Impossibile ottenere un bilancio consolidato delle ricchezze del Vaticano, divise tra troppi enti diversi. E in questo modo calcolare le tassazioni è un’impresa. Il caos premeditato delle finanze vaticane è agevolato da una struttura patrimoniale e contabile frammentata in tanti capitoli di cui nessuno conosce il valore complessivo.Nell’ultimo conto economico del Vaticano, presentato come d’uso a luglio, la somma delle quattro realtà principali (Curia, Carità, Città del Vaticano e Santa Sede Pastorale) vale un aggregato di poco inferiore ai 900 milioni di euro in termini di ricavi. Questo include le donazioni dell’Obolo di San Pietro, i pellegrinaggi, i musei e le gestioni immobiliari e finanziarie. Eppure, soltanto dall’8 per mille nel 2013 è arrivato oltre un miliardo di euro con riferimento ai redditi del 2010 (1,15 miliardi nel 2012). Ma l’8 per mille è deconsolidato perché spetta alla Cei, cioè ai vescovi italiani.
Anche lo Ior, si è sempre detto, è una realtà a parte. I paladini più accesi dell’istituto hanno persino negato che lo Ior fosse davvero una banca. Eppure la consistenza complessiva dei depositi su oltre 30 mila conti è stimata in circa otto miliardi di dollari. Quanto allo stato patrimoniale del Soglio, la tenebra si è infittita da quando si pretende che gli immobili ecclesiastici non destinati al culto paghino l’Imu. Dieci anni fa, il cardinale statunitense Edmund Szoka, che al tempo presiedeva il governatorato dello Stato vaticano dopo avere guidato la Prefettura affari economici, si era avventurato in una valutazione autocertificata di cinque miliardi di dollari, ma la modestia è virtù cristiana per eccellenza e gli asset della Santa Sede, pur intaccati dai risarcimenti miliardari ai processi per pedofilia, sembrano di molto superiori.
(fonte l’Espresso)
Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook