Una nuova Riforma per un nuovo per riscoprire l’Evangelo sulle orme di Gesù?

“In questo mondo avete da soffrire, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo” (Giov.16:32-33)

Io non trovo stimoli così incisivi in aforismi proferiti da uomini illustri del passato e del presente, come quelli pronunciati solennemente da Gesù, perché essi sono frasi o espressioni che danno vita al processo di trasformazione dell’uomo che crede, e ne sono la causa. Il mondo di cui parla Gesù non è il mondo fisico, l’universo, ma è quello spirituale e morale, è quel mondo politico e religioso che lo ha inchiodato alla croce. E’ paradossale il fatto che Gesù affermi che ha vinto il mondo che lo ha crocifisso e che continuamente lo vuole escludere da esso.

In realtà, l’eliminazione fisica di Gesù non gli impedì di realizzare pienamente la sua missione, ossia affermare la verità nei riguardi di Dio e nei riguardi dell’uomo, offrendo la Sua vita perché il mondo fosse salvato. Le parole di Gesù “Ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” conferiscono ai credenti una forza esplosiva, inaudita nel mondo in cui i discepoli si trovano per affrontare l’attacco frontale del “mondo”, ossia quello delle forze rinnegatrici dell’evangelo dopo l’ascensione di Gesù.

L’attacco frontale è di duplice natura:

quello devastante, sferrato dall’esterno, fuori dalla Chiesa(il Neoumanesimo ateo, le forze religiose del fanatismo islamico o le frange oltranziste dell’Induismo;

quello interno alla Chiesa, distruttivo quanto lo è l’odio fanatico islamico e le forze culturali del neoilluminismo, perché è sferrato dagli stessi cristiani (il liberalismo teologico, i sostenitori di concezioni biblico-teologiche estremiste, come l’Ipercalvinismo, il Dispensazionalismo, il letteralismo biblico, nonché frange cristiane che stanno o sono sfociate nel settarismo e i neosimoniaci che lucrano con la vendita dell’evangelo, la vendita delle conversioni e i miracoli spettacolari).

Senza trascurare e sottovalutare i primi, prendiamo in esame i secondi , in quanto essi vengono annoverati tra i cristiani. si tenga presente l’attualità che soggiace all’evento tragico del tradimento di Gesù perpetrato da uno della cerchia più intima di Gesù attraverso l’azione simbolica del bacio, che nella cultura ebraica è una espressione di amicizia e di affetto, ma che in quel momento drammatico è usato come strumento di tradimento, si deve necessariamente riflettere sul fatto che nelle chiese vi è la presenza inquietante di diversi novelli Giuda, opportunisti, che usano e abusano del nome di Gesù, per raggiungere personali obiettivi di successo e di potere, autocompiacimento e guadagno.

Si, nelle Chiese camminano, mimetizzandosi ai veri cristiani, parecchi Giuda, persino e soprattutto nella leadership.

Vogliamo abbozzare un identikit del cristiano nominale, che consapevolmente o incosapevolmente, sta baciando la guancia di Gesù nella prospettiva di una autonoma religiosità cristiana.

A. I sostenitori del liberalismo teologico
I liberali sostengono che la Bibbia non è Parola di Dio, ma la contiene. LaBibbia è il prodotto di diverse tradizioni culturali sedimentatosi nel tempo. La teologia liberale tende a disincrostare i diversi strati culturali per ritrovare la “Ipse Vox Dei”. Inoltre, il liberalismo teologico acquisisce modelli culturali estranei al mondo concettuale della Bibbia.

  1. I fondamentalisti
    1. L’Ipercalvinismo
    Concezione teologica estrema con le sue asfissianti sovrastrutture teologiche della doppia predestinazione e della grazia irresistibile. C’è uno spostamento d’accento dalla affermazione della sovranità di Dio e della responsabilità dell’uomo nella storia della salvezza a quelle filosofiche ellenistiche del “Deus ex machina”, ossia una concezione deterministica dell’agire di Dio. Le conseguenze spiritualmente nefaste derivante da questa sovrastruttura teologica sono un pedante dogmatismo e un fastidioso legalismo farisaico.
  2. Il Dispensazionalismo
    E’ caratterizzato da una periodizzazione della storia sacra attraverso una interpretazione rigorosamente letteralista del testo sacro con una sensibilità di tipo razionalista, accentuando aspetti dottrinali marginali e di dubbia validità biblica, sfociando in un odioso moralismo e in una fastidiosa condotta farisaica
  3. I movimenti mistico-estatici
    Sono quei movimenti che vendono miracoli ed esperienze “celestiali” della glossolalia e della profezia negli spettacoli circensi dei culti e di evangelizzazione, nonché quei movimenti pseudocristiani che hanno lanciato nel mercato delle religioni la teologia più terrena della prosperità. Questa concezione teologica eterodossa immagina il Signore come un generoso elargitore di poteri magico-religiosi e di beni materiali ogni volta che ascolta il soave tintinnio di un grosso quantitativo di monete versato dai credenti nelle casse dei santoni. Il motto è: “più denaro dai, e più ne riceverai” a mò di albero dei miracoli della favola di Pinocchio, il quale aspettava che l’albero si impreziosisse con la moneta triplicata. Questa forma aberrante ed eterodossa della teologia della spettacolarizzazione del miracolo, del misticismo estatico e della prosperità avvilisce la sobrietà dell’evangelo.
    E’ innegabile che oggi l’Evangelismo è in crisi, perché è in crisi la fede storica in Gesù Cristo.
    Al Corpus dottrinale fondamentale dell’Evangelo storico riesumato dai Padri Riformatori dalla fossa scavata dal Cattolicesimo medievale sono stati aggiunti in maniera graduale nel corso degli ultimi quattro secoli formule dottrinali spurie che hanno dato vita a un cavilloso sistema dottrinale quasi idolatrato, sostituendo Cristo , a cui viene dato valore salvifico. Tutta la vita della stragrande maggioranza delle Chiese ruota attorno a questo “evangelo codificato”. Vale l’espressione “la Sana Dottrina salva”. L’accento si sposta da Cristo che è l’autore e l’esecutore della salvezza alla dottrina, che è fondamentalmente il risultato di una riflessione razionale tesa ad interpretare il mistero della Rivelazione.
    Dunque, non si è salvati più da Cristo, ma dall’adesione ad un sistema dottrinale che interpreta il mistero di Cristo. Ciò determina nel credente una personalità religiosa e farisaica, causando una esperienza cultuale formale e una pratica eticamente censurabile, attraverso cui dissacra l’Evangelo, macchiandosi di reiterate ingiustizie e prevaricazioni, consumando i suoi peccati negli angoli bui sul far della sera senza che l’occhio umano possa scrutare. Questa categoria di evangelici, dirigenti e semplici credenti, si sono adagiati ad una esperienza religiosa della fede, che un grande teologo della strada definisce “grazia a poco prezzo”, grazia a buon mercato, perché non è la grazia a trionfare, ma il vigile istinto religioso dell’uomo sempre pronto a trovare il luogo dove si può ottenere la grazia nei saldi del supermercato delle religioni: “……. Ci siamo raccolti come corvi attorno al cadavere della grazia a buon prezzo, da essa abbiamo ricevuto il veleno che fece morire tra di noi l’obbedienza a Gesù ( Bonhoeffer -Sequela, queriniana ed, pg 32).
    Se il dogma evangelico della grazia è stato vilipeso, è conseguenziale l’adulterazione dell’annuncio dell’Evangelo. L’Evangelizzazione in termini biblici è la proclamazione autorevole in parole e in azioni dell’avvento del Regno di Dio, di cui Gesù ha parlato durante il suo ministerio e che esso è già in atto nella Sua persona. Tuttavia, molte chiese evangeliche hanno trasformato il concetto biblico di evangelizzazione in concetto religioso di proselitismo. Le persone perdono il valore di essere umani e assumono il significato economico di acquirenti di un prodotto religioso lanciato nel chiassoso e multicolore mercato delle religioni, contribuendo ad incrementare il bilancio finanziario delle chiese o risanare il deficit economico.

