Vaccini: da Israele arriva un grande esempio per l’umanità

Una notizia che giunge dallo Stato di Israele e fa molto riflettere su come affrontare il dramma del Covid.

Alla data di giovedì 4 febbraio, in Israele ben 416.900 persone hanno ricevuto la seconda dose del vaccino da una settimana. Di queste, soltanto 254 sono risultate contagiate dal Coronavirus.
Una percentuale molto bassa che corrisponde allo 0,06 per cento del totale. Ma non è tutto. Delle persone contagiate, solo quattro sono state ricoverate in ospedale. Per tutte le altre i sintomi della malattia si sono manifestati in forma lieve.

Il fatto consisterebbe cioè un vero e proprio successo del vaccino Pfizer, quello utilizzato nel Paese. In questo modo, i numeri sembrano dimostrare un’ottima efficacia contro il Covid-19, più o meno in linea con quanto previsto in anticipo dalla società farmaceutica al termine della sperimentazione.

Israele è il Paese più avanti con i vaccini

Israele è infatti il paese che attualmente vanta la campagna di vaccinazione più avanzata al mondo, se si prende in considerazione il dato della copertura della popolazione. Attualmente, infatti, sono state vaccinate più di 3,1 milioni di persone. Di queste, 1,8 milioni hanno già ricevuto la seconda dose. Se il Paese dovesse proseguire di questo passo, l’intera popolazione adulta sarà immunizzata entro il mese di marzo.

Stando ai numeri di questo primo step della campagna vaccinale, il vaccino prodotto da Pfizer si dimostrerebbe efficace al 91 per cento, a una settimana dall’inoculazione della seconda dose. Non molto lontano quindi dal 95 per cento annunciato dal gruppo farmaceutico.

I numeri dei contagi sembrano scendere continuamente

Oltre a questo, poi, pare che i numeri di contagi sembrano diminuire con il passare dei giorni. Tra il giorno 22 e il 24 infatti in numero di nuovi casi è pari praticamente a zero. Se si considera poi il basso numero di ricoveri tra i vaccinati risultati positivi, ciò che emerge è che il vaccino contribuisce anche ad alleggerire i sintomi stessi del virus.

Dati che ovviamente vanno interpretati alla luce del fatto che Israele è il Paese che si è portato maggiormente avanti dal punto di vista della campagna vaccinale. Tuttavia, nonostante lo stesso Paese abbia proclamato il terzo lockdown dall’inizio della pandemia, le cifre sono decisamente incoraggianti.

I dati che danno molta speranza, ma c’è il rischio delle varianti

“Il programma di vaccinazione di Israele sta dando segnali di efficacia nel ridurre i contagi e le forme della malattia tra le persone che hanno superato i 60 anni di età”, attesta il British Medical Journal. “Il calo sembra essere più pronunciato nei più anziani e nelle aree dove il piano di immunizzazione è più avanzato. Questo suggerisce che si tratta di un effetto del vaccino, e non appena del lockdown attualmente in corso nel paese”.

Tutto questo fa pensare che “non ci sarà un momento day-after della pandemia”, anche se resta ancora il problema delle mutazioni del virus, la cui rapidità di diffusione minaccia di complicare parecchio la situazione. Sono infatti proprio le mutazioni del virus che contribuiscono a mantenere alti indicatori come morti e nuovi contagi, con un incremento intorno ai settemila al giorno.

Giovanni Bernardi

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