vita con amore, perchè è ciò che muove ogni cosa. E in questa città ce n’è tanto bisogno”.
Fonte: quicosenza.it
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