Le società missionarie straniere (ma anche quelle gestite dalle chiese indigene in maniera pionieristica) soprattutto quelle anglosassone, sono responsabili di questa svalutazione del significato biblico dell’evangelizzazione a favore di un significato religioso di proselitismo attraverso una spersonalizzane azione di colonizzazione. Colonizzare significa, in genere, fondare una colonia in terra straniera, stabilire insediamenti a scopo di sfruttamento economico e per introdurre un diverso tipo di civiltà nella terra colonizzata, tenerla in stato di dipendenza amministrativa, culturale e religiosa. Nella nostra accezione religiosa cristiana significa introdurre in una terra straniera da parte di una missione, usi e costumi e dottrine proprie di un movimento religioso non tradizionale. Tali missionari a stento riescono a tollerare la vita sociale e culturale e religiosa locale, snaturalizzando la cultura indigena dei credenti. Ai missionari d’oltre Alpe e d’Oltreoceano, nonché ai missionari nostrani interessano più i numeri che le persone. Sembra la vita missionaria e pastorale più una professione che una vocazione. A loro interessa popolare le loro sale-chiese e mandare cifre e dati alle sedi centrali. L’ affermazione di sovrastrutture pseudoevangeliche causa spesso l’appiattimento mentale di molti credenti , il loro modo di parlare è stereotipato, non vivono relazioni sociali armoniose, c’è in loro uno sdoppiamento della personalità.
Si può a ragione, dire che questo Evangelismo è agonizzante, rantola gli ultimi respiri di una lunga e penosa agonia religiosa.

Di fronte a questo fosco panorama di una religiosità mistico-legalistica, in cui prevale il dottrinalismo formale, l’immoralità dilagante, e l’avvilente pratica simoniaca, cosa fare? Sento echeggiare il grido straziante di Habacuc: “Violenza!!!! Violenza!!!! L’Evangelo è fortemente piagato, umiliato, violentato. “Violenza!!! Violenza!!! Si invoca un Nuovo Evangelismo, una Nuova Riforma.

Noi non abbiamo la pretesa di formulare nuove dottrine, soppiantando quelle antiche: saremmo eretici.

Noi siamo molto grati ai Padri Riformatori che hanno riscoperto e risostanziato in senso biblico i tesori preziosi della dottrina fondamentale neotestamentaria, ma si sono fermati all’aspetto dottrinale, la spiritualità che soggiace dietro ai cinque “Sola” è stata disattesa. Certo vi sono stati i movimenti post riformistici come quello pietistico e quello puritano che hanno cercato di coniugare forma e prassi in maniera inscindibile. Ma ciò che è seguito è stato sempre un ritorno all’aspetto formale e dottrinale della fede. Neppure i movimenti di Risveglio dell’Ottocento hanno alimentato il fuoco dell’ardore della passione evangelica negli anni a venire. Si è cercato con il movimento conservatore americano di rintuzzare il dilagante liberalismo della fine ottocento e inizio novecento con i famosi “Fundamentals” ma si è caduto nuovamente in un aberrante fondamentalismo cinico , freddo, arido, asociale (c’è un Film che rispecchia questo approccio fanatico del fondamentalismo evangelico, “E l’uomo creò Satana” (Inherit Wind) del 1960, interpretato dal grande Spencer Tracy che ricalca cinematograficamente un fatto realmente accaduto e cioè il processo a un insegnante di scienze naturali di una cittadina del Tennessee , noto come il processo alla Scimmia, reo di insegnare a scuola le teorie di Darwin nel primo ventennio del secolo ventesimo). Negli ultimi due secoli l’Evangelismo, o come alcuni lo definiscono, L’Evangelicalismo, ha perso il suo dinamismo e la sua vitale spiritualità. Ciò che manca all’Evangelismo odierno la scoperta della grazia a caro prezzo. Voglio dire, la conversione, che è la esperienza cristiana fondamentale che il cristiano realizza, dando inizio alla sua intima e rivoluzionaria comunione con  il Signore, è in genere, una umana e religiosa esperienza gestita dalle chiese (è un affare della Chiesa). Si può ragionevolmente affermare che in molte chiese evangeliche è in corso una spregevole vendita della conversione, ossia la cosiddetta Americanizzante espressione della “Nuova Nascita” non viene dall’Alto, ma dal basso, non da Dio, ma dall’uomo religioso, è manipolata dottrinalmente dai pastori di molte chiese, che causano una insulsa , vuota, pericolosa , bigotta esperienza religiosa attraverso una pedante e scolastica catechesi tesa a definire conclusioni razionalmente ovvie: si realizza una “conversione” senza Cristo, una grazia senza pentimento (cfr. Lc7:36-50; 19:1-10). Ciò è desumibile dalla non -azione dell’evangelico, dal suo inquietante immobilismo religioso. Un siffatto cristiano nominale o attivista formale conserva la sua vecchia natura di cui non vuole sbarazzarsi, e la nasconde con attivismo evangelistico, che propaganda una fede annacquata, formale e odiosamente religiosa. Non ama il Signore, ma idolatra il denaro, gli affari e la vita comoda. A ragione, Giovanni dice nella sua prima epistola che chi afferma di amare Dio e odia suo fratello è un bugiardo e un omicida.

