UOMO DI DIO RITORNA AL PRIMO AMORE

“Il primo amore non si scorda mai: un antico stornello me l’ha detto. Se tu dimenticarmi mai potrai la prima volta ch’io ti strinsi al petto. Torna al tuo primo amore, torna a cantare quella canzone da te preferita. Dammi i tuoi baci e io ti darò la vita. Cantiamo assieme: il primo amore non si scorda mai”. Così cantava il fiorentino Carlo Buti (1902-1963), due anni prima che il mondo piombasse nella più spaventosa guerra che possa essere stata vissuta dalla follia dell’uomo. Sono le prime due strofe di un canto struggente e melanconico, una vera e propria stornellata eseguita da una grande voce melodica del periodo fascista, titolato “Il primo amore”. Romanticamente addolcito dalle note gravi ma delicate della chitarra, il testo parla di un innamorato che invita la sua amata a tornare da lui, amante sincero che assicura una vita duratura (“io ti darò la vita”). Parole e musica appartenenti ad altri tempi, in cui l’innamoramento si contraddistingueva in un’onesta e pudica relazione.

Il tema “romantico” del Primo Amore è fortemente delineato nelle pagine epiche della Bibbia. In particolar modo, esso è vivacemente riproposto nelle prime pagine dell’ultimo libro della “Commedia” di Dio, l’Apocalisse. Giovanni riporta fedelmente le accorate parole parenetiche del Glorificato alle sette chiese dell’Asia Minore. Non si tratta di lettere vere e proprie, ma di “bozze”, in cui Gesù proferisce parole d’amore verso la sua chiesa malata. Corre l’anno “90 d.C. Il Cristianesimo si è ben radicato nella cultura greco-romana. L’Asia Minore era uno dei centri nevralgici di irradiazione della nuova religiosità, che avrebbe dovuto donare alla Storia una nuova ottimistica comprensione del futuro dell’uomo nella sua relazione con il suo tragico destino di morte. Le lettere riportano uno schema esortativo veterotestamentario, richiamando alla conversione, promettendo benedizione a chi persiste nella sequela, minacciando maledizione verso chi devia la sua corsa, o, peggio ancora, verso chi si ferma per la stanchezza spirituale. La centralità del messaggio contiene spunti di lode (mancano nel caso di Sardi e Laodicea) e di biasimo, di cui Smirne e Filadelfia sono esenti. E’ fortemente sottolineata l’esortazione alla penitenza e la minaccia del giudizio. La conclusione evidenzia un accorato invito ad ascoltare le promesse rivolte a coloro che con fedeltà perseverano fino alla vittoria. Il primo messaggio è indirizzato alla Chiesa di Efeso, l’odierna Selcuk, capitale della provincia senatoriale romana dell’Asia proconsolare. Efeso era un centro commercialmente florido e religiosamente superstizioso: era celebre il culto di Artemide, a cui era dedicato un prestigioso tempio, considerato uno delle sette meraviglie del mondo antico. Era anche sviluppato l’esercizio delle arti magiche e il culto imperiale. Paolo fondò la chiesa, rimanendo a Efeso per tre anni e mezzo e lasciata a un collegio di anziani, ai quali rivolse, a Mileto, il discorso riferito in Atti XX. La chiesa di Efeso ebbe in seguito una incisiva influenza missionaria di Timoteo (1^ Tim. 1:3) e di Tichico (2^Tim.4:12) e, infine, di Giovanni.

Il Signore si presenta come Colui che ha “in mano le sette stelle e che cammina in mezzo ai sette candelabri”, ossia colui che detiene saldamente il controllo della comunità e proferendo parole profetiche. Gesù esordisce nella sua “lettera esortativa” tessendo le lodi alla comunità per le sue “opere”, ossia le svariate attività della chiesa, che richiedono fatica e costanza. Inoltre, ha anche dalla sua parte l’elogio per l’impegno profuso nel mettere alla berlina i malvagi e smascherato i falsi apostoli. Il Signore riconosce il lavoro indefesso, faticoso e sofferto della chiesa. Tuttavia, l’attivismo della chiesa, anche se è lodevole, non è sostanzialmente soddisfacente. Si potrebbe pensare che il discepolo efesino sembra essere scosso dall’ insofferenza di Gesù. E come dire: “… Come io do il sangue e tu mi dici che tutto questo non basta?” Ci si chiede il perché del Signore, sebbene abbia lodato le “opere” degli Efesini, ossia la sua caparbia lotta contro le eresie (i Nicolaiti), la difesa della sana dottrina e il controllo del rigore etico, essa comunque viene in qualche modo biasimata. L’accusa è paradossale: essa ha abbandonato il suo primo amore. Come è possibile che una chiesa che è impegnata a conservare la sua purezza morale e dottrinale, dimostrando costanza nelle prove, viene duramente ripresa dal Signore, rimproverandole che essa si è disinnamorata del primo amore? Ci si chiede: chi è il primo amore?

