Una fede alla deriva…

In un mondo dove  gli obiettivi  delle videocamere e degli smartphone riprendono ció che accade, istante per istante, in maniera impeccabile, in un mondo dove la cultura dell’immagine la fa da padrone su ció che é giusto e santo, ogni cosa perde di naturalezza e si artefá e volge a spegnersi come un fuoco consumante. Ma come Cristiani siamo chiamati a cercare delle risposte immediate prima che accada la nostra disfatta… Ed é qui che entra in gioco la nostra  fede e il nostro rapporto personale con Gesù!
Credo che la riflessione di Roberto Bracco tratta dal libro “Agonia di un risveglio”, che ci accingiamo a leggere, sia drammaticamente attuale, ed a questo anche oggi siamo chiamati a dare delle risposte veloci, decise e concrete per il bene della nostra stessa vita spirituale. Abbiamo la possibilità ancora una volta, prima che ci perdiamo in quella superficialità che non è da Dio, di consultare la mappa che c’è nel nostro cuore, attraverso la preghiera, e di andare ai piedi del Signore per chiedere  perdono dei nostri peccati; perché Lui è ancora qui pronto ad ascoltarci se noi gli chiederemo col cuore: sapienza, scienza e timore di Dio. Riprendiamoci  il timone della nostra fede, meditiamo sulla direzione che vogliamo prendere e sul traguardo che vogliamo raggiungere perché tutto é possibile per colui che vive!
Oggi tutto è più elegante, più disciplinato, più evoluto, più raffinato: un pizzico, alquanto abbondante, di professionismo ha prodotto il perfezionamento…, in senso umano, del ministero. La tecnica e la cultura hanno largamente sostituito l’ispirazione, e la liturgia si è messa avanti e sopra l’ispirazione; le riunioni non mancano di perfezione, ma troppo spesso questa perfezione è soltanto perfezione umana.
Non possiamo addossare la responsabilità di questo cambiamento a “qualcuno”, o a “qualcosa” restringendo la causa del fenomeno: l’agonia del ministero viene dall’agonia del risveglio. I cristiani e quindi anche i ministri non vivono più in mezzo alle fiamme dello Spirito e non possono perciò trasformarsi essi stessi in fiamme; la loro vita si svolge nell’atmosfera tiepida di un formalismo religioso che può appena stimolarli ad agire per ottenere l’approvazione del mondo, il favore del mondo.
I predicatori cercano di perfezionarsi, le chiese cercano di perfezionarsi, ma nella ricerca di una perfezione esteriore, umana, si potrebbe quasi dire estetica, che non ha nessuna relazione con quella perfezione che si realizza in Dio. Possiamo facilmente incontrare abili parlatori, capace di usare la Scrittura con disinvoltura e pronti a mostrare le proprie abilità oratoria e mediante la predicazione di un sermone accuratamente preparato ed intelligentemente… recitato, ma questo non si parla di un vero, efficace ministero spirituale.
Purtroppo, come detto precedentemente, il professionismo è penetrato anche nel risveglio; naturalmente in un risveglio in agonia, ed ha passato profondamente il carattere del ministero cristiano, facendo di una pura manifestazione dello Spirito, una bassa occasione di competizione umana, di lucro, di ambizione carnale. Dove sono oggi quei servi di ieri che consacravano intera la loro vita al servizio dell’Eterno? Dove è possibile trovare quel sentimento di dedizione, di altruismo, di umiltà, di rinuncia che caratterizzava l’opera dei ministri?
Senza salario, senza offerte, senza onori; in mezzo alle persecuzioni e alle contraddizioni; in un servizio talvolta ingrato e sempre pesante, centinaia di servi fedeli hanno dimostrato quello che Dio può fare a favore del mondo attraverso l’opera del ministero.
Oggi che i privilegi, libertà che le opportunità dovrebbero conferire una maggior vitalità al servizio cristiano noi ascoltiamo prediche più belle ma meno, molto meno potenti; assistiamo a riunioni di culto più ordinate, ma meno, molto meno spirituali e così veniamo a comprendere che la chiesa non ha bisogno, come noi pensiamo, di privilegi, ma bisogno di potenza, della potenza del risveglio. Soltanto una nuova Pentecoste ci restituirà ministri come Pietro, come Filippo, come Stefano, come Paolo; uomini che non fanno apparire le caratteristiche di una preparazione tecnica, ma che esercitano e mostrano la potenza travolgente del ministero. Abbiamo bisogno di ministri che facciano singhiozzare le folle e le comunità, abbiamo bisogno di servi che posseggano l’autorità dello Spirito, abbiamo bisogno di operai dotati di tutta la sensibilità e di tutta l’intelligenza necessarie al ministerio spirituale.
Non basta predicare e proclamare una teoria cristiana, o una dottrina denominazionale, bisogna portare al mondo le realtà di un cristianesimo manifestato come “potenza di Dio in salute di ognuno che crede”, bisogna dare agli uomini non una conoscenza sterile, ma una ricchezza divina realizzata ed esperimentata profondamente.
Proietto Pietro | Notiziecristiane.com
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