Usa: Governo Federale chiuso per il muro di confine

Negli Usa, il Congresso appena insediato è uno dei più polarizzati di sempre. Si spacca sul muro con il Messico che Trump vuol costruire a tutti i costi, ma che i Democratici non vogliono finanziare. Il mancato accordo lascia il Governo Federale chiuso per mancanza di fondi. E Trump dichiara di poter fare a meno anche di quello.

Lo hanno definito come il Congresso (parlamento federale degli Usa) dei record: prima volta per una rappresentante palestinese-americana, prima volta per una rappresentante nativa americana, prima volta per una rappresentante che indossa il velo, prima volta per un bisessuale, record di donne al Congresso, record di libri usati per il giuramento (oltre alla Bibbia). Questo è il Congresso “delle diversità” emerso dalle elezioni di Mid Term e vantato come un fiore all’occhiello dai Democratici, che esprimono la totalità dei record elencati qui sopra. Ma c’è un altro aspetto, meno vantato ovviamente, ma con un impatto immediato per centinaia di migliaia di persone: è il Congresso più polarizzato di sempre.

Nel loro incontro alla Casa Bianca con il presidente Donald Trump, la nuova presidente democratica della Camera, Nancy Pelosi, e il senatore Chuck Schumer, hanno ottenuto un netto rifiuto sulla loro proposta di compromesso. I due Democratici hanno suggerito di riprendere il finanziamento del Governo Federale anche a dibattito in corso sul muro con il Messico. Trump ha respinto la richiesta al mittente e ha affermato, col suo solito stile tranciante, che il Governo, fosse per lui, potrebbe rimanere chiuso anche per mesi, anche per anni, se necessario.

Nel Congresso più politicamente corretto di sempre, infatti, il vero oggetto del contendere è il muro con il Messico. Per Trump è una promessa elettorale essenziale. La deve realizzare a tutti i costi. E’ un tema estremamente divisivo perché contrappone l’opinione pubblica progressista, favorevole all’accoglienza e quella conservatrice, che teme la perdita dell’identità americana per come l’abbiamo finora conosciuta. Nel breve periodo, contrappone gli Stati costieri e le grandi città, meno coinvolti e anzi interessati ad allargare la cittadinanza, con quelli del Sud e le aree rurali, soprattutto quelle al confine con il Messico, alle prese con l’emergenza immigrazione (più il traffico di clandestini, la criminalità e il narcotraffico che sono direttamente o indirettamente collegati). Il “muro” e lo slogan “costruiremo il muro, il Messico lo pagherà” caratterizzano più di ogni altra cosa l’amministrazione Trump, che si salda con quella parte di America che vede l’immigrazione più come un problema che come una risorsa.

Questi due popoli, quello pro muro e quello contro il muro, si sono scontrati al Congresso, anche nella sua legislatura precedente, prima delle elezioni di Medio Termine del novembre scorso, senza mai arrivare a un compromesso. Il 23 agosto, il Senato aveva approvato una manovra di 850 miliardi di dollari di spese per l’anno fiscale 2019. Con i Democratici non si è trovato alcun accordo sul finanziamento del muro, valutato 5 miliardi di dollari. L’11 dicembre, ad elezioni di Medio Termine concluse ma Congresso non ancora rinnovato, i leader dei Democratici di Camera e Senato si erano incontrati con Trump per trattare sui punti chiave della manovra ed evitare la chiusura del Governo Federale. Il presidente repubblicano ha posto come condizione l’inclusione nella manovra dei 5 miliardi di dollari per la costruzione del muro al confine col Messico. I Democratici hanno rifiutato e hanno contro-proposto una spesa da 1,3 miliardi di dollari per il potenziamento della sorveglianza alla frontiera, ma senza nuovi muri. Nuovi negoziati sono falliti anche il 18 e il 20 dicembre e allora il Governo Federale, in mancanza di accordi, è rimasto senza fondi a partire dalla mezzanotte del 21 dicembre. Considerando che è fallita anche la trattativa di ieri, la prima con il nuovo Congresso, la chiusura del Governo, dunque il blocco delle sue attività amministrative, andrà avanti ancora. Per quanto non si sa.

Il blocco delle attività amministrative comporta la sospensione dal lavoro di 380mila dipendenti, mentre altri 420mila, considerati indispensabili, continuano a lavorare senza paga. Nei precedenti casi di blocco delle attività amministrative, sono stati comunque rimborsati degli arretrati. Musei pubblici e parchi sono chiusi o privati del personale, rendendo la vita difficile ai turisti. Poche altre attività sono chiuse. Il blocco delle attività del Governo Federale, nel 2013, era stata l’occasione per i Repubblicani conservatori e libertarians di dimostrare la sostanziale inutilità del Governo Federale in una nazione che si fonda sull’iniziativa privata e sulle comunità locali. Fosse per Trump, la burocrazia di Washington potrebbe restare chiusa anche molto a lungo, come ha dichiarato ieri, dando soddisfazione a quella parte del suo elettorato che farebbe a meno del Governo Federale tutto l’anno, non solo in occasione di crisi parlamentari.

Stefano Magni | Lanuovabq.it

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook