
Siamo arrivati al punto che pure la parola Grazia va difesa. Ma non solo: ora bisogna anche chiarire cos’è ‘sta benedetta “iperGrazia”, diventata ormai uno slogan comodo per tutti quei pulpiti in crisi d’identità, che devono trovare un nemico da combattere per sentirsi ancora utili.
Eppure Paolo è stato il primo ad annunciare alla Chiesa la rivelazione della Grazia di Dio. Non solo: Dio gli ha permesso di scrivere più della metà del Nuovo Testamento. Un caso? No. Un segnale. Paolo non ha mai mescolato legge e grazia. È stato radicale. Netto. Diretto. E ha parlato di una Grazia che sovrabbonda.
Proprio così: Romani 5:20, in greco, dice “ὑπερεπερίσσευσεν” (hypereperisseusen) — la Grazia ha sovrabbondata oltremisura. Altro che “moderata”. Altro che “bilanciata”. La Grazia è per natura iper. Esagerata. Traboccante. Fuori scala. E non c’è da vergognarsene: è scritto. È Bibbia.
E no, non predichiamo licenza di peccare. Quella è l’accusa che gira nei corridoi dei ministeri legalisti, dove si sa più quello che si dice in giro che quello che sta scritto nel testo. Ma se aprissero Tito 2:11-12, leggerebbero una cosa molto semplice:
La Grazia salvifica di Dio ci insegna a rinunciare all’empietà.
Lo ripeto: ci insegna. È la Grazia a educare, non la legge. È la Grazia che forma, che plasma, che cambia. La legge ti mostra il problema, ti accusa, ti schiaccia. Ti dice: “non fare questo, non fare quello”. Ma non ti dà la forza per smettere. Al contrario: più pensi a ciò che “non si fa”, più lo desideri. È scritto anche questo. Il potere del peccato è la legge, dice Paolo in 1 Corinzi 15:56.
Il legalismo ti tiene schiavo con il guinzaglio della paura. La Grazia ti libera con la potenza dell’amore.
E allora smettetela di dire che la Grazia è pericolosa. È la legge che ha ucciso milioni di coscienze. È la religione che ha fatto a pezzi generazioni intere. È il moralismo che ha prodotto ipocrisia, giudizio, orgoglio. Mentre la Grazia produce amore, libertà, giustizia vera, quella che viene dalla fede.
E se proprio vuoi vivere sotto la legge, allora sii coerente: vivila tutta. Non solo quella che ti fa comodo. Perché Galati 3:10 dice che chi vuole vivere per la legge, è sotto maledizione. E qual è questa maledizione? Che se manchi anche un solo precetto, sei colpevole di tutti. E quindi sotto condanna. Sempre.
Ma ecco la buona notizia:
Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando maledizione per noi.
Lui ha obbedito. Lui ha adempiuto. Lui ha pagato. Tu ricevi. Questo è il Vangelo. E ogni volta che mescoli legge e Grazia, stai dicendo a Dio: “quello che ha fatto Gesù non basta, devo aggiungerci io qualcosa”. E sai come si chiama questo? Orgoglio spirituale. Il centro non è più Cristo. Sei tu.
Ecco perché chi predica la Grazia viene attaccato. Perché toglie all’uomo ogni motivo di vantarsi. Perché sposta l’attenzione da quello che dobbiamo fare noi a quello che ha già fatto Lui. E questo dà fastidio. Perché scardina il sistema. Perché rompe la struttura religiosa. Perché libera davvero.
Io capisco che molti siano sinceri. Anch’io lo ero. Anch’io per anni ho predicato il legalismo con zelo cieco. Ma quando il Vangelo ti apre gli occhi, non leggi più la Bibbia nello stesso modo. Non vedi più te stesso, vedi Cristo. Non vedi più la condanna, vedi la libertà. Non vedi più la paura, vedi l’amore. Non vedi più “cosa devo fare io”, ma “cosa ha fatto Lui”.
E allora sì: se questo è “iper”…
che lo sia pure.
Perché questa è la Grazia.
E la Grazia è sempre stata “troppa” per gli schiavi del dover fare.
Marcello Donadio
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