Il Nuovo Evangelismo sarebbe un ritorno alla spumeggiante spiritualità della Chiesa primitiva, che pressoché assente nelle chiese odierne. Al freddo e scolastico dogma della salvezza per grazia mediante la fede si sovrappone il rivoluzionario detto di Gesù “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. , ossia la Sequela senza condizione.

Se l’evangelico o l’evangelicale di oggi confessa solennemente che è stato salvato per grazia, allora è d’obbligo la Sequela Christi, ossia andare dietro a Gesù , relativizzare la sua vita secolare, cioè mettere in discussione la sua vita professionale, familiare, affettiva, il suo impegno politico-sociale, la sua vita economica …. Tutto ciò viene rivissuto nell’ottica della Koinonia con il Signore…. Il suo status spirituale e sociale è cambiato. Il discepolo di Gesù vive per Cristo e non più per sè stesso. Il discepolo di Gesù è chiamato ad incarnare l’etica eccezionale del Sermone sul Monte, il quale non è una escatologica indicazione verso lo stato metastorico del credente, ma che quello stato metastorico ha una sua concreta valenza nella storia personale della sua attuale esistenza. Qui ed ora in questo eone il discepolo di Gesù inizia a vivere un corpus etico straordinario che determina l’unicità della sua fede.

Siffatto stile di vita controculturale del discepolo che ha creduto e si è messo alla sequela di Gesù è stato attualizzato dalla Prima Chiesa (cfr. Atti 2:42-47). Un’altra indicazione rivoluzionaria disattesa dalla stragrande maggioranza delle Chiese Evangeliche è la messa a punto del “Nuovo Comandamento” dato da Gesù ai suoi, ossia l’amore reciproco dei discepoli, che scaturisce dall’amore che Gesù ebbe per loro (cfr. Giov. 13: 34-35). Un altro testo di notevole elevatura spirituale e morale, che l’attuale Evangelismo disattende, è Rom 12, in cui viene evidenziato il rinnovamento della mente e la non conformità ai modelli culturali secolari contrastanti l’insegnamento evangelico. Questa si definisce controcultura cristiana. Ancora, Gal. 1 e 5, cioè l’accorata esortazione paolina ad attenersi all’Evangelo di Gesù e non passare a un altro evangelo e vivere la libertà in Cristo, che non è anarchia, ma servizio nell’amore. Il discepolo è chiamato a crocifiggere sé stesso nel legno maledetto in cui è stato crocifisso Il Vivente e non passeggiare o sostare sullo spiazzale del supplizio. Infine, il testo clou, l’inno all’amore(1^Cor.13). In questo passo è esaltato in forma poetica il carattere di Cristo che è trasmesso al discepolo -viandante che è alla sua sequela. Il legalismo, il puro dottrinalismo, il misticismo estatico sono i nemici della croce.

La parola imperante nel messaggio evangelico è: LIBERTA’. L’uomo che crede, l’uomo in Cristo, che è in cammino con Lui è un Uomo libero, libero di amare il Signore e libero di amare il prossimo come sé stesso.

Mi sia permesso coniare questa frase: “Non c’è salvezza senza Sequela di Cristo”.

Paolo Brancè | Notiziecristiane.com

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