Il Primo Amore è Cristo stesso, che si materializza nell’amore fraterno (cfr. Atti 2:42-47; 4:34-36). Egli è bistrattato, ridimensionato, se non addirittura emarginato. Ecco il peccato, il doloroso peccato degli Efesini: essi non amano i propri fratelli, non hanno affezione per i propri compagni di umanità: l’attivismo serve a ben poco. È lodevole, si, ma insufficiente. In Ger. 2:2 si afferma: “io ricordo l’amore che mi portavi al tempo del tuo sposalizio, quando tu camminavi dietro a me nel deserto, in terra non seminata”. Gli inizi della comunità cristiana era caratterizzata da un sviscerato amore fraterno. Ma adesso tutto sembra essere cambiato, l’amore fraterno si è affievolito ed è uno dei segni spaventosi dei tempi ultimi (cfr. Mt24:12). Se inizialmente ad Efeso si esercitava l’amore fraterno, adesso erano subentrate l’indifferenza e l’indolenza. Essere negligenti in un aspetto fondamentale del vivere cristiano equivale alla perdita dell’amore di Cristo, senza il quale tutto quello che viene fatto risulta essere vano (Cfr. 1^ Cor. 13). Da qui, l’invito accorato di Colui che ha in mano le sette stelle e cammina in mezzo ai sette candelabri” agli Efesini, i quali sono esortati e anche minacciati, di ricordare il punto di rottura dell’affezione fraterna e l’assunzione di una condotta farisaica tesa a dar vita ad attività ecclesiali di notevole interesse, come la salvaguardia dell’applicazione delle norme etiche e il rigore della lettura biblica con cui l’ortodossia era preservata. La chiesa di Efeso è chiamata a rivivere il duplice amore di Dio e del prossimo, riconoscendo umilmente di essere caduta e avere abbandonato il primo amore e rinnovare la libertà-responsabilità-servizio di produrre le opere di prima ispirate a quel duplice amore.

Sulla testa della Chiesa di Efeso pende una affilatissima spada di Damocle, il terribile giudizio di Dio di reiezione, se avesse persistito in una condotta spirituale farisaica, sebbene fosse lodata per avere arginato l’eresia dei Nicolaiti, probabilmente un gruppo cristiano eterodosso (di costoro si parla in seguito nella lettera a Pergamo), che abusava della libertà cristiana propugnata da Paolo, predicando e praticando la licenziosità dei costumi, partecipando ai banchetti, che seguivano ai sacrifici pagani, trasformandosi in orge oscene.

La vita ecclesiale è uno spaccato della vita delle chiese evangeliche odierne, quelle fondamentaliste in particolare senza tralasciare l’intera cristianità rappresentata dalle maggiori confessioni cristiane. Esse sono ripiegate superbamente nella loro aristocratica coscienza di essere i difensori dell’ortodossia e della sana dottrina, impegnate nell’esercizio di una sana vita morale, praticando rigorosamente la disciplina verso i disordinati. Senz’altro hanno rinunciato a qualcosa decidendo di separarsi dalle chiese istituzionalizzate e liberali. Sebbene una tale siffatta lodevole spiritualità possa essere plaudita, esse comunque sono scosse dal grido roboante e minaccioso del Signore, li raggiunge e quel grido rimbomba nel loro cuore gonfio di orgoglio farisaico: il formalismo religioso è uno degli aspetti più inquietanti, umilianti della vita ecclesiale. Come Efeso ha smorzato se non spento del tutto la fulgida luce del primo amore (cfr. Mt 5: 14-16), così anche le chiese contemporanee sono deficitarie dell’amore di Cristo per i fratelli e i compagni di umanità, anima della vita cristiana. Si ricordino le chiese dove sono cadute, si ravvedano, rimpossessandosi del Primo Amore, perché il Primo Amore non si scorda mai.

Paolo Brancé | Notiziecristiane.com

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